Non arrivava mai .
Ed il mio turno non arrivava mai, aspettando una buccia di fava di materna attenzione, un consiglio anche stupido che potesse arrivare al cuore: una frase di consolazione, un abbraccio, un aiuto, un sostegno od un "ce la fai" disinteressato, scevro di aspettative personali frustrate da illusioni nate dal puntare tutte le risorse personali su un coglione tanto sveglio da prendersela molte volte nel culo. Ed invece arrivavano giudizi e critiche snervanti, parole simili a terriccio fine, secco, vuoto, asciutto, sabbia che sferzava il cuore, parole buttate così, tanto per togliersi l'ennesimo impiccio di una donna già persa dietro ad un altro figlio che le creava così tanti problemi.
D'altronde come dargli torto? Madre impegnata: lavoro, casa, figlio testa di cazzo, marito. I conti non tornavano, sempre di fretta, soldi pochi anche per le immancabili sigarette, parole tante. Promesse di aiuto a iosa, a cambiare, a migliorare, a fare meglio a valanghe: treni pieni o meglio navi da carico cariche di container pieni di cambiali senza scadenza di “cambierò”, tutte accettate dalla madre.
E quando arrivavo Io a chiedere aiuto? Bhè, il credito è finito, non so che darti. Restavo in un angolo con i miei problemi a cercare di resistere, aspettando spasmodicamente che quel momento di aiuto materno arrivasse, aspettando buono – buono, in un angolino che mamma sarebbe arrivata ( mi viene in mente il film AI) a darmi una mano, un piccolo conforto, aspettando i secondi che si fanno minuti, i minuti che diventano ore, le ore che diventano giorni. I giorni che scorrono in settimane e le settimane diventano mesi. I mesi arrivano a gli anni e gli anni in lustri, decenni.
Poi un bel giorno raccolti da solo i pezzi di me sbriciolati per terra e capito che nessuno mi avrebbe dato una mano in casa, mi raccolsi i pezzi ed andai da uno specialista a farmi dare una mano, da lì la mia vita cominciò a cambiare. .
D'altronde come dargli torto? Madre impegnata: lavoro, casa, figlio testa di cazzo, marito. I conti non tornavano, sempre di fretta, soldi pochi anche per le immancabili sigarette, parole tante. Promesse di aiuto a iosa, a cambiare, a migliorare, a fare meglio a valanghe: treni pieni o meglio navi da carico cariche di container pieni di cambiali senza scadenza di “cambierò”, tutte accettate dalla madre.
E quando arrivavo Io a chiedere aiuto? Bhè, il credito è finito, non so che darti. Restavo in un angolo con i miei problemi a cercare di resistere, aspettando spasmodicamente che quel momento di aiuto materno arrivasse, aspettando buono – buono, in un angolino che mamma sarebbe arrivata ( mi viene in mente il film AI) a darmi una mano, un piccolo conforto, aspettando i secondi che si fanno minuti, i minuti che diventano ore, le ore che diventano giorni. I giorni che scorrono in settimane e le settimane diventano mesi. I mesi arrivano a gli anni e gli anni in lustri, decenni.
Poi un bel giorno raccolti da solo i pezzi di me sbriciolati per terra e capito che nessuno mi avrebbe dato una mano in casa, mi raccolsi i pezzi ed andai da uno specialista a farmi dare una mano, da lì la mia vita cominciò a cambiare. .
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