Un filo . |
La fiducia è un
filo donato alla mia amata, affinché confezioni una coperta con cui
avvolgersi, proteggersi, abbracciarsi, amarsi, crescere la famiglia e
riscaldare il Talamo ove giacciamo assieme.
Questo, candidamente
credevo e ripetevo fino a qualche tempo fa, ma...
Un bel giorno sulle
mure della cinta Aragonese del castello Milaito, irradiato dal sole
Estivo scaldante il corpo e rincuorato dal sorriso di chi avevo
accanto, mi permisi di condividere il pensiero sopra esposto, intimo
e personale .
Non ricordo come la
discussione giunse al punto della fiducia verso il partner, ma
l'interlocutrice aveva preso una brutta via per il Blues. Emersa la
mia solita generosità verso il prossimo ( virtù che mi porta più
problemi che vantaggi ), condivisi questa massima partorita durante
un difficile viaggio di ritorno da Tropea, durante il quale avevo
filo da torcere nel contenere una Giusy eruttiva ed esplosiva .
Non so quale sia il
motivo, ma ho il problema di condividere/donare i frutti dei momenti
più difficili della mia vita con gli altri, piuttosto che tenerli
gelosamente stretti e sottochiave. Credo che sia un'alterazione ben
marcata di quella virtù chiamata “generosità”. Che culo..
Conclusa la frase ad
effetto, incorniciato dal Golfo di Milazzo e la spianata del
castello, vidi l'interlocutrice scattare come una molla di fucile
subacqueo e spararsi da sopra le merlature della cinta al calpestio
del torrione. La cosa mi colpì e mi domandai tra me e me “Questo
effetto hanno le mie parole?”. Mi incuriosì e volli andarci a
fondo . Sottolineo a fondo, perchè mi scavai la fossa con le
mie mani.
Cominciai a dar
fiducia a quella persona, vedendola armeggiare con questo filo
donatole . Pian – piano questa persona è diventata più vicina a
me e più intima, fino al punto che divenne la mia “ragazza”, o
almeno per me con il senno di poi .
La fiducia chiamava
altra fiducia ed Io ormai aperte totalmente le spagnolette dei
fili/fiducia, gli occhi velati ed ottusi i sensi, seguii la mai
“amata” per mare, per terra, per treno, per aria, per aereo etc.
etc.
Giunge la festa di
compleanno. Una persona che Io ritenevo a me vicina mi domanda, con
lieve accenno Orobico << Fabio, ma Te con la Lei come farai?>>.
La domanda particolarmente intima tirata fuori in un contesto
pubblico, con amici solo di Lei, i Genitori, Io a 1'000 e passa Km di
distanza, ospite, mi trova un po smarrito e mi affido alla mia
cultura dei detti.
Rispondo in perfetto
Siciliano << Codda Longa a boe sabbaggio!>>. Credendo che
una frase in Siciliano potesse “scantare” (ndr. Spaventare) e
distogliere l'attenzione su altro. Un volto perplesso da chi ha
appena sentito parlare un arabo mi chiede << Ma in Italiano
cosa vorrebbe dire?>> Abituato a dover tradurre detti Siculi in
Terra di Dante, spolvero il mio repertorio di intermediazione
culturale e traduco letteralmente << Corda lunga a bue
selvatico>>. Mi guarda ancora con il volto di chi non ha capito
e mi chiede il significato esoterico del detto. “Cazzo! A questo
non ero preparato!” ripeto tra me e me, “Non mi è mai capitato
in anni di traduzione in Toscana tal accanimento sul significato
delle cose!”.
Cerco di abbozzare
una spiegazione political-correct di fronte a gli occhi incuriositi
dei presenti e rinforzo << Carlo, ne più e ne meno dar fiducia
ad una persona che vuole la sua libertà >>. La spiegazione
esoterica non ha sortito l'effetto riuscito tra gli ascoltatori,
sguardi increduli e carichi di dubbio mi vengono rivolti, della serie
“Ma questo viene dalla luna?”.
Un bel giorno la
persona che avevo accanto termina di confezionare la fiducia
donatole. Vedo che qualcosa si concretizza, tra me e me mi dico “Una
bella coperta!”. Con occhi increduli mi ritrovo legato con corda ad
un albero ed infisso di frecce come San Bastiano.
Ma questa è
un'altra storia.
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