domenica 23 febbraio 2014

Fiducia .

Un filo .

La fiducia è un filo donato alla mia amata, affinché confezioni una coperta con cui avvolgersi, proteggersi, abbracciarsi, amarsi, crescere la famiglia e riscaldare il Talamo ove giacciamo assieme.

Questo, candidamente credevo e ripetevo fino a qualche tempo fa, ma...

Un bel giorno sulle mure della cinta Aragonese del castello Milaito, irradiato dal sole Estivo scaldante il corpo e rincuorato dal sorriso di chi avevo accanto, mi permisi di condividere il pensiero sopra esposto, intimo e personale .
Non ricordo come la discussione giunse al punto della fiducia verso il partner, ma l'interlocutrice aveva preso una brutta via per il Blues. Emersa la mia solita generosità verso il prossimo ( virtù che mi porta più problemi che vantaggi ), condivisi questa massima partorita durante un difficile viaggio di ritorno da Tropea, durante il quale avevo filo da torcere nel contenere una Giusy eruttiva ed esplosiva .
Non so quale sia il motivo, ma ho il problema di condividere/donare i frutti dei momenti più difficili della mia vita con gli altri, piuttosto che tenerli gelosamente stretti e sottochiave. Credo che sia un'alterazione ben marcata di quella virtù chiamata “generosità”. Che culo..
Conclusa la frase ad effetto, incorniciato dal Golfo di Milazzo e la spianata del castello, vidi l'interlocutrice scattare come una molla di fucile subacqueo e spararsi da sopra le merlature della cinta al calpestio del torrione. La cosa mi colpì e mi domandai tra me e me “Questo effetto hanno le mie parole?”. Mi incuriosì e volli andarci a fondo . Sottolineo a fondo, perchè mi scavai la fossa con le mie mani.
Cominciai a dar fiducia a quella persona, vedendola armeggiare con questo filo donatole . Pian – piano questa persona è diventata più vicina a me e più intima, fino al punto che divenne la mia “ragazza”, o almeno per me con il senno di poi .
La fiducia chiamava altra fiducia ed Io ormai aperte totalmente le spagnolette dei fili/fiducia, gli occhi velati ed ottusi i sensi, seguii la mai “amata” per mare, per terra, per treno, per aria, per aereo etc. etc.
Giunge la festa di compleanno. Una persona che Io ritenevo a me vicina mi domanda, con lieve accenno Orobico << Fabio, ma Te con la Lei come farai?>>. La domanda particolarmente intima tirata fuori in un contesto pubblico, con amici solo di Lei, i Genitori, Io a 1'000 e passa Km di distanza, ospite, mi trova un po smarrito e mi affido alla mia cultura dei detti.
Rispondo in perfetto Siciliano << Codda Longa a boe sabbaggio!>>. Credendo che una frase in Siciliano potesse “scantare” (ndr. Spaventare) e distogliere l'attenzione su altro. Un volto perplesso da chi ha appena sentito parlare un arabo mi chiede << Ma in Italiano cosa vorrebbe dire?>> Abituato a dover tradurre detti Siculi in Terra di Dante, spolvero il mio repertorio di intermediazione culturale e traduco letteralmente << Corda lunga a bue selvatico>>. Mi guarda ancora con il volto di chi non ha capito e mi chiede il significato esoterico del detto. “Cazzo! A questo non ero preparato!” ripeto tra me e me, “Non mi è mai capitato in anni di traduzione in Toscana tal accanimento sul significato delle cose!”.
Cerco di abbozzare una spiegazione political-correct di fronte a gli occhi incuriositi dei presenti e rinforzo << Carlo, ne più e ne meno dar fiducia ad una persona che vuole la sua libertà >>. La spiegazione esoterica non ha sortito l'effetto riuscito tra gli ascoltatori, sguardi increduli e carichi di dubbio mi vengono rivolti, della serie “Ma questo viene dalla luna?”.
Un bel giorno la persona che avevo accanto termina di confezionare la fiducia donatole. Vedo che qualcosa si concretizza, tra me e me mi dico “Una bella coperta!”. Con occhi increduli mi ritrovo legato con corda ad un albero ed infisso di frecce come San Bastiano.
Ma questa è un'altra storia.

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