giovedì 9 gennaio 2014

Albero.

Malsano .
Come albero trafitto mi sento, spezzato, rotto, malato.
Cerco di riprendermi, di ricompormi, ma il vuoto interno mi afferra consumandomi a poco a poco.
Fuoco nero che arde nel midollo, dove ieri schiumava il rosso nelle ossa, oggi nera poltiglia informe e scura si appiccica al sarcofago di ossa.
Vorrei far tacere questo dolore di vuoto che corrode da più di un mese, ma Lei non c'è e non ci sarà.
Cosa dire se non di danzare in una lenta agonia mortale?

mercoledì 8 gennaio 2014

Pensieri sull'atterraggio .

Aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo .
L'aereo poggia terra a Palermo, finalmente un briciolo di parvenza di casa. Ma il mio cuore è spezzato, nero per i fatti accaduti a Bergamo, la sofferenza è tangibile. Appena posso accendo il cellulare, spero mi arrivi un sms che mi chieda se sono arrivato. Nulla, inizio a trovar giustificazioni, tipo sarà impegnata.
Scendo dall'aereo, guardo il cellulare ed è ancora vuoto. Provo a chiamarla, 1 squillo, 2, 3; 1 chiamata, 2 chiamate, 3 chiamate. Niente, la giustifico nuovamente, avrà lasciato il telefono da qualche parte. Guadagno il terminal e stancamente, con la morte nel cuore arrivo al treno. Guardo il Cellulare, cazzo non prende quì sotto, esco a cercare un punto dove c'è campo, tanto quì non parte prima di 1 ora. Non un sms, non un'avviso di chiamata, niente. Un'idea inizia a prender forma nel mio inconscio, troppo straziante per dargli spazio di emergere.
Parte il treno, provo a richiamarla dopo la terza stazione, nulla di che, mando un sms dove annuncio "che l'aereo non è precipitato e sono ancora vivo". Nessuna risposta. Guadagno la stazione di Palermo, nuovamente mandato via senza un pezzo di pane o qualcosa di preparato da portarmi via, quanto mi manca Ale. Non ho il tempo di scendere dal treno che subito parte la coincidenza per Milazzo. Va bene, mi dico, farò digiuno. Cazzo sono pure senza acqua, la sensazione di esser stato un peso da togliere inizia a far capolino nella coscienza, ma mi volto dall'altra parte.
Chiamo Cristina, accuse che non mi sono fermato a Palermo mi fiondano di sopra. Le spiego che non è giornata e che non ce la faccio, chiudiamo la telefonata con la promessa di risentirci.
Provo a chiamarla nuovamente, risponde. La linea è interrotta e disturbata per via del movimento del treno, mi incazzo con l'arretratezza di casa mia, ma è come sputare in cielo, prima o poi mi tornerà in volto. Cerco di farla parlare, ma è ermetica e chiusa come una vecchia cinica che ha finalmente sbolognato il pacco indesiderato. Tremo dalla rabbia e dal dolore. Come può essersi rivolta così una persona che fino ad una decina di giorni fa faceva fuoco e fiamme per me? Gli mando sms, ma non risponde per il resto della giornata. Scrivo su un taccuino, l'inferno che porto dentro, ma non basta. Finalmente guadagno la stazione del coccodrillo addormentato nel mare.
Le mando un sms quando arrivo a casa. Mi risponde, come ad avere la ricevuta di consegna pacco. Provo a telefonargli ma non risponde. Le mando la buona notte per sms ed un ipocrita "buona notte stela" giunge sul display del cellulare. E' brutto sapere che non si conta più un cazzo per una persona che fino a qualche giorno prima ti parlava di sposarsi, far casa ed avere 3 figli. E' brutto pensare di esser soli a pensare all'altro e la voglia di vederla nuovamente non verrà mai più soddisfatta perché non ci sarà un domani.

domenica 29 dicembre 2013

Reazione emotiva violenta nel vedere le tue nuove foto. Prima feroce vampata, come benzina esplosa, poi freddo glaciale, come zanne di ghiaccio attanaglianti le viscere. Ancora tremo come un gattino. "Che fretta c'era... se fa male solo a me."

sabato 28 dicembre 2013

Si comincia a vedere la fine del tunnel, anche da piccole cose inaspettate.

lunedì 23 dicembre 2013

Allenamento del 23/12/13: Incredibilmente stanco, pelle cotta dal cloro e l'acqua fredda entrata fin dentro le spalle; ma meravigliosamente felice.
Oggi Egidio ci ha fatto un gran regalo, 1h e passa di apnea dinamica. Era come se tutte le lezioni avessero raggiunto il loro senso, assemblandosi in una serie di movimenti fluidi e continui, a parte la mia nuotata a rana sul fondale: confusionaria e a scatti
Perplesso domando a Melo se è vero. Con un sorriso sardonico mi prende in giro:
- Mettiti maschera e pinne, si lavora.
Il resto è stato immergersi. Non sentire altro che se stessi ed il ronzio alternato degli sfiatatoi idraulici sul fondo vasca. Un ambiente ovattato, sicuro ed avvolgente dove scivolare, sentirsi libero ma al tempo stesso protetto. Vivo, ma sospeso. Vicino a tutte le persone care portate nel cuore, ma al tempo stesso irraggiungibile.
Poi è giunto il tempo della piccola piscina, dove rilassarsi e riscaldarsi. Cullato dall'acqua di un grembo materno, mi sono ricaricato, mentre i pensieri venivano allontanati dalla mente, come solo l'acqua e ben poche persone riescono a donarmi. Sentitomi sprofondare a poco a poco, sono riemerso come un golem dal fango. Ed ogni emersione è stata una promessa di rinascita.
Meraviglioso.

venerdì 20 dicembre 2013

Pota .

E polenta .
Domenica a pranzo, fuori 18 °C ma ti sei fissata che dobbiamo cucinare la Polenta per il brasatino preparato. Dici di averlo fatto per me, lo ribadisci, ma io su quest'ultimo passaggio ho dubbi.
Tiri fuori il paiolo elettrico per la polenta e la mia radice toscana, mai recisa anche se ipotrofica rispetto a quella sicula, alza un'obiezione. Dato che non sono abituato a soffocarmi le osservazioni, cerco di capirmi. Il ricordo del nonno Nando e della nonna Gina che preparavano la polenta si fa avanti. Il paiolo era si di rame, ma ci si alternava a girarla, era un fare le cose assieme e quindi esser famiglia. Il concetto è troppo vecchio, mi dico tra me e me. Cerchiamone uno recente.
Ricordo il Babbo in Sicilia, per una festa natalizia che armeggia con un pentolone, bastone per polenta preparatosi in Trinacria e chino a girare. I maschi della casa, Claudio ed Io, ci alterniamo per girare la ramata. Una cosa fatta assieme, sempre famiglia, sempre casa. Le dosi di acqua e polenta insegnatomi, mi portano a ricordar che  all'inizio deve esser lenta, perchè cuocerà 40 minuti e verrà girata continuamente.
Mi dico tra me e me: forza piccolo Berti! Raggomitolati le maniche e tira fuori la tua cultura Toscana.
Ti dico: Giò guarda che la Polenta la dobbiamo girare per 40 minuti, dov'è il mestolo? Mi guardi con occhi di una SS verso un Ebreo:
- Non ce n'è bisogno, abbiamo il paiolo elettrico.
- Qualcosa mi dice che non faremo questa cosa assieme.
Armeggi con il trabiccolo elettrico, lo monti, mi racconti la storia di come hai avuto la pentola elettrica tutta fiera e cominci a dosare, farina bramata ( la stessa marca della nonna riconoscibile dalla corona sulla testa del re ) ed acqua. Con una domanda travestita di innocenza ti chiedo se quell'acqua basterà per la cottura di 40 minuti. Come un Professore universitario in camice bianco rispondi allo studente nella corsia che ti ha fatto notare una tua minchiata:
- Ma perchè? Sapresti fare la Polenta Te?
- Guarda che i miei nonni paterni erano Toscani e lì son cresciuto a Polenta. Oltre che a casa mia per Natale potevi benissimo trovarti Polenta come primo e Spada come secondo.
La faccia che fai non suggerisce di proseguire con la discussione, l'acqua è quella e resterà quella. La chiudo lì. Avrei preferito avessimo cucinato qualcosa assieme, anche di bruciato, scotto, scondito, crudo, ma fatto assieme di domenica, magari giocando tra i fornelli, un bacio, una carezza e perché no far l'amore ed infischiandosene se il mangiare brucia sui fornelli.
Niente. Ti sei intestardita che c'è il brasatino e la polenta. Contenta Te, contenti tutti.
A metà cottura l'acqua della polenta è bella e asciutta, profumo di popcorn si sprigiona dal paiolo. La cottura procede e l'odore di popcorn diventa altro. La massa gialla si attacca ai bordi, dato che il braccio elettrico non gira omogeneamente il composto. Sul margine il composto da marrone diventa nera, un puzzo di bruciato inonda la cucina. Guardo in alto e tra me e me penso "Diamine, ora i vestiti mi puzzeranno anche di popcorn bruciato".
Apro il finestrone e la cosa non ti aggrada. Mi domando "Sono ospite o prigioniero?".
Arriva il momento di fine cottura, guardo con apprensione i fronzoli di nero che cadono nell'impasto duro come il pane di 3 giorni e mi rendo conto quanto sia lontana la polenta che mi preparava la nonna.
Apri l'acqua del lavandino, appoggi il piatto al bordo del lavello, cerchi di girar il paiolo, ma le tue braccia non ce la fanno. Ti vedo armeggiare un paio di volte fino a che non capisco che non scenderai a chiedermi di aiutarti e che la polenta rischierà di cadere in acqua:
- Ti aiuto.
- Ma lo sai fare?
- Spiegami come.
Una spiegazione infastidita e frettolosa a chi non vuol svelati i “segreti” dello chef, mi giunge, mentre tento di tener un sorriso tirato. Ho poco spazio per muovermi, il piatto in bilico sull'acqua corrente e Tu incazzata come una biscia alle spalle. Giro il pentolone ed et voilà in un colpo il composto è capovolto nel piatto. Lascio il campo a Te, ma come si dice dalle mie parti “cugghiunii”. Non capisco se per farmela apposta o perchè hai da digerire l'affronto di un Marucchin che sa armeggiare con la polenta. Mi sposto e ti lascio libero il campo, ma non avanzi. Il piatto è in bilico sul lavello e stà per cadere nell'acqua corrente.
Il falsh di pochi attimi, l'equilibrio instabile con baricentro spostato verso il fondo del lavello inizia a far smuovere il mattone a cupola gialla. La corsa è lentissima, i centesimi di secondi si allungano e nonostante stai “armeggiando” ai fornelli, non fai una beneamata minchia.
In modo garbato ti scosto e con le mani nude afferro la cupola gialla. Capisco come si sente una salsiccia nella polenta, cotta. Il dolore si fa forte sulle dita, non resisto. Sposto con un gesto secco le cose dal lavello spingendo al sicuro il pranzo. La polenta è salva, ma io mi ritrovo imprecante con le dite dolenti sotto l'acqua corrente.  E' ovvio che non ti viene spontaneo di darmi della crema per ustioni se non te la chiedo dopo Io: Come dire, hai fatto più del tuo dovere e non rompere i coglioni.
La polenta era dura e secca, si sgretolava sotto la pressione della forchetta ed il sugo del brasato non era abbastanza lento per dar liquido in cui intingere.
Fatti un po te i conti se sai farla e quanto vali.

L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

martedì 17 dicembre 2013

Pensieri sull'odierno allenamento:
A parte l'eccessivo cloro nell'acqua facilitante gli sternuti e l'interruzione della concentrazione, non mi posso lamentare. Anzi, è stata una gran giornata!
Passione e la programmazione a flusso continuo/ragionato messe da Capitan Melo hanno permesso di darci dentro. Scivolati per un riscaldamento squisitamente tecnico e preparatorio, ci siamo ritrovati "caldi" ed affamati di... Apnea.
La tanto agognata promessa è giunta: Apnea dinamica. Raga: oggi ho fatto la mia prima Apnea dinamica! 12m e 1/2! Poi... Non si può dire, è un segreto! :-D
A parte qualche minchiata con la respirazione in uscita, per via del cloro che mi ha scombussolato e tutt'ora intontito, sono scivolato sul fondale con le mie pinne. Al'inizio stile libero con solo le gambe, successivamente con il mio stile preferito: delfino con solo le gambe ( un grazie a Melo per avermelo ri - spiegato e corretto dove serviva ).
Mentre le mattonelle blu del fondo scorrevano nel mio campo visivo, pensieri dolci e teneri fluivano dentro. Per un momento ho come sentito nuovamente i tuoi occhi su di me, come se ancora mi guardassi dall'alto quando andavamo a nuotare, vedendomi scorrere come un "delfino" sul fondale e la cosa ti piaceva tanto. Ti ho pensata e lì ti ho ritrovata :_-)