domenica 18 novembre 2007

L’albero dai 12 frutti.

L’albero dai 12 frutti. Ringrazio Clara per il bel disegno.

Prologo:

Dedico la seguente favola a tutte le persone del mondo che non hanno mai ricevuto o gli sia mai stato dedicato un pensiero, una storia, una poesia o una frase. E’ per voi meravigliose creature.

Tanto tempo fa, in una lontana regione chiamata dei “Sentimenti”, nella contrada degli “Amori”, esisteva una collina. Gli abitanti del posto la chiamavano la collina del “Cuore”, perché ogni nuova giovane coppia formatasi in paese, faceva sbocciare la storia in quel posto, così come voleva la tradizione.

Un giorno, una ragazza dai lunghi capelli e un ragazzo dal corto scalpo uscirono dal paese per stare un po’ assieme e passeggiare. I due si vedevano dopo molto tempo, troppo, passato male, gettato nelle ortiche dell’invidia degli estranei, abbandonato nell’angolo della noncuranza e ripudiato perché voleva trascorrere semplicemente, così come veniva senza nessuna falsità. Il ragazzo era arrabbiato, le amare erbacce dell’indifferenza lo avevano avvelenato e momenti bui erano passati lasciando dei segni. La ragazza dai lucenti capelli, gli stava accanto e insieme parlavano, parlavano, parlavano e camminavano.

I momenti brutti venivano tutti ricordati a poco a poco, mentre passo dopo passo scorrevano via, abbandonati ai bordi della strada e lasciati lì, per fare nuovo posto nei loro cuori da troppo tempo lontani.

I secondi diventano minuti, i minuti si trasformavano in ore e il giorno volgeva al termine; così i due, senza accorgersene, si trovarono passo dopo passo sulla collina, mentre a Ponente il sole tramontava.

Si guardarono per molto tempo e non dissero niente, parlavano i loro occhi, dicendosi tante cose, le più disparate, inconfessabili, dolci e sentite che mai estraneo avrebbe ascoltato, perché loro. Poi la ragazza lo guardò un’altra volta e gli disse: Vorrei tornare con te se a te và bene. Ti voglio bene e sono disposta ad accettare anche un tuo rifiuto. Il ragazzo la prese tra le sue braccia e la strinse forte-forte perché troppe volte le sue braccia chiudendosi avevano stretto il vuoto. La baciò una infinità di volte, da impazzire, perché da troppo tempo le sue labbra non si erano potute dissetare alla sua sottile bocca e troppe volte i suoi occhi cercandola in ogni dove non la trovavano mai.

I due prima di lasciare il posto e tornare in paese, perché la sera si faceva strada nel cielo con le prime stelle; decisero di piantare sull’altura un piccolo alberello, l’alberello “della loro storia”, fatta di tanti frutti, vari, a volte dolci, altri amari, a volte dolorosi, altri pieni di affetto, alcuni vuoti, certuni così pieni e succosi da far dimenticare i momenti di magra, altri teneri come la pelle di lei e certuni così ispidi come la barba di lui, dei frutti bellissimi perché veri, della vita.




6 commenti:

Anonimo ha detto...

C'era una volta una ragazza che dalla vita non chiedeva più nulla, perchè troppe volte il suo cuore e la sua anima erano state calpestate.
Era una ragazza apparentemente frivola, sembrava che degli altri non le importasse nulla, era così sfiduciata dalla vita che aveva deciso di non pretendere niente, ma di divertirsi e basta, senza coinvolgere il cuore e non dando importanza all'avanzare delle voci di un piccolo paese.
In un pomeriggio triste, mentre attorno tutti piangevano, la ragazza incontrò una vecchia conoscenza al quale non pensava da tanto tempo ma del quale serbava comunque un caro ricordo.
Era solo una bambina, quando lei l'aveva conosciuto, lui era già un uomo, con i suoi progetti e le sue emozioni e la ragazza scappò da quell'uomo che troppo presto per lei progettava.
Quel pomeriggio tornarono a casa percorrendo la stessa strada ed una sera, lui spavaldo chiese a lei di uscire, mostrando la nudità della sua anima mentre fuori faceva freddo e pioveva, come se il cielo li volesse proteggere da sguardi indiscreti. Lui la baciò dolcemente, senza chiedere nulla poi.
Da quel momento la corazza che la ragazza aveva indossato a difesa di una vita troppo cattiva si schiuse, come fanno i boccioli prima di diventar splendide rose profumate.
Lei gli affidò la vita e lui l'amò con tutto il suo cuore. Viaggiarono, parlarono, progettarono. Insieme risero e piansero, litigarono e si amarono.
Fino a quando l'orco della tristezza, geloso di tanto amore, avvolse di rabbia il cuore di lui, che abbandonò la ragazza nel freddo di un inverno appena iniziato.
Ora la fanciulla lo aspetta...piano piano..pregando che l'orco lasci che il suo amore ritorni da le, in modo che anche questa storia si concluda con un felici e contenti..

Bucaniere_Melee ha detto...

Bella favola.

Anonimo ha detto...

Ma questa storia è una storia di fantasia o rispecchia la tua vita attuale o che fù?

Bucaniere_Melee ha detto...

Ti riferisci alla mia storiella?

Anonimo ha detto...

Si si a questa storiella che hai raccontato...E' di pura fantasia o realtà...?

Bucaniere_Melee ha detto...

La stroiella la scrissi di mio pugno, circa 5 anni or sono, per commemorare un lieto evento. La persona a cui la dedicai se ne infischiò, ci rimasi male e cadde nel dimenticatoio.
Tempo fa l'ho ritrovata, l'ho riletta e ripresa, ma mi dava sentimenti contrastanti.
Per dare un senso al brutto ricordo, decisi di trasformare il rifiuto in un sorriso od un rossore per tutte quelle persone che sulla faccia della terra non hanno mai ricevuto nulla da altra persona. Almeno loro apprezzeranno la sincerità dei sentimenti che mossero la mia penna.