domenica 17 giugno 2007

Tortelloni alla Mugellana .


Piatto di Tortelloni alla Mugellana .

A casa mia si incontrano e fondono due culture culinarie: la Siciliana del Capo di Milazzo di mia madre e la Toscana del Mugello di mio padre. Agli inizi non ero cosciente di questa dicotomia culturale culinaria, perché per me era la norma trovarmi sul tavolo a pranzo del pescespada e a cena della polenta. Poi confrontandomi con gli altri ragazzi di Milazzo, trovavo una tavola monoculturale ma molto più intensa, vedi tutti i piatti sicani fatti a dovere.
I Tortelloni alla Mugellana sono un piatto forte di casa mia, che il mi babbo tira fuori per le grande occasioni quali: natale, pasqua o qualche compleanno. La preparazione è tanto complessa quanto poveri sono i componenti, parliamo delle vecchie patate che avanzavano in dispensa e che difficilmente riuscivi ad utilizzare, allora si decideva di bollirle.
Lessate ed omogeneizzaate al passatutto, bisognava dare un po’ di sapore alle patate. Si riusciva sempre a trovare un po’ di pancetta nel frigo ( quando c’era ), ma era troppo poca per tutto l’impasto. La risposta era di passarla al tagliere con la mannaia o la mezzaluna, lentamente, in modo da ridurla in una poltiglia il più omogenea possibile.
Fatta la pancetta e preparato un battuto di cipolla, carota e sedano sminuzzati lentamente al tagliere con la mezzaluna, si univano in una padellina con olio caldo a soffriggere fino alla doratura . Il soffritto ottenuto era una bomba di gusto, una volta mescolati proprio quello che serviva per insaporire le patate.
Nel frattempo si stirava una sfoglia di pasta fresca con farina e uova. Stesa sul tavolo vi si adagiavano dei cucchiaini di ripieno alla patata in serie, distanziati in modo tale da coprire il composto con un lembo di pasta e premere con il palmo della mano tra un Tortellone e l’altro per far aderire la pasta. Con una rotellina dentata si tagliava la sagoma del Tortellone e per assicurarsi la buona chiusura del composto si passavano i denti della forchetta sul contorno.
Preparati i Tortelloni il giorno prima con un buon sugo di cinghiale dell’appennino, a mezzogiorno del giorno successivo ( domenica a pranzo ) si portava ad ebollizione l’acqua in una larga casseruola non troppo alta. Appena bolliva vi si buttavano i tortelloni per una decina di secondi, che una volta cotti salivano a galla e si scolavano con un mestolo bucato. Ricordo che per fare questa operazione ci volevano di solito due persone ben coordinate, quali mia nonna e mia madre. Ho dei bei ricordi delle due donne dietro i fornelli che si muovevano sincronizzate per non rovinare i trotelloni.
Una volta cotti si adagiavano su un piatto di portata, si coprivano con uno strato sugo ed una abbondante grattugiata di parmigiano.
La festa fatta ai tortelloni sulla tavola era una cosa indescrivibile, i sorrisi si aprivano sul volto dei commensali mentre la pasta saltava dalla portata al piatto tra complimenti e considerazioni.



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