mercoledì 1 agosto 2007

Amicizie.

Requiem

Mi capita ogni tanto di passare sui blog degli altri e veder foto, pensieri, filmati, poesie, fiumi di inchiostro digitale investiti su argomenti ora futili, ora intensi ed ora personali. Nell’eterogeneità dei post, vi è un argomento costante: gli amici. Una parola molto grossa, forse inconsciamente usata, a me rivoltatasi contro.

Gli amici sono come i preservativi, quando ti servono non li trovi mai.

Per gli amici sono stato come un padre, mi hanno scassato il cazzo per la qualunque, in ogni momento, in ogni situazione. Mi hanno chiesto la qualunque e sistematicamente lo hanno preso senza neanche dirmi grazie. Li ho tirati fuori da situazioni impossibili, ho fatto tanti favori, ho appianato tante spigolature per aiutarli, ho creato gruppi e super gruppi per incontrarci, ho aiutato persone in situazioni in cui neanche i loro stessi genitori consanguinei volevano tirarli fuori, lasciandoli marcire nella sporcizia, nel disordine, nella fame e nella miseria, con il rischio di non aver più ne luce, acqua e gas.

Forse sbagliavo sull’etichettare le persone come “amico”.

Non chiami amico uno che ti usa per uno scopo.

Non chiami amico uno che scappa dalla città, non dicendoti nulla.

Non chiami amico uno che non ti da neanche un orecchio per ascoltarti.

Non chiami amico uno che ti chiede solo favori.

Non chiami amico uno che se un giorno decidi di cambiare la tua vita sentimentale fa finta di non vederti per la strada.

Non chiami amico uno che ti invita al suo compleanno e non ha neanche il coraggio di dirti che la tua ragazza non può venire, facendotelo capire sotto le righe.

Non chiami amico uno che ti cerca solo per romperti il cazzo raccontandoti i problemi del gruppo che frequenta ed in cui c’è anche la tua ex.

Non chiami amico uno che ti cerca perché ha bisogno di una seduta psicologica ad incontro.

Non chiami amico uno che quando uscite sbava per terra al primo pezzo di fica che vede, piangendoti che non lo vuole nessuna .

Non chiami amico uno che quando incontri ti rompe il cazzo sui suoi problemi con la sua ex e poi se ne và.

Non chiami amico uno che ti cerca solo per gli appunti universitari.

Non chiami amico uno che ogni volta che gli telefoni non c’è mai.

Non chiami amico etc…


2 commenti:

Unknown ha detto...

... di solito le delusioni più grandi si prendono nel periodo della adolescenza, non perchè un adulto ti deluda meno (anzi!), ma perchè sviluppiamo pian piano una corazza che ci protegge, che ci fa rischiare meno...

e si! perchè diciamolo chiaramente ci facciamo male in misura proporzionale a quanto ci siamo messi in gioco, a quanto abbiamo investito, e crescendo si diventa più cauti...

basta non eccedere!!!

perchè altrimenti si perde il gusto di credere negli altri, perchè "pochi ma buoni" gli amici veri ci sono, ci sanno aiutare, spesso sorprendere e ogni tanto anche far arrabiare...

forse dobbiamo solo chiederci come si riconosce un'amico, come lo si distingue da una persona che semplicemente frequentiamo, con cui magari si esce, si condividono degli interessi, si discute anche di svariate cose... ma a ben guardare non ci conosce veramente!

e se non è facile riconoscere un amico, a volte non è facile nemmeno esserlo...

sincerità, lealtà, rispetto, disponibilità...

sarà mica che l'amicizia è troppo complicata perchè farcita di grandi valori che a volte stanno un pò stretti??

basta non smettere di provarci e ogni tanto chiedersi quanto veramente conosciamo degli altri...

troppo filosofico??? può essere, ma io sono fatta così! ;-)

Bucaniere_Melee ha detto...

Più che delusioni era una cronologia senza volti o tempo dei lati oscuri dell'amicizia. Concordo sui vari punti, non è filosofia, è vita quotidiana.. Grande Crì!