Capita che quando rompo il muro della riservatezza, ciò che esce non viene accettato, viene rifiutato, come una lettera che si rimanda al mittente, come un parto in cui si voglia spingere la testa del nascituro contro il decorso naturale. Perché ciò che esce fuori dal muro ed arriva dall’altra parte, a colui che è dall’altro lato: non piace.
Non piace che chieda risposte per domande di casa che non avranno mai un significato. Non piace che sistemi i pezzi del mio passato per trovare una quiete interiore. Non piace che mi incazzi. Non piace nel vedermi incazzato. Non piace nel sentirmi incazzato. Non piace sentirmi parlare incazzato. Non piace la mia incazzatura. Non piace la mia rabbia. Non piace che sia arrabbiato. Non piace che io abbia i miei problemi. Non piace che io mandi a fare in culo. Non piace che pensi alla mia persona. Non piace che io metta davanti le mie aspettative. Non piace che dia risposte negative. Non piace che pensi a salvare il mio piuttosto che aiutare l’altro. Non piace che rispondo. Non piace che urlo. Non piace che mando a fare in culo. Non piace il mio modo di pensare. Non piace il mio lato oscuro. Non piace che ho il mio lato negativo perché la gente si attacca a quello positivo e crede esista solo quello. Non piace che un bel giorno non ce la faccio più e me ne vado. Non piace che, non piace, non piace…..
I “non piace” sono tutte le lettere che le persone cercano di rimandare la mittente oltre il muro di riservatezza, ma mi dispiace, sono fatto così, anche di quei “non piace”, che agli altri non vanno giù.
Nessun commento:
Posta un commento