In questi ultimi tempi sto scoprendo le possibilità date da uno scambio epistolare via e-amil.
Verso la metà del mese scorso mi arriva la prima mail, dato che c'è tanta gente strana per la strada, rispondo e mi tengo su le mie. Vedendo che lo scambio epistolare continua, inizio un po ad aprirmi. Si racconta cosa si fa, impegni, amicizie, si cerca di capire da dove si viene e cosa si vorrebbe fare.
Vista la disponibilità a parlare, lancio l'invito informale per qualcosa al bar. Proposta cassata da una eruzione un po acida. Resto spiazzato, anche perché ho come una sensazione poco definibile di qualcosa di già sentito, per cui decido di restare sulle mie.
Rifletto, sul come poter rispondere in un modo equidistante tra l'infastidito e l'allegro, ma vengo contattato in chat. Scambiamo idee, opinioni, pensieri, ma all'improvviso c'è uno stacco della discussione. Ci resto un po di merda. Faccio cadere nel dimenticatoio, se è stato involontario verrà a galla .
Il giorno dopo mi arriva una missiva di scuse per la caduta improvvisa della linea. Si apre uno scambio di mail, aperto da un nomignolo da me inventato, prontamente catalogato come vezzeggiativo. Lascio correre, anche perché se mi è venuto in mente è stata l'ispirazione del momento, vado avanti e cerco per mail di aprire finestre di dialogo. Si finisce a parlare nuovamente in chat, dove la sessione si chiude con il lasciare il mio numero di telefono. Cala un silenzio di tomba per 4 giorni.
Il lunedì mattina in casella vedo una nuova missiva, dove mi si domanda se sono sparito. Io sparito? Ma non aveva il numero di cellulare per contattarmi? Hmmm... Lanciata la battuta sull'avere il modo di contattarmi, mi si risponde classicamente: ho perso il numero.
Diamola per vera, anche se non ci credo, metto la parte l'offesa ( sono permaloso ) e nuovamente apro un po di finestre per poter parlare e stimolare la risposta altrui, tanto per scambiare 4 chiacchere: cosa ho fatto, dove sono stato, idee, impressioni, emozioni. Roba di vita in pratica, chiudendo stavolta con la richiesta dell'altrui numero di telefono. Cala nuovamente un silenzio tomba di 3 giorni.
Alla mezzanotte del 2 giorno, mi girano proprio le palle e lo scrivo sulla bacheca di facebook. Prontamente arriva la domanda sul che tipo di risposta aspettassi. Siccome sono anche stronzo e mi aspettavo la domanda, avevo già pronta la risposta pronta circa un numero di telefono che attendevo con ansia ( detto tra noi dell'allenatore ). Frecciatina, silenzio e pausa. Continua il silenzio e preciso che attendevo nuove dall'allenatore, permettendo così allo scambio di parole di riprende.
Scorrono i minuti e a me butta il cazzo a parlare in chat, anche perché ho da studiare. Comincio a stringere le risposte e a essere evasivo, anche perché di tempo non ne ho molto.
Poco prima che prendessi il commiato, c'è l'altrui saluto. Prima del congedo c'è un riferimento al “dover” accettare il precedente invito al bar di quasi un mese prima. Colgo l'occasione al balzo per sottolineare che dovrebbe esser un “piacere”. Lo riconosco: sono il solito sciarrino. Saluti e abbracci chiudono la sessione di chat.
Concludendo, la risposta alla fin fine c'è, ma momentaneamente non riesco a leggerla o perché confuso dalle emozioni suscitate in questo valzer di parole asettiche di chat e mail, o perché è un tipo di risposta che non conosco e dovrei scoprire come è fatta. Mhà..
Verso la metà del mese scorso mi arriva la prima mail, dato che c'è tanta gente strana per la strada, rispondo e mi tengo su le mie. Vedendo che lo scambio epistolare continua, inizio un po ad aprirmi. Si racconta cosa si fa, impegni, amicizie, si cerca di capire da dove si viene e cosa si vorrebbe fare.
Vista la disponibilità a parlare, lancio l'invito informale per qualcosa al bar. Proposta cassata da una eruzione un po acida. Resto spiazzato, anche perché ho come una sensazione poco definibile di qualcosa di già sentito, per cui decido di restare sulle mie.
Rifletto, sul come poter rispondere in un modo equidistante tra l'infastidito e l'allegro, ma vengo contattato in chat. Scambiamo idee, opinioni, pensieri, ma all'improvviso c'è uno stacco della discussione. Ci resto un po di merda. Faccio cadere nel dimenticatoio, se è stato involontario verrà a galla .
Il giorno dopo mi arriva una missiva di scuse per la caduta improvvisa della linea. Si apre uno scambio di mail, aperto da un nomignolo da me inventato, prontamente catalogato come vezzeggiativo. Lascio correre, anche perché se mi è venuto in mente è stata l'ispirazione del momento, vado avanti e cerco per mail di aprire finestre di dialogo. Si finisce a parlare nuovamente in chat, dove la sessione si chiude con il lasciare il mio numero di telefono. Cala un silenzio di tomba per 4 giorni.
Il lunedì mattina in casella vedo una nuova missiva, dove mi si domanda se sono sparito. Io sparito? Ma non aveva il numero di cellulare per contattarmi? Hmmm... Lanciata la battuta sull'avere il modo di contattarmi, mi si risponde classicamente: ho perso il numero.
Diamola per vera, anche se non ci credo, metto la parte l'offesa ( sono permaloso ) e nuovamente apro un po di finestre per poter parlare e stimolare la risposta altrui, tanto per scambiare 4 chiacchere: cosa ho fatto, dove sono stato, idee, impressioni, emozioni. Roba di vita in pratica, chiudendo stavolta con la richiesta dell'altrui numero di telefono. Cala nuovamente un silenzio tomba di 3 giorni.
Alla mezzanotte del 2 giorno, mi girano proprio le palle e lo scrivo sulla bacheca di facebook. Prontamente arriva la domanda sul che tipo di risposta aspettassi. Siccome sono anche stronzo e mi aspettavo la domanda, avevo già pronta la risposta pronta circa un numero di telefono che attendevo con ansia ( detto tra noi dell'allenatore ). Frecciatina, silenzio e pausa. Continua il silenzio e preciso che attendevo nuove dall'allenatore, permettendo così allo scambio di parole di riprende.
Scorrono i minuti e a me butta il cazzo a parlare in chat, anche perché ho da studiare. Comincio a stringere le risposte e a essere evasivo, anche perché di tempo non ne ho molto.
Poco prima che prendessi il commiato, c'è l'altrui saluto. Prima del congedo c'è un riferimento al “dover” accettare il precedente invito al bar di quasi un mese prima. Colgo l'occasione al balzo per sottolineare che dovrebbe esser un “piacere”. Lo riconosco: sono il solito sciarrino. Saluti e abbracci chiudono la sessione di chat.
Concludendo, la risposta alla fin fine c'è, ma momentaneamente non riesco a leggerla o perché confuso dalle emozioni suscitate in questo valzer di parole asettiche di chat e mail, o perché è un tipo di risposta che non conosco e dovrei scoprire come è fatta. Mhà..
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