L'amore
rubato- Luca Barbarossa .
Per ora è il
periodo delle forti emozioni che si scontrano dentro. Una coppia di
queste si ridesta quando metto a dormire il Tuo libro “Ti amo..”.
Le dita scorrono tra
le pagine, mi ritrovo alla 220, come se volevano farmi arrivare lì.
Complice una delle tante orecchie fatte al tomo, forse una memoria
motoria impressa nelle membra.
Mi immergo nel
torrente in piena di parole e mi lascio scivolare rigo dopo rigo. I
fatti raccontati si fanno sempre più freddi ed attanagliano le
budella. Un senso di sdegno e rabbia monta per l'ennesima volta
leggendo nuovamente quelle frasi.
Immagino la scena a
modo mio.
Una ragazzina ancora
bimba al suo primo appuntamento. Con cura si prepara tra il bagno di
casa e la sua stanzetta per quello che sarà il suo primo incontro
fuori casa. La manina che fino a poco fa giocava con le Barbie, ora
passa un accenno di matita negli occhi. Una madre dall'occhio attento
accompagna la cucciola affinché non ecceda nel trucco, come un'ombra
pronta ad aiutarla nei momenti decisionali le evita l'eccesso che non
si addice ad una ragazza di casa. Immagino un padre seduto su una
poltrona bianca che legge il quotidiano, scena di una domenica
pomeriggio familiare.
La
madre con lo sguardo segue la cosa più preziosa della vita e non gli
sembra vero che quell'orchidea stia sbocciando sotto i suoi occhi. Il
padre fa finta di esser impegnato con il giornale, ma con attenzione
controlla da lontano tutto in modo che siano al sicuro e niente le
intralci.
Suona il citofono,
la Cucciola finisce di preparasi. Farsi aspettare è bene, ma troppo
non è da buone Signorine. Un bacio alla mamma ed uno al babbo e
preso il cappottino delle occasioni importanti esce. Troppo contenta,
tutta eccitata per il primo appuntamento, non ce la fa ad attendere
l'ascensore, prenderà le scale. A passo lungo e saltando gli ultimi
gradini delle rampe come se fosse un gioco a chi arriva prima,
raggiunge il pian terreno. Lì si ricompone e si sposta un ciocca di
capelli dietro l'orecchio. Le brave ragazze sono sistemate ed
ordinate.
Apre l'uscio del
palazzo e Mauro con il suo sorriso l'aspetta in auto. Tutta contenta
cammina a passo svelto verso di lui, ma qualcosa non quadra. “Dov'è
l'utilitaria? Come mai è venuta con una familiare così grande a
prendermi?” si domanda la cucciola.
Il dubbio viene
ricacciato nel dimenticatoio, forse una passeggiata ed un gelato su a
Città alta coroneranno le aspettative. Aperta la portiera e salita
in auto, un forte odore di profumo le investe le narici, come se
Mauro se se ne fosse fatto la doccia. Forse c'è anche un sottofondo
di acido dietro alle note di profumo, sembrerebbe sudore . “Poco
male!” Pensa tra se e se la Ragazzina, di sicuro la buona aria di
Città Alta allontanerà il forte odore.
La station wagon
parte. Va dritto, non inverte verso la strada per città alta che è
solita fare assieme al suo Babbo. La cucciola tra se e se si dice
“Non prenderemo la solita strada, ne faremo un'altra!”. Mauro è
un po impacciato nel guidare, sarà per via dell'auto più grande, ma
un impercettibile strato di umidità screzia il volante.
La macchina prosegue
dritto, senza voltare per una decina di chilometri. Quando l'ultima
svolta per raggiungere Città alta è lasciato alle spalle, hanno
cambiato Comune.
Parcheggiano in uno
spiazzale, la macchina viene spenta e dagli altoparlanti escono solo
le note di 2 canzoni che girano di continuo da quando è salita a
bordo. Una è di Phill Collins, l'altra non si sa.
La voce di Mauro si
fa profonda, cavernosa, mentre le sue mani iniziano a scorrere sul
corpo della Ragazza. L'odore acido in sottofondo si fa più marcato,
mentre i finestrini si appannano ed il sole inizia a coricarsi dietro
le montagne.
Le mani di Lui si
fanno invadenti, fastidiose e toccano la Ragazza dove prima non era
mai passato nessuno altro se non per il bagnetto da infante. Lei
cerca di scansarsi, ma è bloccata sul sedile dal peso di lui. Il
porco è sopra la bambina e come un coltello la colpisce lì sotto.
Il dolore aggrava la sensazione di fastidio e sporco che ha
cominciato ad assalirla quando Mauro le ha messo le mani di sopra.
Sente come del bagnato sulla pelle, inopportuna, impaurita si
raggomitola mentre Lui si stacca e si ricompone dall'altra parte. Il
sole è tramontato definitivamente dietro le montagne ed una notte
senza Luna avvolge lo spiazzale e l'animo della Donna.
La
macchina viene accesa ed i pochi chilometri che la separano da casa
vengono coperti in un nonnulla. L'auto si ferma sotto il palazzo, ne
un ciao, ne altra parola esce dalla bocca di Lei. Lo sportello si
apre ed escono Lei e le note di quelle due maledette canzoni suonate
per tutto il pomeriggio. L'aria della sera le inonda le narici,
allontanando i forti odori che l'hanno marcata. Non si volta nemmeno,
anche perchè appena chiuso lo sportello, l'auto fugge.
Respira velocemente,
come fosse un criceto. La bambina che è in lei vorrebbe accasciarsi
per terra, piangere ed urlare, ma la Donna nata nello spiazzale la
tiene in piedi, la ricompone e tremante le fa premere il pulsante del
citofono di casa. Sa che avrà una decina di secondi abbondanti prima
che la mamma le risponderà al microfono, per cui si schiarisce la
gola e allontana ogni increspatura dalla voce che possa tradirla. I
secondi sono più di una decina, sarà papà a rispondere:
<> Una voce maschile suona dall'altoparlante. <>. Scatta l'elettroserratura del portone. La Donna
spinge l'anta trovandola più leggera dell'andata, trascinando
nell'androne Lei e la Bimba. Aspetta l'ascensore, userà lo specchio
nella cabina per sistemarsi. Una veloce sistemata ai capelli, ai
vestiti, la borsetta coprirà ma macchia di bagnato che poi laverà
nel dopocena, mentre i suoi guarderanno i programmi alla TV. Si
stampa sul volto la maschera del sorriso che da ora in avanti poche
volte toglierà.
Una
madre radiosa le apre il portone, chiedendole << Com'è andata
cucciola?>>, un tono tra l'incuriosito ed il riservato risponde
<>. Un grosso
sorriso simil - compiacente chiude l'ultima frase senza però avere
il coraggio di guardare la madre in volto, mentre passa inosservata
all'occhio scrutatore di controllo materno. << Se avessi
bisogno di qualcosa chiamami. Sono con papà sul divano a guardare la
Tele.>> << Va bene mamma, mi faccio una doccia>>.
Entra
in bagno ed apre l'acqua calda della vasca, la riempie di liquido
bollente mentre si spoglia a luci spente. Ha paura di vedere se
quella pugnalata l'abbia deformata. Dopo che si è coperta con
l'accappatoio accende una lucina, si guarda dove non sarà mai più
una Bambina ed è diventata Donna. Entra nella vasca bollente e si
immerge tutta fino alla bocca. Quando l'acqua si raffredda apre la
doccia calda sperando che lo scroscio possa lavarle e renderle
nuovamente pura l'anima.
Esce
da sotto la doccia dopo essersi lavata con il sapone, il bagnoschiuma
di papà, di mamma ed il suo. La mamma la chiama per la cena.
Vorrebbe cancellare l'odore di acido che le ha marchiato la pelle.
Per la macchia sui vestiti ci penserà dopo cena. Tanto di giocare
con le bambole non ne ha proprio voglia. Si sente sporca.. Dentro.
Il
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