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Chiesa de la Trinità. |
Primavera inoltrata, mattina di sole, chiesa della Trinità. Da quel luogo sacro in cui si sposarono i miei bis-nonni, usciamo mano nella mano Io e Te. Indossi un sorriso smagliante sul volto, rimbombano nella chiesetta e dentro di noi le parole del prete “marito e moglie”. Un tubino bianco ti avvolge, come quello che disegnasti sul sacchetto di carta. Tutta la mia famiglia al completo e la tua sono seduti nelle sedie impagliate e seguono con lo sguardo il nostro procedere verso l'uscita, è un ridere ed un gridare di gioia. I miei amici ed i tuoi hanno fatto gruppo e ci canzoneggiano.
Ti prendo in braccio per sollevarti e scendere i gradini. Una pioggia di riso ci avvolge ed un lungo bacio tra urla di gioia e festa ci accompagnano. Mia madre ha le lacrime, mio padre pure, mia nonna è felice come non mai dalla morte del nonno. E' gioia, gioia pura. I tuoi sono entusiasti, vedo il cugino Alberto ridere, mentre sua moglie è contenta. Le due bimbe, ormai signorine, giocano nell'aia davanti la chiesa.
Un sole vivo e bianco ci bacia dall'uscio in poi, percorriamo un paio di metri sul selciato davanti la chiesa, con la coda dell'occhio scruto Carola, tutta impettita con famiglia a seguito e scorgo un filo di invidia nel suo sorriso sarcastico. Merito del panorama da cui si vedono tutte le isole Eolie, la punta del Promontorio, il rosa della chiesta che si stacca e contrasta con l'azzurro del cielo, le abbondanti rose bianche comprate in zona che hanno addobbato l'interno e l'esterno della chiesa .
Un banchetto ci attende a pochi metri dal sagrato. Non prima di aver fatto volare in cielo un mazzo di palloncini con attaccati biglietti di gioie, speranze e buoni propositi scritti su foglietti di carta colorati nel cuore della notte.
Un cameriere sorridente e spontaneo mi porge la bottiglia da stappare. Voglio stapparla con Te. La scarto, la pulisco ed entrambi i nostri pollici spingono il sughero compresso. Il tappo vola nel cielo azzurro per poi perdersi nella sottostante campagna. Gli applausi si susseguono. Verso del vino nel tuo calice, mentre premurosa lo versi nel mio. Passiamo la bottiglia al cameriere che destreggia come un funambolo per preparare i flute del piccolo rinfresco.
Appena
gli invitati hanno almeno una mano occupata, alziamo i vetri,
brindiamo con i presenti ed incrociando le braccia beviamo senza
staccare gli occhi l'uno dall'altra.
E' festa, è gioia, è vita. I presenti assaggiano dolci e confetti sul tavolo coperto da una tovaglia bianchissima, è stata ricamata dall'altra mia nonna. Un filo di vento la sposta, facendola ondeggiare, per poi scorrere sul mio volto ed è come se mi avesse portato un di Lei bacio. Sembra quasi che ci siano proprio tutti i miei cari, sembra che un momento all'altro i nonni debbano salire dalla discesa, tenendosi per braccio e discutendo del nipote convolato a nozze.
Un arrivederci a tutti alla villa, dove ci attende il banchetto e la festa, mentre seduti sul cassone di un'ape bianca, andiamo a far foto .
Prima facciamo una tappa al cimitero. Portiamo il bouquet alla tomba del nonno. E' stata una tua promessa l'altra sera mente scrivevamo i bigliettini per i palloncini. Ricordo ancora le tue parole “Fabio. Vorrei portare il mio bouquet alla tomba di tuo nonno”. Non ti dissi nulla, se non un abbraccio stretto – stretto ed un lungo bacio con le labbra umide di lacrime. Preghiamo assieme e lo salutiamo, fisicamente non è con noi, ma in cuor mio il nonno c'è ed è accanto a noi per benedire questa nuova strada.
Scattiamo foto, tra Fondazione e Faro. Sorpresa delle sorprese, sono riuscito a far arrivare un barcaiolo. Ci spingiamo con il fotografo per gli scatti nella grotta a mare. Non manca nulla di noi.
Torniamo sull'ape, tirata a lustro, per arrancare verso la villa. E' quasi il tocco ed il motocarro si fa strada nel viale alberato, con un sorriso smagliante sei attaccata al mio braccio mentre ondeggiamo, vorrei che questo momento non finisse mai. Ho paura quando arriveremo allo spiazzale antistante la villa e parcheggeremo, tutti ci vedranno come marito e moglie.
Le tue amiche fatte venire apposta ti assalgono appena scendi dal sedile, in un cinguettio di rondini. Le rondini stesse che hanno fatto il nido sotto un cornicione nei pressi, ci salutano cantando. Per un momento mi fermo e ti guardo, con gli stessi occhi che tengo in serbo da quando si posero su di te sotto l'ulivo, sei bella come una venere ed il bianco ti dona.
Andiamo al banchetto allestito sotto i gazebi. In lontananza si vedono le isole. L'aria è così limpida che si distinguono le bianche case dal terreno vulcanico.
Il gruppo attacca a suonare canzoni, mentre i camerieri fanno scorrere piatti tra i tavoli degli invitati. Che cosa strana trovare al medesimo tavolo toscani, siculi e lombardi, per di più un alpino della brigata Bergamo ed uno nella Vigilanza Aeronautica Militare entrambi di leva in Alto Adige. Chissà cosa ne uscirà fuori, spero che il nostro cucciolo nel grembo da un paio di mesi amerà il mare e la montagna, l'apnea, l'arrampicata, il camminare e tutto quello che vorrà .
Piatti siculo – lombardi – toscani si susseguono. E' un imbastardimento all'ennesima potenza, tra salumi, formaggi, antipasti, primi, secondi e dolci. Il palato volteggia tra le pietanza servite, una diversa dall'altra, ma si sa a me le cose incrociate fanno impazzire.
I tuoi apprezzano la cucina sicula – toscana di casa ed i miei gradiscono le pietanze lombarde. E' una gara al piatto che racimola maggior consenso. Mezza forma di Parmigiano è in bella mostra sotto un albero, chi vuole si alza, afferra il coltellino, stacca la scaglia che vuole e sceglie la frutta che più gli aggrada per accompagnarlo: frutta fresca, frutta secca, miele e fette di pane a portata di mano.
Il vino è rigorosamente un Valcalepio, lo stesso de “Il circolino”; scorre a fiumi. Sono mezzo brillo, ma concesso il primo ballo a tuo padre, ti concedo poco a gli altri invitati. Le danze accompagnano gli intervalli tra una pietanza e l'altra.
Come statua ti ergi dal tavolo, chiedi con decisione ai camerieri di portarti i confetti. Con un mestolo e la cesta di olivastro, fai il giro dei tavoli per mescere un po di confetti e le bomboniere a gli invitati. E' superfluo sottolinearlo, ma le bomboniere le hai dipinte tu, tutte a mano e sono una tempesta di colorate “F&R”.
J'y
suis jamais allé - Yann Tiersen
Attacca un violino accompagnato da una fisarmonica, le note di Yann Tiersen in J'y suis jamais allé echeggiano nell'aia, mi guardi negli occhi ancora più contenta di prima e ti stringi a me per ballare. Danziamo fino a quando i piedi non fanno male, le pietanze sono state servite, le fiammelle dei lumi sono state accese, i contorni delle isole quasi si sono perse e quasi si possono toccare con mano le luci delle case. Un urlo di sorpresa e gioia echeggia tra gli invitati e si voltano in direzione Levante, si vedono le eruzioni del vulcano. Sento che Isso mi abbia fatto il suo regalo a noi.
Giunge la sera ed il momento della torta, ma la festa sembra non voler finire. Una cassata gigantesca viene portata, guarnita di ogni bellezza di frutta candita e martorana. Impugniamo il coltello e lo affondiamo su quel dolce fatto giungere appositamente da Palermo. Un profumo soave di dolce, ricotta, mandorle, miele e tutta la Sicilia esce delicatamente dalla guarnizione. Ci baciamo e lasciamo finire il lavoro ai camerieri.
Sparecchiano, alcuni invitati si sono alzati per andar via, ma ancora ti muovi come le fiammelle dei lumi e ti seguo con decisione e chiarezza. Stanchi ma felici saliamo nuovamente sull'ape. Lentamente si fa strada nel viale alberato e le fiaccole per terra si susseguono tra gli alberi a bordo strada. Una pioggia di barattoli di latta e di “palloncini” fanno un baccano sul selciato e svolazzano.
Guadagniamo la strada per l'albergo, saremo nostri per tutta la notte e per sempre.