L’ovale tra le mani.
Il campo l’altro ieri di sabbia, ieri d’ erba.
Il fiato lungo che ti attraversava i polmoni aperti a mantice.
Gli esercizi respiratori per “ recuperare ” in ogni momento morto della partita.
L’odore del sudore che ti inzuppava e che per il freddo evaporava dalla tua maglia.
La maglia di squadra lisa al punto che non si leggeva più il numero, ma erano quelle passate dalle categorie superiori e dovevi portarle stesso rispetto come se fossero state nuove .
Il rumore dei cavalloni del mare in tempesta che inondavano il campo quando arrivavi all’allenamento.
L’attesa del mister mentre imparavi a calciare l’ovale.
Le dita fracassate per prendere l’ovale calciato mentre precipitava dall’alto.
I fianchi sempre troppo stretti della prima linea di mischia, dove sfregavi i padiglioni auricolari.
La spinta con la schiena verso la prima linea per rubar l’ovale.
La corsa spasmodica con l’ovale in mano verso la linea di meta.
Le domeniche bruciate sugli autobus per arrivare ai campi più impossibili.
I pranzi domenicali della nonna rimpianti davanti ad un panino preparato da me la sera prima.
Il ritorno a casa la domenica sera ed il bagno rilassatore in cui ti scioglievi.
Bei momenti …
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