A gli occhi |
Finita
la predica dal pulpito della chiesa mi alzo e me ne vado, scegliendo
di non dar più retta. Basta. Con questa tiritera.
L'effetto
lo conosco, è come la tempesta elettromagnetica che prendeva la TV
prima del digitale terrestre, la mia “nebbia”.
Iersera
la mia “gelida amica”, viene a trovarmi dopo il periodo di
risalita. Mi lecca i piedi, le gambe, lo stomaco, lambisce il torace
ed il suo contenuto e stamattina arriva la “nebbia a gli occhi”.
Una
forma di brusio, retro-oculare, come di formiche che camminano negli
occhi, un bruciore nel guardare le cose, una difficoltà a star
fermo. Un vagare come cieco per le stanze, prima camminando, poi
correndo. Infine la constatazione che da gli occhi non ci vedo bene,
nel senso affettivo, qualcosa mi dice che non va. Una parte
interiore, il mio Io, mi dice di fermarsi, di prendere e scriverne,
di trovare un punto di partenza da cui descrivere come mi sento, poi
snocciolare le idee ed infine metterle per iscritto, magari con una
bella fotografia.
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