La Gazzetta del Sud di domenica 27 Maggio riportava: Il Comune di Milazzo ha impegnato in bilancio quasi ventimila euro per la promozione turistica della città del Capo all'estero. In questa logica una delegazione mamertina, guidata dal sindaco, ha già partecipato alle borse del turismo di Barcellona, Praga e Budapest. Una scelta ben precisa che testimonia la volontà di privilegiare il turismo come principale ipotesi di sviluppo per gli anni a venire. In questo contesto si aggiunga che l'autorità giudiziaria ha recentemente assunto una serie di provvedimenti per la presenza di scorie di amianto in un ex opificio di quell'area Asi in cui il problema è più generale. A questo punto è evidente che il Comune di Milazzo, ma in generale, tutti i Comuni del comprensorio, coi loro sindaci che sono autorità sanitaria sul proprio territorio, devono dare adeguate informazioni ai loro concittadini. Soprattutto per quanto riguarda gli interventi a difesa della popolazione contro il rischio di gravi forme di inquinamento con pesanti ricadute sulla salute. In assenza di una chiara politica di risanamento del comprensorio, appare inutile il tentativo di vendere sui mercati internazionali cartoline turistiche di un comprensorio bollato con tanto di "bandiera rossa" come appare discutibile la "politica" attuata da amministratori che si accontentano di contributi a sostegno di sagre paesane, feste patronali, spettacoli teatrali e financo Via Crucis. Da parte nostra, abbiamo chiesto dati precisi sull'inquinamento in vari uffici. Senza ottenere sinora risposte serie. Ma è intanto lecito pretendere adeguati interventi – anche in sede regionale – per recuperare un decente livello di vivibilità. In questo caso, la trasparenza politica si rende necessaria perché è in gioco il diritto alla salute di un comprensorio di oltre centomila abitanti. Insomma, se quei dati non sono veri si smentiscano con altri dati. Altrimenti i sindaci onorino le loro fasce tricolori.
Nella stessa settimana L'Espresso segna Milazzo nella cartina “Penisola avvelenata”, indicandola tra le zone più esposte al rischio di neoplasie. Nell’ articolo “Sos cancro”, a cui si riferisce la cartina, si evidenzia la crescita epidemica di tumori in Italia. Sono in aumento i linfomi e le leucemie, i mesoteliomi, il tumore alla mammella, al cervello ed al fegato. Le aree maggiormente esposte sono gli impianti siderurgici, chimici, porti e raffinerie, dove si concentrano gli eccessi di mortalità per malattie respiratorie, per tumori alla laringe e ai polmoni, al fegato, alla vescica, leucemia e linfomi.
Anche Panorama nello stesso periodo pubblica alcune statistiche che pongono l’area industriale di San Filippo del Mela e Milazzo ai primi posti a maggior impatto ambientale, dato che si discute di centrali elettriche ( termoelettriche quale San Filippo ), industrie di raffinazione ( raffinerie quale Milazzo ), acciaio, cemento, carta e vetro.
A Milazzo c’è una bella raffineria, con accanto una bella centrale termoelettrica nel limitrofo Comune di san Filippo del Mela. Abbiamo un bel numero di neoplasie, ma il numero preciso non saprei dirlo, mancano dei dati, dei numeri o meglio ancora uno studio.
Qualche anno fa, quando si parlava degli studi sull’impatto ambientale e sulla salute delle persone nelle aree industriali, chiesi al mio prof di Genetica se in provincia di Messina, nell’aria qui interessata, la facoltà di Medicina aveva fatto qualche studio. Tra una ripetizione di struttura del plasmalemma e della replicazione del DNA, la risposta fu la seguente: Non abbiamo trovato fondi pubblici per condurre lo studio perché non c’erano, di fondi privati neanche a parlarne dato che le uniche grosse imprese della zona erano proprio quelle su cui poi bisognava indagarne gli effetti negativi.
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