lunedì 25 dicembre 2017

Monumenti

Le tue gesta sono i tuoi monumenti.

Guardando "Wonder" al cinema Tindaris.

lunedì 27 novembre 2017

Segreto condiviso

Perché rovinare quel meraviglioso momento in cui due persone condividono un segreto?

Cit. da una puntata di Alta infedeltà.

lunedì 20 novembre 2017

Avrei bisogno di piangere.

martedì 14 novembre 2017

Non potersi fidare

<< È solo che ... insomma, quando si viene al dunque, mi pare sempre di non potermi fidare... di non conoscerli abbastanza, e mi prende una strana paura. Non so come dirti.. >>

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 186.

Sconfitti

Gli sconfitti non piacciono a nessuno, e si fa presto a convincersi che portano iella.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 184.

Ricominciare

Aveva dovuto ricominciare daccapo, dunque, proprio nell'età in cui avrebbe voluto chiudere.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 184 .

Silenzi

Chi invece si era accostato a lui per fare domande, aveva dovuto accontentarsi di mezze parole e cupi silenzi. Non provava alcuna ansia di raccontare, non voleva spiegare nulla.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 173.

Condanna

Ormai era condannato a lottare per la propria sopravvivenza.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 83.

Vivere

Senza rendersene conto aveva deciso di vivere.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 83.

Germani

Li sapeva arroganti e prepotenti quando si sentivano forti, valorosi in guerra e però crudeli nella vittoria almeno quanto subdoli, simulatori e lungamente rancorosi nella sconfitta; difficilmente assoggettabili, comunque,  in quanto incapaci di accettare l'autorità  di chi non appartenesse alla loro gente, che ciecamente ritenevano  di gran lunga superiore rispetto  a ogni altro popolo, convinzione questa dalla quale nulla poteva dissuaderli. Gli era sempre sembrato che, con i loro occhi vitrei, essi scrutassero torvamente gli occupanti romani, invidiandone l'efficienza delle armi e bramandone i beni, ma avendo cura di mostrarsi superbamente indifferenti rispetto gli agi dei quali amavano circondarsi e ostentando disprezzo per tutto quanto, nella loro barbarie, non riuscivano a comprendere dei suoi più civili costumi.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 54.

Il vaso

Ognuno vuota il vaso sulla testa di chi sta sotto.

Guido Cervo, Il centurione di Augusto, pag 31.

lunedì 13 novembre 2017

Superficiali

Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze.

Oscar Wilde citato durante una puntata di Undressed.

mercoledì 25 ottobre 2017

Il gregge

Il cane pastore non può controllare tutte le pecore e nemmeno ridurre le loro paure.

Cit. La clessidra infranta di J. L. Bourne

Tempi

È finito il tempo in cui urlarsi addosso, ora possono solo abbracciarsi e superare assieme questa difficoltà.

Cit. 16 anni ed incinta Italia.

giovedì 12 ottobre 2017

Bentornata

Taglia 54 .
Era da un po di tempo nell'aria, il peso era stato lasciato per strada ed i risultati confermati, o meglio stabilizzati.
Ho un appuntamento con una ragazza a Messina, due chiacchiere non fanno male e conoscere persone nuove aiuta a dimenticare le vecchie. L'armadio però è pieno di roba, non tutta indossabile specialmente al primo incontro.
Prendo il primo pantalone ma non calza bene, prendo un secondo capo di abbigliamento e non mi convince molto. Il tempo stringe e devo far strada, abbino una camicia di riserva sostituendo l'azzurra macchiata. Non è il massimo come volevo ma va bene, un sospetto di profumo mi accompagna nella partenza.
Incontro quasi claustrofobico, possibilità di inserirsi nel discorso poche; lei va a mano libero. Però mentre camminiamo mi sento osservato ed osservo. La sensazione di destare interesse mi gratifica ma un po mi sento inappropriato in quei vestiti così larghi ed inadatti.
Finita la chiacchierata ed arrivati i momenti dei saluti, sento il bisogno di comprar qualcosa per Me. Sarà l’incontro non andato bene, ma sento svegliarsi dentro un bisogno: darmi una sistemata, non tanto per gli altri, quanto per Me stesso.
Era nell'aria da un po, ma proprio quella sera, superato il nubifragio in autostrada, mi fermo alla Benetton. Un occhio cade sulla mia sagoma allo specchio, mi vedo deformato dai pantaloni, guardo le taglie e mi domando “Taglia 54? Perchè no..” . È un azzardo, voglio provare.
Entra il piede e lì è normale. Scivola il polpaccio e non ho la sensazione di “stretto”. Arrivo a sollevarlo alle tante temute cosce e la sensazione è di vestibilità a guanto. Chiudo il bottone con semplicità e lasciata andare la pancia sento contenerla, non stringerla.
È fatta, un pantalone taglia 54 nuovamente per Me. Fatta cassa e notata la cassiera niente male, prendo la via dell’auto per tornare a casa.

È questione di tempo.

Amare è così breve, dimenticare così lungo.

Pablo Beruda, citato nella 15a puntata 2a stagione Undressed.

lunedì 9 ottobre 2017

Estraneo

A volte se ami una persona devi diventare un estraneo.
Errison Ford Blade Runner 2049

mercoledì 27 settembre 2017

Sofferenza e rabbia per un luogo

Mi sembrava di sentire la sofferenza e la rabbia che doveva aver provato a crescere da bambino povero a Milano.

Andrea De Carlo, Due di Due.

martedì 26 settembre 2017

Incancellabile

Quello che viene detto non può essere più cancellato.

La clessidra infranta di J. L. Bourne

lunedì 25 settembre 2017

Bugie & bugie

Le bugie non sono buone né cattive. Come il fuoco, ti possono
riscaldare o bruciare a morte, a seconda di come vengono usate. Le bugie che ci disse
il governo prima della guerra, quelle ci bruciarono, perché ci impedirono di fare ciò
che era necessario. Tuttavia, già quando girai Avalon, tutti facevano ormai ciò che era
possibile per sopravvivere. Le bugie del passato erano da tempo svanite, e ora la
verità era dappertutto, barcollava nelle strade, ti entrava in casa sfondando la porta e
ti artigliava alla gola.

Che versione ha visto?
Non sapevo…
Che ce ne fossero due? Deve studiare un po', mio giovane amico. Marty ne fece sia
una versione bellica che una postbellica. Quella che ha visto lei, durava novanta
minuti?
Mi pare.
C'era il lato oscuro degli "eroi"? C'erano la violenza e i tradimenti, la crudeltà, la
depravazione, la malvagità senza fondo nei cuori di quegli eroi? No, certo che no. E
perché avrebbero dovuto esserci? Quella era la realtà, ciò che spingeva tutte quelle
persone a rannicchiarsi a letto, spegnere le candele ed esalare l'ultimo respiro. Marty
scelse invece di mostrare l'altro lato, quello che fa alzare le persone dal Ietto al
mattino e le spinge a resistere, a sforzarsi e a lottare per restare in vita, perché
qualcuno dice che tutto andrà bene. Questo tipo di bugia ha un nome. Si chiama
speranza.

World war Z, Max Brooks.

Un delitto

Ciò che c'è di pericoloso nell'amore è il fatto che è un delitto nel quale non si può fare a meno di un complice.

Charles Baudelaire, colto durante una puntata di Undressed, stagione 2, l'episodio n.5

Pretesto per troncare

Lei si era offesa per la dissoluzione violenta dell'atmosfera, o aveva preso l'episodio a puro pretesto per troncare di netto le sue indecisioni .

Andrea De Carlo, Due di Due, pag 37

Epigrafi

Frasi lette su muri, nei libri, ascoltate in bici, in una pausa lavoro o durante una chiacchierata con amici. Frasi ascoltate in una canzone, sentite nella proiezione di un film, pezzi di vita emersi dal lento intercedere delle acque quotidiane, fanno capolino e vengono segnate. Semplici così come vengono, con una foto, con un video o semplicemente appuntate per non dimenticarle.
Piccoli punti di riferimento per la navigazione in questo mare di vita. Benvenuto nuovo lembo di isola.

giovedì 21 settembre 2017

Eterna .

Seconda .
Domenica sera, quando tutti si preparano per una serata di relax prima della settimana lavorativa, Io mi ritrovo sulla riva di un mare salato e morto che è il rapporto con Valentina.
La discussione cade sull’ultima gara di corsa a Letojanni. Foto dell’evento condivise, il piazzamento al secondo posto, emozioni e sensazioni condivise. Sembriamo quasi due esseri umani intenti in una normale relazione ma resta ferma sui suoi “propositi” ed Io devo assecondarla, volente o dolente.
Il mio Io, le mie decisioni, le mie emozioni ed i miei sentimenti sono messi da parte, alla mercé dei suoi capricci. Qualcosa dentro di Me cambia, inizia un percorso di ripensamento nel subconscio.
Sprazzi di luce vengono lanciati nel passato, elementi trovano un legame intorno ad una parola “secondo posto”. Inizia la salita della montagna del passato alla ricerca dell’elemento “secondo posto”.
Ripenso alle sue gare disputate, la prima raccontatami è stata il 23/07 a Patti per il 5° Corri Marina dove arrivò seconda. A seguire il 29/07 a San’Alessio Siculo con il 13° Memorial Mastroeni, dove arrivò nuovamente seconda. Il 06/08 a Furnari, il 5° Trofeo Città di Tonnarella dove arrivò prima ma le partecipanti erano due. Poi venne il 12/08 a Mistretta, nel 2° Memorial Padre Tano Farina, dove arrivò prima ma era l’unica partecipante. Il 17/09 a Letojanni nuovamente seconda assieme ad altre quattro partecipanti.
Altra salita della collina dei ricordi, i primi tempi in cui ci frequentavamo, accanto a Me c’era Federica; Fede era la prima ragazza con cui stavo e lei l’altra, la seconda.
Risalgo ancora la salita dei ricordi, arrivo alla sua famiglia. Suo padre si è trasferito da Torino, lì ha lasciato una prima famiglia con due figlie. Qui si è sposato per la seconda volta ed ha avuto due figli, Lei si è la primogenita, ma del secondo matrimonio.
Sarà sempre l’eterna seconda.
Fa male dirlo e riscontrarlo, ma è così.

martedì 19 settembre 2017

Caryan .

Fa le noci di Pecan .
18 Maggio 2017, Giovedì. Ho preso un giorno di riposo a lavoro, potrò fermare i pensieri, ma so che non verrà pagato. Lì o si lavora o non si viene pagati, non esistono ferie, pause o malattia, è lavoro da lager.
Mi sveglio di buona lena e faccio le cose mattutine bene, arrivando con largo anticipo al porto e prendendo il primo aliscafo disponibile. Sono in un buon anticipo sulla tabella di marcia per far rotta verso l’Isola di Vulcano.
Sbarcato sull’isola, mi immergo nella flora e geologia. E’ uno scattare foto e postarle su gruppi di identificazione botanica. La strada davanti si distende e mordo prima l’asfalto e dopo lo sterrato, direzione Monte Saraceno.
Guadagnata quota 490 metri, mi guardo attorno e scorgo quello che suppongo un acquedotto, infissi con reti metalliche, edificio in cemento e quel gorgogliare di acqua dentro vasche a Me noto. Sembra di essere a Monte Trino dove vi è allocato l’acquedotto del Capo.
Sentendomi quasi a casa come al Capo, con maggiore fiducia mi indirizzo verso il Piano di Vulcano. Scendo i primi tornanti di una strada smottata ma larga ed arrivo a quel che resta dell’inceneritore. Superato, torno a mordere strada di cemento, non so perché ho la sensazione di camminare in un luogo di scampagnate e mi sembra di sentire dentro le voci di bambini giocare il giorno di pasquetta. Supero le case dei pastori, umili e costituite da baracche, per sorpassarle e superare le ville.
Ad un incrocio scorgo davanti una villa. Da quando ho sentito il rumore dell’acqua su Monte Saraceno, sono alla ricerca di acqua, mi si è svegliata una forte sete e le riserve idriche sono numerate.
Provo ad addentrarmi nel giardino della villa, magari qualcuno si è dimenticato l’interruttore generale dell’acqua aperto e magari posso bere al rubinetto. Entro nel prato, con fare circospetto, ma tutto è sigillato e chiuso, dalle porte ai rubinetti. Volgo le spalle alla struttura sigillata ed inviolata e mi ritrovo davanti un albero maestoso, grande, alto, dalle belle fronde colorate di un verde smeraldo; emana serenità, tranquillità e calma.
Mi sento rilassato, accolto e coccolato dalle fronde arboree, scatto delle foto per farlo identificare. Scoprirò dopo esser l’albero di Carya sspp e produce le noci di Pecan, grazie al gruppo facebook “Le piante tropicali e subtropicali”.
Sono quasi stregato dall’albero, mi dimentico per pochi momenti la merda che mi porto appresso, dal lavoro alla giornata non pagata, passando per Valentina.
Neanche faccio in tempo a dimenticarla, che squilla il cellulare. Guardo il display e sono rapito dalla realtà: Valentina mi sta cercando, o meglio perseguitando. Rispondo con un filo di voce quasi tremante, non ce la faccio a sentire nuovamente insulti e gli stessi discorsi, sono stanco di una storia mai decollata. Valentina mi copre di insulti, dandomi del bugiardo, puttaniere ed insultando la mia famiglia, sai che novità. Quando mi chiede dove fossi, decido di non risponderle e di chiudere al più presto la chiamata, perché sono stanco di sentire questo disco rotto.
Guardo l’albero e trovo al pace e la forza per dirgli “lasciami stare, non riuscirai più a perseguitarmi”, stacco la chiamata ed un senso di spossatezza e delusione si impadronisce di Me. Ma me ne frego, punto a Capo Grillo, è la mia giornata di riposo e voglia godermela.
Da quel momento è iniziato un lungo calvario da cui ancora non ne sono uscito fuori del tutto.

Magnifico .



FEDEZ - MAGNIFICO FEAT FRANCESCA MICHIELIN


2015, il caso mi fa imbattere per la prima volta in Francesca Michielin assieme a Fedez in MAGNIFICO.
Le rime sparate da Fedez sono addolcite da Francesca, è un fraseggio tra due punti di vista differenti, ma che alla fin fine cercano di trovare un punto di mediazione tra le parti e quindi viversi ora il sentimento dell’amore.
Sono cosciente che tra Me e Federica esiste un fossato di differenza, di diversità, abbiamo punti di vista totalmente differenti che non trovano un punto di incontro, anzi si trova scontro tra le parti. Sintesi non se ne vede all’orizzonte.
Una rima salta alla coscienza:
Ma non esiste prospettiva senza due punti di vista”.
Mi fermo, corto circuito. I versi mi suggeriscono che con Federica si può. Abbiamo due punti di vista differenti, ma se collaboriamo per un obiettivo condiviso, abbiamo una prospettiva insieme e potremmo vivere assieme. La sintesi è procedere da punti di vista differenti verso lo stesso obiettivo.
E’ fatta, lo sento, è tempo di impegnarsi in una storia vera, seria, condivisa, dove si crea assieme all’interno di un contenitore che è un rapporto a due, consci della propria diversità. La diversità porterà un valore aggiunto uno all’altro e permetterà di fare cose belle. Ne sono sicuro, ho trovato la quadratura del cerchio.
Cerbero, il mastino a guardia del cancello delle emozioni è stato placato. E’ calmo e tranquillo. Posso aprirlo il cancello e farli fluire. La ragione si è placata e sono emozioni e sentimenti che fluiscono. Sarà un anno intenso e vivo, pieno di numerose decisioni importanti.
Il ritornello di Francesca addolcisce ma inquieta:

Anche se poi tutto è magnifico
Non lo prenderò come un rimprovero
E' possibile abbia sogni sbagliati, un po' illusi al momento
Mi appartengono
Anche se poi tutto è realistico
Non lo prenderò come un rammarico

E' possibile abbia sogni sbagliati, un po' illusi al momento
Mi appartengono”.

I conti con questi ritornelli non tornano al 100%, ma non posso aspettare che tutto sia in ordine e perfetto, il tempo scorre ed è tempo di confrontarmi in una storia vera a due.
Quel “rimprovero” dopo “anche se poi tutto è magnifico”, mi da da pensare. Quel “anche se poi tutto è realistico non lo prenderò come un rammarico”, mi da spunto per ragionare notti di fila se avventurarmi o meno in una relazione così importante e coinvolgente. Il dubbio si fa avanti “ E se poi non riesco ? Cosa Succederà di Me?”, me la prenderò con Me stesso se non ce la faccio? Non è che ho dei sogni sbagliati e non mi appartengono? Una brutta strada, fredda e difficile, profonda ed insidiosa, si apre davanti a Me, se la percorro non so se ne uscirò. In pratica la domanda fatidica si pone “ E se poi con Federica finisce, Io che faccio?” Questa strada la percorro da solo?
Mi dico che se finisce poi si vedrà .
Ora sono arrivato a quel “poi”, la mole di merda da spalare è molta.

Il materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.

Altro logo .

Cheeeeese .
Devo scrivere un post, ma ho bisogno di un filo conduttore da seguire per non perdermi in oltre un anno e passa di merda. Quale può essere un buon filo conduttore? Una bella risata sfacciata da cui guardare il tutto con sarcasmo .
Parte la ricerca dei caratteri importanti da seguire: occhi, labbra, bocca, denti ed il gioco è fatto. Nuovo logo è fatto, buona navigazione.

lunedì 21 agosto 2017

Quanto può costare un regalo ?

Dipende ...
Mi contatta Carmelo M., l’ ex-allenatore. Dall’aggancio escono un paio di interessanti incontri durante i quali confrontarsi. In uno di questi mi propone di comprare un biglietto per la lotteria. A fatica riesco a racimolare i soldi ma ce la faccio, i biglietti sono sottoscritti, la cifra incassata e la ricevuta in tasca.
Passano i giorni e mi viene mandato un messaggio dal mister sull’estrazione dei biglietti. Il primo premio, il portatile, è vinto da Me. “Wow!”, penso tra me e me, non vinco un cazzo ed ogni tanto la dea bendata mi sorride. Ci vediamo per il “ritiro” del pezzo che più che altro è una presentazione al negozio per mettersi d’accordo su come e quando ritiralo. Gli dico a priori che voglio Windows 10 originale sulla macchina con doppia ripartizione, dove nella principale andrà Linux.
Passano i giorni ed è fatta. Porto il pezzo a casa ma già so che è un doppione, ho il mio HP che funziona e non cambio con nulla. “Bene!” dico tra Me e me, “dove lo piazzo stò apparato?”.
Indago la strada di un regalo a Claudio, ma si chiude perché ne ha già due. Mia nipote è troppo piccola, a casa abbiamo più PC che persone. Valentina? Perchè no..
Fosse stato davvero no. Saggio la strada ed una sera prima di Natale lo presento. La sua faccia non è proprio felice, direi quasi “schifiata”, mi ero ripromesso di non regalarle più nulla dopo che aveva buttato per terra il bidone di nutella, ma in qualche modo ho da piazzare il PC.
Ringraziamenti di circostanza, un imbarazzo nel prendere il pezzo ed un rimandarlo al mittente, trincerandosi dietro ad un “so quanto costano i soldi e non voglio approfittarmi di Te”. Rimango basito. Ti faccio un regalo e tu me lo rifiuti? Mi incazzo come una jena e mando a fanculo tutto e tutti.
Il pezzo torna a casa, piazzato ai piedi del letto, cercherò di piazzarlo prima al collega Davide, poi al Signor Claudio ed infine proporrò il pezzo a Nino. Ci pensa ed il giorno dopo è Ok, prendo il PC, ma te lo pago a poco a poco, il prezzo è 100,00 € , Windows mi è costato 90,00€ e 5,00€ di biglietto, alla fine ho fatto un margine di guadagno di 5,00€. Tanta roba o meglio tanta merda se pesassi alla sensazione di delusione ed insulto che mi sono sentito di sopra assieme al rifiuto quando il computer è stato girato al mittente.
Spero che stasera sia uscita con “Suriceddu” ed abbia succhiato miele dalle sue cosce, così rompe il cazzo a lui e non a Me..

Oggi ho fatto la prima puntura da solo su di Me.

lunedì 14 agosto 2017

Un nuovo logo .

Della Paura .
Sera, appena tornato da lavoro. E’ un po che non metto mano al blog, in cantiere ho tante idee ma si ritirano tutte in ordine quando c’è da fermarle sulle pagine. Mi ritorna in mente l’idea di realizzare un nuovo logo, sempre sulla scia dello squalo sulla linea che scelsi un decennio or sono. Ho il logo del semi-sorriso, innamorato, diffidente, dubbioso, piangente, ridente ma non ho il logo della paura.
Cerco on – line qualche clip-art da cui copiare i lineamenti. Una volta trovate, il gioco è fatto. Parte il solito ed instancabile paint, gli ingrandimenti, i salvataggi giusti e via, il logo nuovo prende forma.
Non sembra male, no?
Buona navigazione in questo mare di Internet, Io periodicamente faccio terra su questa Isola per ricomporre, fermare, ragionare e trovare spazio per Me stesso.
AVE ATQUE VALE.

Il segreto di pulcinella .

Leggendo il titolo del post con la mente andrebbe subito a Napoli, città piena di vita, canzoniera, colorata, casinara, dove tutti sanno la cosa da nascondere ma nessuno la dice e solo i fessi non la sanno, si proprio i fessi, ma darsi del fesso è dura, uno ha una dignità da difendere ed una personalità che ha già avuto un po troppi siluri in stiva da parare, pertanto mi si perdonerà se mi appellerò con “buono” e non “fesso”, anche se fesso lo pensiamo, però, cortesemente non lo diciamo.
Vi prendo per mano e vi faccio salire lo stivale, non ci fermiamo sotto al Vesuvio, neanche nella città eterna. Arriviamo all’appennino e navighiamo nella pianura padana, fino a lambire le Alpi Orobie. Ci fermiamo a Bergamo, perché il nostro segreto di pulcinella è stato lì.
Arriva  il 18 di Ottobre dopo mesi di attesa. Giornate lunghe, passate cercando di migliorarmi e di far del mio meglio. I pacchi per festeggiare il compleanno viaggiano con vettori ora privati ed ora no. I pacchi sono stati preparati con cura ed amore, pezzo dopo pezzo sono stati inseriti e preparati, dai salumi ai formaggi, passando per le conserve e non scordandosi della cassata. Con un grande lavoro di sincronizzazione nei tempi di preparazione e spedizione, riesco a far arrivare tutto lì nei giorni prefissati. Solo il pacco dei vestiti non arriva in tempo, ma saranno così gentili da ritirarlo e mollarlo solo come un cane davanti al garage con l’imballaggio mezzo sfasciato. Brutto presagio e brutta sensazione provata nel vederlo lì.
Arriva la sera, tutti i pezzi sono pronti, dalla tavola imbandita alle sedie prese in prestito dai genitori di Rò. Io vengo sfanculizzato fuori casa per preparare la casa, “Rò dice che non vuole nessuno mentre prepara”. Io colgo l’occasione per farmi una passeggiata in collina e scattar qualche foto. Un pensiero bussa alla mia coscienza “Perchè non resti in penombra e vedi cosa accade?”. L’idea di passare per il padre di quella del liceo dietro le persiane non mi alletta.
Passa il tempo, mi lavo, mi preparo, indosso i vestiti che avevo preparato per quella sera e la festa ha inizio.
L’amica del cuore pompa affinché Io e Rò fossimo una bella coppia, come se volesse mettere fuori uso a Rossana, perché la posta in gioco dovrebbe essere Massimo. Non ci faccio molto caso, Massimo sembra una persona “buona” e non mi sembra capace di certe porcate alla “Cornetti alla crema”.
La festa ha corpo, si svolge. Dietro al tavolo di casa, Rossana tiene banco a tutti, tenendo un occhio di riguardo per Massimo seduto sulle scale di continuo provocato, invitato, chiamato e solleticato.
Arriva il momento dei regali, il mio è la torta fatta arrivare dalla Sicilia, quello del gruppo è uno scherzo da arrampicatore sulle rocce, a qualcuno sfugge che massimo è l’istruttore, ma nessuno dice che è di Rossana. Giovanni, che mi sembra un buono come Me, ogni tanto mi guarda come si guarda un agnello portato al macello e non si degna di parlarmi molto, stasera è stranamente freddo, più del solito. Ne parlo con Rò e mi dice un semplice “è tutto normale che sia schivo”.
Ci sono tanti conti che non tornano. Uno tra tutti “Io sono il fidanzato della festeggiata e nessuno mi fa battute o chiama in causa”. Ad un certo punto aperta la finestra sull’arrampicarsi di Rò sulle rocce “la invito per sfruttare la bravura e raccogliere assieme capperi su pareti di rocce inaccessibili”. Il silenzio cala in sala, tutti si rivolgono a Me del tipo “Ma tu che cazzo ci fai qua? Vorresti pure parlare?” Mi sento ghiacciare le vene.
Arriva il momento delle fotografie. Quando è il mio turno con Rò, lei si butta a far smorfie e sfuggire come una bambina al compleanno delle elementari. La cosa mi suona strana.
La serata finisce e finisce che facciamo l’amore, ma la sento sempre più distante e fredda.
Dovrà arrivare il martedì 1 aprile dell’anno successivo per capire che Rossana e Massimo Stavano già assieme ed Io ero il “fesso”, pardon il “buono” da spennare. Che tutti sapevano, amici, Giovanni, Paolo, Massimo (ovviamente), l’amica del cuore sarda, la falsa amica del cuore ed i genitori di Lei (anche la madre ), tutti sapevano e nessuno diceva nulla al “buono” spennato.
Era il segreto di pulcinella, che Io avevo sotto gli occhi ma non vedevo, non perché non volessi o non ne fossi in grado di leggerlo, ma perché era maledettamente assurdo ed incomprensibile. E’ capitato, non capiterà più.
Ora sono sposati, gli auguro tutto il bene possibile, ma chi di segreto di pulcinella ferisce, di segreto di pulcinella perisce e Massimo ha già una famiglia fatta a pezzi.
Fottetevi. .

L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

domenica 13 agosto 2017

La Matassa .

Lentamente, con fare lento ma costante, aggirando il problema e riducendolo a poco a poco, cerco di venire a capo di quella parentesi difficile ed infelice che contraddistinse la mia vita durante la fine del rapporto con Federica e l’inizio della non relazione con Valentina.
Difficile procedere dentro l’argomento, i post diventano ingarbugliati, si parte con un obiettivo e mano a mano ne nasce un altro in seno ad esso.
Le storie sono difficili da particolarizzare, definirle, iniziarle e chiuderle, aver chiare le idee è un’ impresa, ma il problema è che non c’è solo una cosa da dire, sono tante.
E’ come tirare un filo da una matassa ingarbugliata, una volta afferrato e tirato un lembo, si trascina il resto della matassa ed il groviglio di fili. La situazione è a arrivati a questo punto, di individuare l’argomento, svilupparlo, rileggere, scovare dove tagliare e dividere, in modo da sviluppare successivamente la nuova parte nata in seno alla vecchia in un altro contesto di post, di idea, di viaggio, di terapia, di foto, di lettura.
Dividere, separare e magari lasciare uniti in un lungo post. Il problema di quest’ultimo è che se troppo lunghi, i post diventano inafferrabili, stancanti e scivolano via, non basta più una fotografia a esprimere il concetto, ne servono altre. Ed a questo punto non è più l’opera di scrittura di un post, ma di una vita.
A proposito, sto vagliando l’idea di andarmene via dall’Italia.. .

Catene .

Numerose le maglie .
Ci sono catene che imprigionano, catene che delimitano, catene che legano. Catene fatte per tirare, picchiare, scassare e quant'altro. Ogni catena è fatta di anelli, assemblato l’uno all'altro in modo da dare continuità e formare un filo.
Una catena può essere un ragionamento, fatto di tanti pezzi che si legano per raggiungere un senso una volta allineati. La mia catena è la mia famiglia, il rapporto con i miei.
Stamattina l’urlare di mia madre che non trova le sue medicine; ok ieri sera ho messo disordine nell'armadietto farmaci mentre cercavo un blister di compresse. Avevo comprato delle bentalan qualche mese or sono per curarmi. Finita la terapia, le compresse avanzate le avevo messe nell'armadietto per trovarle all'occorrenza.
Ieri notte, in preda al dolore alla spalla, cerco il farmaco avanzato. Alle due di notte rovisto nello scaffale e non trovo le mie pillole. Ho bisogno di qualcosa per sedare il dolore e del pacco neanche l'ombra. Trovo delle fiale da iniettare, ma l'idea di spararmi una puntura con un arto macilento non mi prende molto.
Riparto dalla ricerca, esco fuori tutto fino a quando non trovo qualcosa di più consono. È fuori un armadietto, la spalla fa solo male e sono senza sonno da giorni per via del dolore,  assieme ad una generosa dose di stanchezza da lavoro.
Trovo un pacco di deltacortene; preso. Un sorso di acqua e via, obiettivo raggiunto. Resta una montagna di confezioni da sistemare, prendo a manciate di scatole nelle mani fino a richiudere bene lo sportello.
Le urla di mia madre che non trova le sue pillole della pressione, sono la sveglia odierna.
Io le benatalan le ho comprate, pagate e conservate una volta finita la terapia. Dov'erano quando ne avevo bisogno? Probabilmente saranno servite a qualcuno per curarsi, bene, benissimo, abbiate la delicatezza di dirlo in modo che quando uno ha bisogno sa come comportarsi e non doversi ritrovare informato dei fatti a cose fatte. Questa catena di ragionamento di informare a cose già fatte è una dinamica che si è ripresentata in altre occasioni. 

sabato 10 giugno 2017

Vulcano .


L’esperienza delle 48 ore a Stromboli ha mosso qualcosa dentro, precisamente l’escursione nell’isola di Vulcano del 27 Dicembre 2016. Ho voglia di uscire, di girare, di guardare, di perdermi nella strada davanti, di progettare, di sperare, di vedere, di vivere, di conoscere e perché no stare con ME stesso e per Me stesso.
La settimana scorsa vedendo le ultime foto condivise da Valentina, un‘idea sopita nel dimenticatoio riemerge “Monte Saraceno a Vulcano”. Sono stato alle Eolie poche settimane fa e mi sono trovato bene, perché non bissare, magari con un’altra escursione? E perchè non provare stavolta la scalata in solitaria di una montagna, anche se parliamo di 400 Metri? “Ok”, dico tra Me e Me, si farà.
Non devo caricarmi di troppe cose, chiedo un piacere a mia madre, se potesse farmi un panino per Giovedì, l’assenso ed è stata un’iniezione di fiducia, anche se resto traballante. In dubbio nelle giornate seguenti, ma a poco a poco, con costanza e determinazione assemblo i pezzi che mi servono, dallo zaino da trekking all’attrezzatura per la giornata, finendo per gli orari di aliscafi.
E’ fatta, i pezzi ci sono e questa sarà la mia micro-vacanza.
Le 5.40 di mattina, suona la sveglia. La melodia mi strappa da un sogno profondo che finalmente torno a fare con maggiore costanza. Faccio colazione un po sincopato, ma procedo. Mi manca il bagno ma riesco a mettermi in strada per le 6.40 e non so come, volando, arrivo all’imbarco degli aliscafi. Faccio il biglietto e guadagno il posto per l’aliscafo delle 7.00. Sono in anticipo di 30 minuti sulla tabella di marcia.
Approdo all’isola e sono felice, inizio a scattar foto, ma mi ricordo che ho tanta strada da fare e già punto al mio obiettivo nascosto dal cratere. Procedo con costanza e mi si mostra in tutta la sua bellezza.
Incrocio i dati della guida, una mappa trovata per strada e fotografata, i dati del GPS e riesco a farmi strada per il giusto viottolo sterrato. Sono tornati che si susseguono ed un mare dal lato di ponente che mi ruba il cuore. Sento la risacca sugli scogli, un grosso faraglione davanti a Me ed una sensazione di pace e rilassatezza che mi pervadono.
Le incertezze precedenti vengono evacuate come ho evacuato a bordo strada prima. Mordo la strada davanti e procedo. Scelto il bivio giusto, cammino per una strada asfaltata nel bel mezzo del nulla, ma ripida come quella di Rocchenere per andare al cimitero. Non mi preoccupo e non demordo, continuo, anche prechè il sentiero è segnato in una o più carte.
Arrivato allo spiazzo davanti una casa, finisce la strada percorsa, sia essa asfaltata o altra tipologia. Con delusione ma non sconfitto trovo un sentiero di capre e punto alla vetta davanti.
Cerco di restare sulla cresta ma sdevio sul fianco EST della montagna, perdendomi su sentieri battuti da pecore. Guadagno nuovamente il crinale, decidendo di puntare si alla vetta, ma non perdendo il sentiero da dove vengo, cerco di non lasciare il crinale, vado spedito.
I metri si susseguono, la punta si avvicina. Sono quasi arrivato e mi volgo dietro, il sentiero si vede ed ora è pure chiaro, il mare e qualche capra mi fanno compagnia.
Arrivare in vetta è gioia. Ho raggiunto la mia quota, ho scalato la mia montagna, ho ritrovato la mia strada per l’obiettivo ed ora festeggio con un buon sorso d’acqua la riuscita.
L’occhio volge verso le case del Piano e cerco di capire dove si trova Capo Grillo, i sentimenti mi portano da Federica, chissà cosa farà? Avevamo in progetto di viverci Vulcano assieme e gustarcelo. Tristezza, delusione. Riemergo da questa palude guardando il mare e già penso ad una prossima escursione a grotta dell’Abbate, un grosso pino a mare suggerisce dove poter trascorrere le ore calde della giornata.
Scendo dalla quota senza prima aver scoperto l’acquedotto di Vulcano ( o credo ), seguendo una trazzera arrivo al vecchio inceneritore e poi a poco a poco alla strada di cemento, asfalto ed infine nei pressi delle case.
Mi ruba il cuore una casa in ristrutturazione, con il pergolato, il pozzo, un sedile in muratura fronte strada e le porte come quelle di casa della nonna. Vorrei averne una così, poterci stare nei momenti di bisogno.
Fatte le foto e lasciato un pezzo di cuore, cerco la strada per Punta Grillo. Pausa per bere al cimitero, dove trovo una Crisafulli Domenica, chissà se parente della Nonna?
Continuo la strada ed incrociando i dati prendo il via per Capo Grillo. Arriverò a Mezzogiorno passato, conscio che la prossima volta servirà uno scooter per muoversi a Vulcano, troppe le distanze tra i posti e troppa la strada da fare.
E’ un camminare tra isole di querce secolari, lecci e pascoli. La scarpata di Capo grillo è una mezza delusione, un bosco umano dalle essenze assurde, custodisce un bel panorama, ma non mi piace come bosco, sa di sintetico. Guadagno la più bella panchina e faccio campo – base sotto ad un albero per il pranzo. Mi concederò una pausa lunga fino alle 3.
Suonata la sveglia si apre la strada del rientro, a malincuore, ma rientro. Alla tredicesima richiesta di autostop mi danno uno strappo delle Belga al porto. E’ un salto alla bottega messa sott’occhio all’andata ed una granita al Faraglione. Un souvenir per mia nipote ed un imbarco all’aliscafo.
Ci voleva e ce ne vogliono di altre mini vacanze. La sensazione che mi sono portato appresso è come quando andai i primi di gennaio ai laghetti di Marinello, un gioia-triste, una libertà-solitudine, come se le cose avessero un velo di polvere che le rattristerebbe, ma non guastate.
Resta una perla di esperienza che aggiungerò nella mia vita.

venerdì 2 giugno 2017

Carta .

Igienica .

Sulle cose fatte fai arrivare valanghe di critiche, sia che esse siano buone o cattive. Critichi, non dai fiducia, attacchi, insulti e non ti fermi davanti a nulla. Smonti ogni cosa fatta per Te, il regalo di Natale, del Compleanno, le uscite, le serate, le rose, il fare l’amore. Arrivi ad insultare mia nipote dandole della malata. Insulti il mio passato e lo usi ad uso e consumo tuo, come se la mia vita fosse carta igienica da utilizzare a tuo piacimento .
Prendi il mio passato, quello malauguratamente condiviso con Te e lo smonti, lo fai a pezzi, lo sminuzzi fino a ridurlo una poltiglia. La parte oggetto del tuo interesse lo tiri fuori, scorporandolo dal resto ed assemblandolo a piacere tuo, fregandotene che dall’altra parte c’è un essere umano, infischiandotene che sono cose altrui e che non hai nessun diritto ad usarle a tuo uso e consumo sopratutto contro l’altro . Crei questo abominio di ricostruzione e lo ergi a totem su cui impalare l’altro.
Semplicemente te ne freghi. Monti, smonti, ricordi a tuo piacere, a tuo uso e consumo, come una bambina seduta sul cesso, strappi fogli di carta igienica per asciugarti il culo; peccato che quei fogli sono pezzi della vita altrui ed in più occasioni sei stata invitata a fermarti e a non usarla come carta igienica, a non pulirti la merda che ti trovi addosso ed in cui ti ci trovi non bene, benissimo.
Il passato altrui è un banco di prova su cui poter fare e disfare a tuo piacere ed interesse.
Se ti conviene negare che hai scelto di esser con Me e preferisci nasconderti dietro alla scusa “Ma Io ero Single”, fai pure. Il ribrezzo e lo schifo nei tuoi riguardi comincia a montare di più.
Ora sono Io che quando arriva la tua chiamata nel cuore della notte ti stacco il telefono, ora sono Io che ti rispondo in malo modo e ti dico “Che vuoi?”, che mi chiedi di dirti una cosa e con tutto il cuore ti dico “No. Non la voglio sapere”. Sono Io che ti dico “non cercarmi più”, sono Io che comincio a trattarti da carta igienica, non per pulirmi il cazzo rodiro. No, ti tratto come un foglio di carta igienica usata, mi fai schifo e ti butto via, lontana da me.

Partner .

Traghetto.

Calda sera di primavera inoltrata, seduto sulla banchina del porto guardo il mare. Buio, nero, difficile scrutarlo, figuriamoci solcarlo. Davanti due imbarcazioni.
La prima è entrata in rada da poco, ha finito la sua corsa, il suo servizio. E’ finita ormeggiata in banchina dopo una fonda lunga e deleteria nel golfo. Il rapporto con lei è finito in un naufragio non dichiarato. L’equipaggio non ha il coraggio di lanciare l’abbandono nave e ne tanto meno voglio esser Io a dare il colpo di grazia. Non ne ho proprio voglia. Lascio che il tempo faccia il suo corso.
La seconda nave è di stazza più modesta, forse più scattante, avrebbe tenuto il mare con maggiore difficoltà, ma avrebbe permesso di navigare lo stesso in quel nero magno mare davanti ai miei occhi.
Riflettei a lungo e salì sulla seconda, forte della sensazione interiore ovattata che mi diceva "Si, va bene".
Salito a bordo, cercai di navigarvi; praticamente impossibile. Nave piena di falle, in continuo alla fonda per riparazioni, in secca per lungo al carenaggio, pr la messa a punto, per riparazioni su riparazioni e riparazioni che non tengono mai e scivolano dalla carena. Si salpa e nel men che non si dica, nel giro di un paio di giorni prende e ri-affonda, è un fuggire verso il bacino di carenaggio da cui non è detto esca e se esce è nuovamente punto e a capo.
Ho provato a partire con il secondo vascello per oltre un anno, capendo poi che oltre ad essere irrimediabilmente danneggiato, era anche un "vascello stregato".
Urla, pianti, il cuore della notte trasformato in campi di battaglia animati da spettri. Passati andati, torvi e cupi tornavano ad aggirarsi per le sale del mezzo, urlando, imprecando, insultando, offendendo e gettando urla strazianti di dolore, pianto e follia.
Fu allora che stremato dalla fatica feci terra e salii sulle alture. L’obiettivo era mettere strada tra Me ed il vascello carico di spettri, per veder meglio l'imbarcazione infestata e non farvi più ritorno.

giovedì 25 maggio 2017

Bunker .

Virtuale ?
Non rispondi alle telefonate, agli inviti a vedersi, a sentirsi nella vita. Ti trinceri in  bunker virtuali, ora Whatsapp, Facebook, Instagram, da dove cementata nella tua ragione e presunzione, spari rancore sull'altro, versandogli odio di sopra e proseguendo con la propria vendetta.

mercoledì 24 maggio 2017

Un ragno .

Nel buco.
Attendi, ferma ed immobile se qualcosa passasse, come un predatore attende la sua vittima, una povera bestia, un boccone.
Passo Io, mi accorgo di Te, mi avvicino. La cosa ti turba, ma l'esser stata notata ti ha dato modo finalmente di destarti dal lungo torpore nel buco scavatoti.
In quel nascondiglio fatto di buone idee, buonismo, ragazza seria, per bene, a modo, garbata, ponderata, timida, lavoratrice, casa e famiglia, senza fronzoli e con i piedi per terra, c'è altro; c'è l' “altra” persona.
Viva, passionale, che vuol godersi i “piaceri” della vita ed uno in particolare, che vuole inarcarsi di Piacere e sentirsi viva, che ha una forte sessualità ma non ha il coraggio di tirarla fuori e viversela.
Nel buco c’è anche un lato oscuro e problematico, poco visibile, ben celato, nascosto per bene.
 Giochi la carta sesso a più riprese, un’esca irresistibile per portarti a Te. E’ un lento avvicinarsi l'uno a l'altra, piano, lentamente, studi e non vuoi esser studiata.
Ti fermi, l’avvicinarsi è troppo, l’obiettivo è stato raggiunto ed hai adescato uno, inizi la manovra di ritirata e celermente corri verso la fossa/trappola da cui sei uscita per farti inseguire dal malcapitato.
La preda entra nel buco ed è fatta. Resterà invischiata in quella trama di bugie,  negazioni, menzogne, omissioni, dimenticanze e misteri, che tiene in piedi la tua vita. A poco a poco lo farai a pezzi per cibartene e trarne finalmente della vita.

L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.
 

Voltare pagina .

O pagine?
E’ un po che ci ragiono su, c’è da andare avanti.
C’è da voltare pagina, sbloccarmi da quota 2012 – 2013 e volgere lo sguardo avanti. Sono passati 4 anni da quei giorni e di acqua ne è passata sotto ai ponti. Persone, momenti, giorni, emozioni e sopratutto Tempo, di quello con la “T” maiuscola.
E’ stato un periodo difficile della mia vita, durante il quale tanti nodi sono venuti al pettine, alcuni risolti, altri no, tante cose sono successe, in male ed in bene, anche se per ora sento di più quelle in peggio. Ma è tornato il tempo di riprendere a navigare per acque alte, proseguire la rotta, la vita.
C’è da riallacciare le fila con Me stesso, con un 2015 distrutto, di storie finite male, di un peso corporeo impazzito, di un armadio discarica da dove buttare roba e capire che non c’è bisogno di vestirsi da derelitto quotidianamente e magari qualcosa me la posso godere tutti i giorni. C’è da pensare al mio sonno, continuare con Caterina, progettare un nuovo posto di lavoro più tranquillo e sicuro, di pensare a leccarmi le ferite con Valentina e trovare una tattica. Penso a fare a pezzi la sua idea che ho ogni qual volta in cui viene a mancarmi. Mi manca? Faccio a pezzi l’idea, leggo i post pubblicati e dico tra Me e Me “Vedi cosa ti è successo?”; dopo di che vediamo se la voglia di vederla torna a galla.
Vado a nanna che è tardi ed il mio compleanno è volto al termine. Buona notte Capitano .

lunedì 22 maggio 2017

La delusione.

Una forbice.
La delusione è una forbice. Una lama sono le aspettative, l'altra la realtà. Unite dall’Io, dalla persona, dal proprio essere, si avvicinano e si allontanano in base alla distanza che intercorre tra le due superfici taglienti.
Ora una si allontana un po all’altra per poi ri – avvicinarsi e viceversa. Più ampio è lo spazio tra le due e più il taglio sarà lungo, netto, dolorante e devastante, più la distanza tra aspettative e realtà è minimo, più il taglio sarà piccolo e netto, come un ricamo.
Quando si chiudono, il dolore nato dal taglio è la delusione.

Una Nissan .

Micra .
Sabato 25 Febbraio, ho voglia di vederti e forse anche Tu, spero, ma i motivi sono differenti. Io ho voglia di intimità, Tu chissà di cosa.
La serata a lavoro scorre bene, si è lavorato ma abbiamo preso una bella volata, smontiamo la sala e la rimontiamo celermente, i restanti lavori proseguono e sedutasi la brigata a tavola, resta poco da fare.
Ti mando un messaggio, magari riusciamo a vederci e stare un po in intimità. Rispondi, ci sei, aspetti. Con la scusa del dolore alla spalla riesco a sbolognarmi il collega dal portarlo a casa, ti chiedo cinque minuti per farmi una doccia e togliermi la puzza di sala. Mollo il borsone sul mobile e schizzo verso la piazzetta. Una telefonata è l’annuncio che sto arrivando, la spalla mi fa male, ma tra non molto avrò di che non pensarci più.
Parcheggio vicino alla tua auto, sali in macchina e qualcosa non quadra. Dici che senti freddo, ti trema la gamba per il nervoso, provo a massaggiarti il collo per rilassarti, un bacio alla noce del collo, un accarezzare i fianchi, un massaggio alle tempie, niente, non ti sblocchi.
Ti indurisci ed irrigidisci come un pezzo di marmo, qualcosa sotto sotto mi dice che è pronta una tua crisi.
L’occhio mi cade ad una macchina parcheggiata davanti a noi: è una Nissan. Penso “come quella che aveva Federica”, ma il colore è differente e chi la guida è una donna dai lineamenti differenti dai Federiciani.
Anche a te cade l’occhio sull’auto, sopratutto dopo che se ne è andata via sfrecciando. Iniziano le domande pretenziose, distorte, maliziose e fuorvianti, dove l’unica risposta possibile è quella pre-costituita nella tua mente che ha già sentenziato che quella è la macchina di Federica:
- Chi era in quella macchina, Federica?
- Di che colore ce l’ha Federica la macchina, era lei?
Devio il discorso, lascio andare la discussione, non voglio alimentarla anche se Tu fremi ad aprirla e farla esplodere.
Torna l’auto, a bordo sono forse in tre o due. Loro stasera forse faranno qualcosa, Io mi sto preparando ad una eruzione vulcanica basaltica, una delle tue solite crisi. Stavolta qualcosa dentro di Me è diverso, non ho voglia di espormi troppo.
Tornata la Nissan ti ci fissi, vuoi credere che sia di Federica. Ti faccio notare che non è lei ma imperterrita ti convinci che in auto ci sia lei. Dato che non ti schiodi, accendo la macchina ed andiamo in riva al mare, forse riusciamo a sciogliere meglio la tensione da viste inopportune.
In riva al mare l’eruzione vulcanica inizia a prendere corpo, inizia a sfociare sui cellulari, vuoi vedere il mio a tutti i costi ed è un già sentito, un ripetere di Federica, del passato, del tradimento, della tua presunta innocenza, dell’altrui ambiguità.
L’unica soluzione che mi si prospetta è mostrare il mio cellulare e si risolverà tutto. Il cellulare mi viene afferrato e strappato dalle mani, la cosa mi da fastidio.
Con tono poco cordiale dico “No. Guarda che i cellulari sono bombe a amano e tu ci stai giocando. Non voglio tu lo prenda. So benissimo cosa non voglio. La differenza con un malato di mente è che so bene cosa non voglio e non voglio che il mio cellulare sia violato”. Urla, insulti e grida da parte tua, le stacco il cellulare dalle mani e nella manovra le tocco il dito mignolo tagliatoti con la scatoletta di tonno.
Urli di dolore, forse un po troppo, inizi ad insultare la mia persona, il mio corpo, la mia famiglia, il mio passato per arrivare ad un presente in cui è convinta che ce ne siamo andati dal parcheggio perché in quella macchina c’è Federica. L’eruzione ha preso corpo e forma.
Dentro Me so benissimo che in quell’auto non c’era Federica, ma una donna che è andata a prendersi il suo uomo e dopo è tornata lì con lui per starsene per i fatti propri.
Forte del passaggio precedente, accendo l’auto. Con un tono di voce tutt’altro che cordiale la obbligo a seguirmi in auto a vedere quella macchina. Costi quel che costi, se fosse Federica la tanto minacciata scenata di gelosia la farà, se non fosse Federica la tanto minacciata scenata la dovrà fare.
Partiamo, la macchina sobbalza sui fossi. Mi immetto in carreggiata asfaltata ed i pieni regimi della seconda non sfogano in una terza, un’auto restringe la carreggiata ma Io la ignoro e vado avanti. Lei urla di paura perché crede che investiamo.
L’auto a 70 fa i 100 metri che ci separano dal precedente parcheggio. Freno dietro la Nissan, rincuorato che ha un colore diverso da quello di Federica. Mi volto verso Valentina e le intimo di scendere a fare la scenata di gelosia.
Non vuole scendere. Le intimo che se non scende dall’auto a fare la scenata di gelosia a Federica, la butto fuori a calci nel culo. Come un topo in gabbia che ha trovato la via di fuga, scende dall’auto e scappa nella sua. Vi si chiude, accende i fari e mentre le urlo contro che aspetto questa scenata di gelosia, Lei se ne va via lasciandomi solo.
Lunedì mattina, 27/02. Penso a scrivere un post sull’accaduto, avrò bisogno di uno scatto di nissan micra. Uno è a portata di mano, quello di mia madre, poi cammin facendo ne trovo delle altre ed altre ancora, Milazzo è disseminata di Nissan micra, è un modello diffuso.
Un’idea si fa strada nella ragione: Doveva avere le allucinazioni per vedere in quella NISSAN MICRA di colore differente proprio a Federica.

domenica 14 maggio 2017

Una madre nera .

Ed una bimba innocente.
Si chiude la telefonata, ennesima lite. Non ricordo più il motivo o i motivi, ormai sono ore, settimane, mesi se non quasi un anno durante il quale i litigi si susseguono ininterrottamente.
Le dinamiche si ripetono con semi - automatismo disarmante.
Si chiude ogni forma di contatto. Passano ore, giorni, a volte settimane. Nessuno dei due cerca l’altro, i rapporti sono bloccati: telefono, occasioni per vedersi nella realtà, social - network sia Facebook, Whatsapp od Instagram.
Cala il silenzio, duro e ferreo, da coprifuoco. Come se una cortina di ferro fosse calata tra noi; ognuno chiuso dalla sua parte, ignorando l’altro si è chiusi a guardare il proprio .
E’ come se nello spazio condiviso fosse passata la peste, non rimanendo niente e nessuno vivo in questa storia, come se le parti fossero morte e sepolte.
Passa del tempo. Giungono i primi segnali di disgelo, o forse Lei non ha mai chiuso del tutto. Scruta da account civetta, nella penombra, come un animale ferito nel sottobosco. Magari una visita sul profilo in un social – network.
Mi sblocca.
Trascorre altro tempo. Può arrivare una richiesta di amicizia, un messaggio o addirittura una telefonata. Si ri - aprono i contatti.
Ora Io, ora Lei, ma più che altro Io, dimentico. Scordo gli insulti alla persona, al corpo, al passato, al presente ed al futuro. Dimentico gli insulti a famiglia, madre, padre, fratello ed in ultima battuta alla nipotina da poco nata.
Il raziocinio ha buttato nella discarica del dimenticatoio la parte ferita, dolorante ed offesa di poco tempo prima, aprendo la porta ad una Lei ora dalle sembianze di bimba, piccola, dolce, innocente, fragile, affettuosa, che vorrebbe amare ed essere amata, che vorrebbe ridere, divertirsi, stare assieme, “finalmente” vivere .
La parte bianca, da bimba, solare e viva di Lei, è la base su cui poter credere che sia così, che il peggio sia passato, che non tornerà più. Come una primavera inaspettata ed improvvisa, spero il peggio sia passato e le apro la porta della vita, facendola entrare ed accomodare, come se nulla fosse.
La sblocco sul telefono, su Whatsapp, Facebook ed Instagram. Lei chiede di vedersi, uscire, magari passeggiare, magari mangiare assieme. Il tempo libero a mia disposizione lo dedica a Lei, senza remore o ripensamenti. Come un bimbo chiamato ad andare a giocare dall’amichetta fidata, lascia tutto e va a cercare Lei per giocare assieme.
La cerca e non la trova, la aspetta. Fa la proposta di vedersi e magari riuscire ad incontrarsi. Lei stavolta acconsente, ma non è sempre così. I due si vedono.
Lei giunge bellissima, in tiro, truccata e con quella semplicità / sensualità tipica di lei. La bambina sta lasciando lo spazio alla donna.
L’incontro prosegue. C’è un bacio, la donna in Lei fa capolino ma subito scompare per fare spazio ad un abbraccio stretto, forte, infantile. La bimba si acciambella su di Lui e vuole le coccole. Mentre sono abbracciati il suo orecchio si posa sul petto di Lei. Un ricordo atavico e sepolto riemerge dalla memoria, il rumore dei battiti del cuore gli ricordano i toni materni. Crede o forse vuole credere di sentirsi al sicuro.
Arriva il momento dei baci, delle carezze caste e dei grattini, magari un massaggio alla schiena o sul collo. La bimba è a disagio con se stessa, inarca la schiena, si irrigidisce, impaurita ed innervosita le trema la gamba.
Le coccole continuano, le dita scorrono sui fianchi e ne lambiscono il collo, fino alla nuca. E’ come se si rompesse la corda. La bambina scompare dalla scena ed esce fuori la donna in Lei.
Calda, sensuale, provocatrice, morbida e vogliosa come un frutto maturo. La parte maschile di Lui è attratta irresistibilmente e si proietta su Lei. Sono mani avide che la vogliono, la reclamano. E’ corpo che rilascia e si ingrossa, inturgidisce, mentre nella mente si aprono le migliaia di finestre di “cosa potrebbe accadere od essere”.
La temperatura aumenta, la bambina è scomparsa. Riapparirà quando i corpi saranno nudi ed i muscoli torneranno a tendersi come corde di violino, un po come con Rouge.
La donna in lei raccoglierà ogni singola carezza sul suo corpo, assorbirà ogni piccola sfumatura del tatto sul suo addome piatto, gusterà ogni ruvidità delle dita che scivolano sui sui fianchi e si tenderà ancora di più quando i polpastrelli assaporeranno i capezzoli e le labbra saranno avvinghiate da un bacio di uomo che chiede vita, chiede aria, vuole gustare la sua donna.
La corda della donna si tenderà fino a rompersi, uscirà nuovamente la bambina, insicura, gracile, malnutrita, denigrata, imbruttita, farà capolino per pochissimi istanti, perché il suo posto sarà presto soppiantato dalla Donna che comincerà ad attaccare chi ha accanto.
Prima dimenticherà dov’è e con chi è. Poi inizierà a guardare i passato per risvegliarlo, tirar fuori dall’armadio del tempo capi logori ed andati per buttarli sui corpi nudi. Insulterà, urlerà, distruggerà tutto ciò che l’altro ha detto o fatto, attuando una tecnica semplicemente mostruosa di dimenticare ogni cosa e  ignorare ciò che dice o fa l’altro.
Urlerà, strillerà, minaccerà di spingersi alla morte, morderà il suo dito a sangue e fino a quando non avrà ciò che vuole, continuerà a fare a pezzi tutto e tutti. E’ abituata ad avere e non a combattere per ciò che vuole. Non ha mai combattuto e non sa come farlo. Sa solo fare a pezzi e distruggere, non si creerà il cruccio nel farlo con chi ha davanti.
La serata è finita, Lui si riveste tra urla, pianti, accuse ed ossessioni altrui. Raccoglie i quattro stracci che ha portato con se. La stanchezza di una giornata/vita andata a male lo avvolge e finché ce la fa cerca di battere in ritirata, ma quando gli insulti proseguono fino al punto di non ritorno, anche se ha chiesto, implorato ed avvisato di smetterla, di non arrivarci, di lasciarlo stare, lì, a quel punto la sua cattiveria si risveglia e stretta la mano alla rabbia inizierà a macinare come se avesse i molari di un dogo argentino chi ha davanti ad insulti.
Ma questa è un’altra storia.

L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.

sabato 13 maggio 2017

Come un ...

Ulivo .
Da un po di tempo cerco di alleggerire la mia vita, butto, dimentico, scordo, metto da parte, scrivo, leggo, provo, evito problemi, di entrare ed avviare discussioni, cerco di dormire regolare e svegliarmi in modo ordinato, cerco di ricucire pezzi di me stesso, cerco di allontanare le persone negative, provo a far spazio, sfoltisco.
Avevo già affrontato l’argomento in modo fugace, in un post “Teoria del cassetto”, ne continuo l’idea in questo scaffale aperto nel mio blog.
La sensazione è come di perdere pezzi non più miei, far cadere o perdere parti che non mi appartengono e cercare di concentrarmi su altro, magari meglio, forse migliore o comunque nuovo.
Un po come fa l’albero di ulivo, lascia morire i pezzi di se stesso morti, li fa marcire, senza però intaccare il suo midollo, continua a crescere, a sviluppare, alternando zone piene a zone vuote, ovviamente contorcendosi e non essendo lineare, ma d’altronde, quando mai la vita è stata lineare o semplice?
Meglio farmi ulivo contorto, alternante pieni a vuoti, punti in luce a punti bui ma vivo, che una tavola di frassino piena e lineare ma morta. 

Buoni propositi.

Per l’anno che verrà.

Il 2013 si chiudeva come un anno difficile. Alle spalle due storie importanti chiuse, una situazione combattuta tra la possibilità di prendere la strada della Discesa, semplice dolce e dal retrogusto amaro via via più intenso; o la via della Salita, difficile. Doversi arrampicare e tirarsi fuori dal guano, a patto di affrontare le difficoltà.
Scelsi la seconda strada, tirarmi fuori dal guano in cui scivolai nella seconda parte dell’anno e ricompormi pezzetto dopo pezzetto. Fu dura, ma ci riuscì.
Verso la fine del ‘13, preso dalla cordata positiva di migliorarmi, mi inventai la “lista di buoni propositi per l’anno che doveva arrivare”, con l’intento di viverlo come se fosse un’opportunità piuttosto che una condanna. Prevedevo di pormi obiettivi, programmarli e realizzarli, con caratteristiche principalmente piacevoli per Me stesso.
Le ristrettezze economiche erano dietro l’angolo, ma ciò non mi impedì di stilare una lista. Era anche un periodo di ristrettezze di conoscenze, le persone che avevo accanto erano più un problema che un supporto, ma questa è un’altra storia.
Decisi di stilare la lista ( il 8/12/13) per l’anno 2014 che entrava :
  1. Ascesa a Vulcano ( rimandata ).
  2. Ascesa a monte Scuderi fatta il 4/5/2014 .
  3. Escursione a Marinello fatta il 4/1/14.
  4. Mandare a quel paese un po di Persone (nel particolare una), fatta il 8/11/14 .
  5. Scrivere.
  6. Fare apnea, fatta il 16/03/14.
  7. Andare a funghi, fatto il 30/11/14.
  8. Leggere, fatto il 3/12/14.
  9. Fare una vacanza, , fatta il 29/4/14 e ed 2/5/14.
  10. Ridere, fatto il 03/12/14.
Si aggiunse:
  1. Ascesa all’Etna, fatta il 29/06/14.
La lista iniziale doveva essere di soli 10 punti. Mi ero dato un limite, in modo da scegliere, essere sintetico e non perdermi, non affollarmi di buoni propositi e non concluderli, non ritrovarmi con buoni propositi di impiccio ed intralcio. Sarebbe stata una lista di aiuto, non per affossarmi nei buoni propositi.
Messo il limite dei 10 punti, iniziai a buttarli giù. Mano a mano che la stilavo e le possibilità di aggiungere si riducevano, mi rendevo conto che l’anno sarebbe finito e le cose che avrei potuto fare sarebbero passate in cavalleria, o peggio ancora rimandate.
Riformulai la lista, in modo da escludere le cose inutili e concentrare il tempo su cose interessanti/positive. La lista fu stilata ed affrontai il 2014 con una serie di punti da svolgere.
I giorni passavano e diventavano settimane, le settimane si sommavano ai mesi e 9 punti su 11, furono portati a termine. Cammin facendo si aggiunse un altro obiettivo e mi concessi questo sfizio in più, conscio del fatto che sarebbe stato un solo punto in più, utile, sintetico, di aiuto, di supporto e non di intralcio.
Ne restavano 2: 1 Ascesa a Vulcano ed il N° 5 Scrivere.
L’anno volse al termine e decisi di affrontare il 2015 riprendendo le fila dal 2014.
La lista, fu fatta ad anno avviato, correva il 4/8/14 e fu come una ri – edizione della precedente, arrivando quella per il 2015 :
  1. Ascesa a Vulcano ( rimandato ).
  2. Buttar roba vecchia.
  3. Andare a trovare i nonni in Toscana.
  4. Mandare a quel paese un po di persone ( bis ).
  5. Scrivere ( sospeso ).
  6. Fare apnea (bis ).
  7. Scattar foto.
  8. Leggere (bis ).
  9. Farmi una vacanza (bis ).
  10. Ridere (bis ).
  11. Conoscere nuove persone.
  12. Camminare.
  13. Regolarmi di peso.
  14. Fare spazio.
  15. Partire.
  16. Ascesa a Stromboli.
  17. Cucinare .
  18. Ciaspolata.

La lista originale si fermava a 12 punti, gli altri 6 nacquero confrontandomi con altri ed esperienze colte al volo.
La cosa che saltò all’occhio fu l’aver re – introdotto gli stessi elementi dell’anno precedente un seconda volta ( Mandare a quel paese un po di persone - Fare apnea – Leggere - Farmi una vacanza – Ridere ), praticamente 5 punti sui 12 originali.
Quasi la metà dei punti erano la copia dell’anno precedente, come se volessi star fermo su dei passi ritenuti fermi, ma rilevatisi effimeri, uno tra questi fu l’apnea. Metti il lavoro, gli orari non coincidenti, vuoi lo scontro con Carmelo, vuoi la partenza di Egidio, questo punto saltò come altri e mi ritrovai in una condizione di dover ricalibrare la lista. La cosa non fu fatta.
In totale realizzai 10 punti su 18:
  1. Ascesa a Vulcano ( rimandato ).
  2. Buttar roba vecchia. Fatto: 15/5/15 et al.
  3. Andare a trovare i nonni in Toscana ( rimandato ).
  4. Mandare a quel paese un po di persone (bis ).
  5. Scrivere ( rimandato ).
  6. Fare apnea (bis ). Fatto: 15/03/15
  7. Scattar foto. Fatto: 12/04/15 et al.
  8. Leggere (bis ). Fatto: 2015, ma il 2016...
  9. Farmi una vacanza (bis ) Fatto: 12- 14/05 a Palermo; 13 -15/07 a Palermo; 24-25/08 a Lipari; 10-11/09 Sant'Alessio Siculo; 10-11/11 Palermo.
  10. Ridere (bis ).Fatto: 20/02/15 et al.
  11. Conoscere nuove persone. Fatto: 10/03/15 et al.
  12. Camminare. Fatto: 31/5/15 et al.
  13. Regolarmi di peso ( rimandato ).
  14. Fare spazio ( rimandato ).
  15. Partire ( rimandato ).
  16. Ascesa a Stromboli ( rimandato ).
  17. Cucinare . Fatto : 6/11; 13/03 et al.
  18. Ciaspolata. Fatto: 15/02/15

Durante il 2015 veniva meno la gioia di segnare la lista con foto di un traguardo raggiunto e lanciandomi verso il 2016 con una lista non aggiornata ed una non fatta. E di roba sotto i ponti ne è passata: Pepe, Federica, Università. I viaggi ci sono stati: Palermo, Lipari, Capo Sant’Alessio ed ho finito le camminate al Capo preparando 12 pacchetti di escursioni pronti all’uso. Ho conosciuto Noemi, Alessia F., Clara . Dall’altra parte verso la fine dell’anno è arrivata la “chiusura” a “Il Promontorio”.
Il 2016 è stato un anno di bivaccare, ho continuato la scia di libri letti l’anno precedente e l’anno ancora prima (horror zombie ), arrivando a stufarmi/ deludermi. Mi rendo conto che la lista divine un problema e non un supporto.
Passa del tempo, il 2016 volge al termine, l’anno si porta via Federica, tante persone conosciute e la storia con Valentina mai iniziata. Rispolvero un po quei punti lasciati in sospeso con me stesso e su Me stesso.
Arrivano le vacanze Natalizie, finalmente del tempo da dedicare a Me stesso. Il primo giorno libero utile, lontano dalle festività è il 27/12.
Cammin facendo trovo un compagno di Viaggio ( Davide R.) con cui condivido il progetto. E’ interessato ed affascinato, convergiamo sull’obiettivo ed è fatta. Programmiamo l’ascesa a Vulcano e via. Giornata meravigliosa passata in un posto unico e stupendo, incontrando belle persone .
La lista del 2014 si chiude con un altro punto realizzato e finalmente trovo un po di pace con Me stesso.
Ma la strada è lunga e la concentrazione è poca. Il 2017 sarà un anno importante, lo sento.