Reazione emotiva violenta nel vedere le tue nuove foto. Prima feroce vampata, come benzina esplosa, poi freddo glaciale, come zanne di ghiaccio attanaglianti le viscere. Ancora tremo come un gattino. "Che fretta c'era... se fa male solo a me."
Lembo di terra dove pensare, esprimere la propria opinione e ragionare nell'Oceano di Internet.
domenica 29 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
Allenamento
del 23/12/13: Incredibilmente stanco, pelle cotta dal cloro e l'acqua
fredda entrata fin dentro le spalle; ma meravigliosamente felice.
Oggi Egidio ci ha fatto un gran regalo, 1h e passa di apnea dinamica. Era come se tutte le lezioni avessero raggiunto il loro senso, assemblandosi in una serie di movimenti fluidi e continui, a parte la mia nuotata a rana sul fondale: confusionaria e a scatti
Perplesso domando a Melo se è vero. Con un sorriso sardonico mi prende in giro:
- Mettiti maschera e pinne, si lavora.
Il resto è stato immergersi. Non sentire altro che se stessi ed il ronzio alternato degli sfiatatoi idraulici sul fondo vasca. Un ambiente ovattato, sicuro ed avvolgente dove scivolare, sentirsi libero ma al tempo stesso protetto. Vivo, ma sospeso. Vicino a tutte le persone care portate nel cuore, ma al tempo stesso irraggiungibile.
Poi è giunto il tempo della piccola piscina, dove rilassarsi e riscaldarsi. Cullato dall'acqua di un grembo materno, mi sono ricaricato, mentre i pensieri venivano allontanati dalla mente, come solo l'acqua e ben poche persone riescono a donarmi. Sentitomi sprofondare a poco a poco, sono riemerso come un golem dal fango. Ed ogni emersione è stata una promessa di rinascita.
Meraviglioso.
Oggi Egidio ci ha fatto un gran regalo, 1h e passa di apnea dinamica. Era come se tutte le lezioni avessero raggiunto il loro senso, assemblandosi in una serie di movimenti fluidi e continui, a parte la mia nuotata a rana sul fondale: confusionaria e a scatti
Perplesso domando a Melo se è vero. Con un sorriso sardonico mi prende in giro:
- Mettiti maschera e pinne, si lavora.
Il resto è stato immergersi. Non sentire altro che se stessi ed il ronzio alternato degli sfiatatoi idraulici sul fondo vasca. Un ambiente ovattato, sicuro ed avvolgente dove scivolare, sentirsi libero ma al tempo stesso protetto. Vivo, ma sospeso. Vicino a tutte le persone care portate nel cuore, ma al tempo stesso irraggiungibile.
Poi è giunto il tempo della piccola piscina, dove rilassarsi e riscaldarsi. Cullato dall'acqua di un grembo materno, mi sono ricaricato, mentre i pensieri venivano allontanati dalla mente, come solo l'acqua e ben poche persone riescono a donarmi. Sentitomi sprofondare a poco a poco, sono riemerso come un golem dal fango. Ed ogni emersione è stata una promessa di rinascita.
Meraviglioso.
venerdì 20 dicembre 2013
Pota .
E polenta . |
Domenica a pranzo, fuori 18 °C ma ti sei fissata che dobbiamo cucinare la Polenta per il brasatino preparato. Dici di averlo fatto per me, lo ribadisci, ma io su quest'ultimo passaggio ho dubbi.
Tiri fuori il paiolo elettrico per la polenta e la mia radice toscana, mai recisa anche se ipotrofica rispetto a quella sicula, alza un'obiezione. Dato che non sono abituato a soffocarmi le osservazioni, cerco di capirmi. Il ricordo del nonno Nando e della nonna Gina che preparavano la polenta si fa avanti. Il paiolo era si di rame, ma ci si alternava a girarla, era un fare le cose assieme e quindi esser famiglia. Il concetto è troppo vecchio, mi dico tra me e me. Cerchiamone uno recente.
Ricordo il Babbo in Sicilia, per una festa natalizia che armeggia con un pentolone, bastone per polenta preparatosi in Trinacria e chino a girare. I maschi della casa, Claudio ed Io, ci alterniamo per girare la ramata. Una cosa fatta assieme, sempre famiglia, sempre casa. Le dosi di acqua e polenta insegnatomi, mi portano a ricordar che all'inizio deve esser lenta, perchè cuocerà 40 minuti e verrà girata continuamente.
Mi dico tra me e me: forza piccolo Berti! Raggomitolati le maniche e tira fuori la tua cultura Toscana.
Ti dico: Giò guarda che la Polenta la dobbiamo girare per 40 minuti, dov'è il mestolo? Mi guardi con occhi di una SS verso un Ebreo:
- Non ce n'è bisogno, abbiamo il paiolo elettrico.
- Qualcosa mi dice che non faremo questa cosa assieme.
Armeggi con il trabiccolo elettrico, lo monti, mi racconti la storia di come hai avuto la pentola elettrica tutta fiera e cominci a dosare, farina bramata ( la stessa marca della nonna riconoscibile dalla corona sulla testa del re ) ed acqua. Con una domanda travestita di innocenza ti chiedo se quell'acqua basterà per la cottura di 40 minuti. Come un Professore universitario in camice bianco rispondi allo studente nella corsia che ti ha fatto notare una tua minchiata:
- Ma perchè? Sapresti fare la Polenta Te?
- Guarda che i miei nonni paterni erano Toscani e lì son cresciuto a Polenta. Oltre che a casa mia per Natale potevi benissimo trovarti Polenta come primo e Spada come secondo.
La faccia che fai non suggerisce di proseguire con la discussione, l'acqua è quella e resterà quella. La chiudo lì. Avrei preferito avessimo cucinato qualcosa assieme, anche di bruciato, scotto, scondito, crudo, ma fatto assieme di domenica, magari giocando tra i fornelli, un bacio, una carezza e perché no far l'amore ed infischiandosene se il mangiare brucia sui fornelli.
Niente. Ti sei intestardita che c'è il brasatino e la polenta. Contenta Te, contenti tutti.
A metà cottura l'acqua della polenta è bella e asciutta, profumo di popcorn si sprigiona dal paiolo. La cottura procede e l'odore di popcorn diventa altro. La massa gialla si attacca ai bordi, dato che il braccio elettrico non gira omogeneamente il composto. Sul margine il composto da marrone diventa nera, un puzzo di bruciato inonda la cucina. Guardo in alto e tra me e me penso "Diamine, ora i vestiti mi puzzeranno anche di popcorn bruciato".
Apro il finestrone e la cosa non ti aggrada. Mi domando "Sono ospite o prigioniero?".
Arriva il momento di fine cottura, guardo con apprensione i fronzoli di nero che cadono nell'impasto duro come il pane di 3 giorni e mi rendo conto quanto sia lontana la polenta che mi preparava la nonna.
Apri l'acqua del lavandino, appoggi il piatto al bordo del lavello, cerchi di girar il paiolo, ma le tue braccia non ce la fanno. Ti vedo armeggiare un paio di volte fino a che non capisco che non scenderai a chiedermi di aiutarti e che la polenta rischierà di cadere in acqua:
- Ti aiuto.
- Ma lo sai fare?
- Spiegami come.
Una spiegazione infastidita e frettolosa a chi non vuol svelati i “segreti” dello chef, mi giunge, mentre tento di tener un sorriso tirato. Ho poco spazio per muovermi, il piatto in bilico sull'acqua corrente e Tu incazzata come una biscia alle spalle. Giro il pentolone ed et voilà in un colpo il composto è capovolto nel piatto. Lascio il campo a Te, ma come si dice dalle mie parti “cugghiunii”. Non capisco se per farmela apposta o perchè hai da digerire l'affronto di un Marucchin che sa armeggiare con la polenta. Mi sposto e ti lascio libero il campo, ma non avanzi. Il piatto è in bilico sul lavello e stà per cadere nell'acqua corrente.
Il falsh di pochi attimi, l'equilibrio instabile con baricentro spostato verso il fondo del lavello inizia a far smuovere il mattone a cupola gialla. La corsa è lentissima, i centesimi di secondi si allungano e nonostante stai “armeggiando” ai fornelli, non fai una beneamata minchia.
In modo garbato ti scosto e con le mani nude afferro la cupola gialla. Capisco come si sente una salsiccia nella polenta, cotta. Il dolore si fa forte sulle dita, non resisto. Sposto con un gesto secco le cose dal lavello spingendo al sicuro il pranzo. La polenta è salva, ma io mi ritrovo imprecante con le dite dolenti sotto l'acqua corrente. E' ovvio che non ti viene spontaneo di darmi della crema per ustioni se non te la chiedo dopo Io: Come dire, hai fatto più del tuo dovere e non rompere i coglioni.
La polenta era dura e secca, si sgretolava sotto la pressione della forchetta ed il sugo del brasato non era abbastanza lento per dar liquido in cui intingere.
Fatti un po te i conti se sai farla e quanto vali.
Tiri fuori il paiolo elettrico per la polenta e la mia radice toscana, mai recisa anche se ipotrofica rispetto a quella sicula, alza un'obiezione. Dato che non sono abituato a soffocarmi le osservazioni, cerco di capirmi. Il ricordo del nonno Nando e della nonna Gina che preparavano la polenta si fa avanti. Il paiolo era si di rame, ma ci si alternava a girarla, era un fare le cose assieme e quindi esser famiglia. Il concetto è troppo vecchio, mi dico tra me e me. Cerchiamone uno recente.
Ricordo il Babbo in Sicilia, per una festa natalizia che armeggia con un pentolone, bastone per polenta preparatosi in Trinacria e chino a girare. I maschi della casa, Claudio ed Io, ci alterniamo per girare la ramata. Una cosa fatta assieme, sempre famiglia, sempre casa. Le dosi di acqua e polenta insegnatomi, mi portano a ricordar che all'inizio deve esser lenta, perchè cuocerà 40 minuti e verrà girata continuamente.
Mi dico tra me e me: forza piccolo Berti! Raggomitolati le maniche e tira fuori la tua cultura Toscana.
Ti dico: Giò guarda che la Polenta la dobbiamo girare per 40 minuti, dov'è il mestolo? Mi guardi con occhi di una SS verso un Ebreo:
- Non ce n'è bisogno, abbiamo il paiolo elettrico.
- Qualcosa mi dice che non faremo questa cosa assieme.
Armeggi con il trabiccolo elettrico, lo monti, mi racconti la storia di come hai avuto la pentola elettrica tutta fiera e cominci a dosare, farina bramata ( la stessa marca della nonna riconoscibile dalla corona sulla testa del re ) ed acqua. Con una domanda travestita di innocenza ti chiedo se quell'acqua basterà per la cottura di 40 minuti. Come un Professore universitario in camice bianco rispondi allo studente nella corsia che ti ha fatto notare una tua minchiata:
- Ma perchè? Sapresti fare la Polenta Te?
- Guarda che i miei nonni paterni erano Toscani e lì son cresciuto a Polenta. Oltre che a casa mia per Natale potevi benissimo trovarti Polenta come primo e Spada come secondo.
La faccia che fai non suggerisce di proseguire con la discussione, l'acqua è quella e resterà quella. La chiudo lì. Avrei preferito avessimo cucinato qualcosa assieme, anche di bruciato, scotto, scondito, crudo, ma fatto assieme di domenica, magari giocando tra i fornelli, un bacio, una carezza e perché no far l'amore ed infischiandosene se il mangiare brucia sui fornelli.
Niente. Ti sei intestardita che c'è il brasatino e la polenta. Contenta Te, contenti tutti.
A metà cottura l'acqua della polenta è bella e asciutta, profumo di popcorn si sprigiona dal paiolo. La cottura procede e l'odore di popcorn diventa altro. La massa gialla si attacca ai bordi, dato che il braccio elettrico non gira omogeneamente il composto. Sul margine il composto da marrone diventa nera, un puzzo di bruciato inonda la cucina. Guardo in alto e tra me e me penso "Diamine, ora i vestiti mi puzzeranno anche di popcorn bruciato".
Apro il finestrone e la cosa non ti aggrada. Mi domando "Sono ospite o prigioniero?".
Arriva il momento di fine cottura, guardo con apprensione i fronzoli di nero che cadono nell'impasto duro come il pane di 3 giorni e mi rendo conto quanto sia lontana la polenta che mi preparava la nonna.
Apri l'acqua del lavandino, appoggi il piatto al bordo del lavello, cerchi di girar il paiolo, ma le tue braccia non ce la fanno. Ti vedo armeggiare un paio di volte fino a che non capisco che non scenderai a chiedermi di aiutarti e che la polenta rischierà di cadere in acqua:
- Ti aiuto.
- Ma lo sai fare?
- Spiegami come.
Una spiegazione infastidita e frettolosa a chi non vuol svelati i “segreti” dello chef, mi giunge, mentre tento di tener un sorriso tirato. Ho poco spazio per muovermi, il piatto in bilico sull'acqua corrente e Tu incazzata come una biscia alle spalle. Giro il pentolone ed et voilà in un colpo il composto è capovolto nel piatto. Lascio il campo a Te, ma come si dice dalle mie parti “cugghiunii”. Non capisco se per farmela apposta o perchè hai da digerire l'affronto di un Marucchin che sa armeggiare con la polenta. Mi sposto e ti lascio libero il campo, ma non avanzi. Il piatto è in bilico sul lavello e stà per cadere nell'acqua corrente.
Il falsh di pochi attimi, l'equilibrio instabile con baricentro spostato verso il fondo del lavello inizia a far smuovere il mattone a cupola gialla. La corsa è lentissima, i centesimi di secondi si allungano e nonostante stai “armeggiando” ai fornelli, non fai una beneamata minchia.
In modo garbato ti scosto e con le mani nude afferro la cupola gialla. Capisco come si sente una salsiccia nella polenta, cotta. Il dolore si fa forte sulle dita, non resisto. Sposto con un gesto secco le cose dal lavello spingendo al sicuro il pranzo. La polenta è salva, ma io mi ritrovo imprecante con le dite dolenti sotto l'acqua corrente. E' ovvio che non ti viene spontaneo di darmi della crema per ustioni se non te la chiedo dopo Io: Come dire, hai fatto più del tuo dovere e non rompere i coglioni.
La polenta era dura e secca, si sgretolava sotto la pressione della forchetta ed il sugo del brasato non era abbastanza lento per dar liquido in cui intingere.
Fatti un po te i conti se sai farla e quanto vali.
L'immagine
appartiene al rispettivo proprietario.
martedì 17 dicembre 2013
Pensieri sull'odierno allenamento:
A parte l'eccessivo cloro nell'acqua facilitante gli sternuti e l'interruzione della concentrazione, non mi posso lamentare. Anzi, è stata una gran giornata!
Passione e la programmazione a flusso continuo/ragionato messe da Capitan Melo hanno permesso di darci dentro. Scivolati per un riscaldamento squisitamente tecnico e preparatorio, ci siamo ritrovati "caldi" ed affamati di... Apnea.
La tanto agognata promessa è giunta: Apnea dinamica. Raga: oggi ho fatto la mia prima Apnea dinamica! 12m e 1/2! Poi... Non si può dire, è un segreto! :-D
A parte qualche minchiata con la respirazione in uscita, per via del cloro che mi ha scombussolato e tutt'ora intontito, sono scivolato sul fondale con le mie pinne. Al'inizio stile libero con solo le gambe, successivamente con il mio stile preferito: delfino con solo le gambe ( un grazie a Melo per avermelo ri - spiegato e corretto dove serviva ).
Mentre le mattonelle blu del fondo scorrevano nel mio campo visivo, pensieri dolci e teneri fluivano dentro. Per un momento ho come sentito nuovamente i tuoi occhi su di me, come se ancora mi guardassi dall'alto quando andavamo a nuotare, vedendomi scorrere come un "delfino" sul fondale e la cosa ti piaceva tanto. Ti ho pensata e lì ti ho ritrovata :_-)
A parte l'eccessivo cloro nell'acqua facilitante gli sternuti e l'interruzione della concentrazione, non mi posso lamentare. Anzi, è stata una gran giornata!
Passione e la programmazione a flusso continuo/ragionato messe da Capitan Melo hanno permesso di darci dentro. Scivolati per un riscaldamento squisitamente tecnico e preparatorio, ci siamo ritrovati "caldi" ed affamati di... Apnea.
La tanto agognata promessa è giunta: Apnea dinamica. Raga: oggi ho fatto la mia prima Apnea dinamica! 12m e 1/2! Poi... Non si può dire, è un segreto! :-D
A parte qualche minchiata con la respirazione in uscita, per via del cloro che mi ha scombussolato e tutt'ora intontito, sono scivolato sul fondale con le mie pinne. Al'inizio stile libero con solo le gambe, successivamente con il mio stile preferito: delfino con solo le gambe ( un grazie a Melo per avermelo ri - spiegato e corretto dove serviva ).
Mentre le mattonelle blu del fondo scorrevano nel mio campo visivo, pensieri dolci e teneri fluivano dentro. Per un momento ho come sentito nuovamente i tuoi occhi su di me, come se ancora mi guardassi dall'alto quando andavamo a nuotare, vedendomi scorrere come un "delfino" sul fondale e la cosa ti piaceva tanto. Ti ho pensata e lì ti ho ritrovata :_-)
domenica 15 dicembre 2013
Cassata Vabres
L'occasione del compleanno "da Picciridda" è dietro
l'angolo. Manca meno di un mese, ma voglio farla contenta e
sorprenderla. Far giungere uno spicchio di sole in quella val Padana,
che inizia ad esser morsa dalla nebbia per la prima metà del mese
delle castagne, è l'idea. Si, ma come? Inizia il walzer dalle
pasticcerie.
Scarto Catania e Messina. La torta di compleanno deve essere una
festa di colori, sapori ed odori. Voglio imprimere agli ospiti la
gioia dell'attesa di cosa voglia dire gustarsi una cassata: l'uscita
dal frigo, l'attesa sul tavolo, lo scartarla e poi lo smontarla con
calma e passione; la frutta candita da una parte per poi decorare le
fette tagliate con precisione chirurgica. Come avevo imparato dal
fratello della madrina a Palermo. La cassata va gustata, non
ingozzata.
Inizia la ricerca, provo a telefonare alle pasticcerie storiche di
Palermo, chissà se ciò che hanno in testa è buono. Squilla il
telefono a vuoto un paio di volte. Dopo mi risponde una cassiera
scortese e presa da troppe cose per dar retta ad uno che vuole
sorprendere "a Picciridda". Deluso lascio detto che
richiamerò. Ignorano il mercato a distanza e non sanno esser chiari
con il cliente.
Ma può essere che nella nostra capitale non ci sia nessuno che abbia
lanciato la sfida sul web per chi vuole acquistare a distanza? Il
noto motore di ricerca mi rimanda alla pasticceria Vabres. Sembra
quasi di sentire odore di dolci entrando nel sito, pulito, belle
foto, descrizioni chiare ed asciutte, il listino dei prezzi poi è
messo in bella vista e non da sorprese. Trovata la cassata alla
Palermitana necessaria, fatti i conti in tasca per tempi di consegna
e prodotto, mi registro, lascio gli estremi e faccio l'ordine.
Nel giro di poche ore vengo contattato da una voce giovanile e piena
di vita, sarà la passione che mette nel suo lavoro a renderlo così
energico e disponibile. E' Isidoro, che con pazienza e tanta passione
ascolta le mie necessità. Passo dopo passo troviamo le soluzioni e
mi espone come comportarmi con il dolce, quale vettore scegliere,
quando è la festa "da Picciridda" e quando far arrivare la
torta, come stoccare il dolce ed esser sicuri che la sera del
compleanno possa soffiare sulle candeline incastonata tra zuccata,
girase ed arance 'ngilippate.
Mi suggerisce pure di poter mettere una dedica sulla torta, come
conservare in freezer la scritta e tenere in frigo la cassata.
Non credo alle mie orecchie, un compaesano che ha raccolto la sfida
di internet e punta alla qualità in ogni parte del mondo. Parte il
bonifico in largo anticipo, la fiducia è contagiosa e restiamo che
ci aggiorneremo più in là.
Trascorse un paio di settimane, mi risento con Isidoro. La voce
felice è il suo marchio di fabbrica, mi chiede nello specifico cosa
scrivere nella dedica di zucchero e cioccolato colorati, mentre Io
gli chiedo la candelina rosa per il momento. Ci mettiamo a ridere
appena comunico il numero, ma si sà: di chi ami non ti interessa il
numero, ma quanto ti è concesso di starci. Riattacchiamo la chiamata
e ci promettiamo di sentirci più in là.
Lasciata la Trinacria per la città ai piedi delle valle Orobiche,
attendo i pacchi spediti da casa. Ho problemi con quasi tutti i colli
spediti, ma con la cassata Vabres non si scherza: doveva arrivare il
giorno prima ed è arrivata con una precisione di un orologio
Svizzero alle 11,30, con un imballaggio con cui può essere spedita
anche sulla Luna. Il cuore mi si alleggerisce un po e sono felice che
"a Picciridda" avrà la sua torta.
Giunge la fatidica sera, è un mix di pietanze Siculo-Lombarde che si
susseguono sul desco. Ma tutti fremono per la principessa che fa
bella mostra imbacuccata sui mobili della cucina. Arrivato il momento
la dedica appena uscita dal freezer fa la sua bella figura incoronata
dalla frutta candita. A Picciridda è contenta, spegne 3 - 4 - 5
volte la candelina, gli amici le fanno premura di assaggiare la
cassata.
Ho l'onore di prepararla. Smontata della frutta candita, appena la
punta del coltello penetra la glassa esterna, un profumo di crema
alla ricotta pervade le narici, una lacrima per la mia terra scappa
dall'occhio destro, ma sono veloce ad asciugarla e non farla notare,
mentre tutti i commensali sono impegnati a parlare con la
festeggiata. I piatti vengono riempiti e decorati, ad ognuno un pezzo
diverso di cassata e di frutta candita. E' un tripudio di odori,
sapori e colori, la fa da padrona la zuccata e l'arancia candita, è
un continuo chiedermi di particolari sul dolce e di apprezzamenti. A
picciridda è contenta, la festa è ben riuscita ed il giorno dopo
Isidoro mi telefona per rassicurarsi.
Grazie Isidoro, hai fatto bene il tuo lavoro, ma ti sei superato in
ciò che hai fatto perchè hai messo il cuore in ciò che facevi,
come ogni buon Siciliano ;-)
sabato 7 dicembre 2013
Guardare con Occhi diversi.
La
storia passata è passato, il tempo è galantuomo e presenta le cose
per come sono. Ciò che non mi ammazza mi fortifica, stavolta ci sono
andato vicino a farmi mettere KO. Capita, ma non dovrà più
capitare, per me e la mia salute.
Ho
deciso di uscirmene da questo pantano in cui mi divincolo da più di
un mese, senza scordarsi che c'è stata la fase prima della fine, una
lenta agonia durante la quale chi ci soffriva alla fin fine ero Io. Peccato.
Ne
uscirò guardando le cose da un'ottica diversa, trovandovi nuovi
sensi e significati che prima ignoravo perchè guardavo le cose con
gli occhi dell'innamorato, poi con gli occhi di chi veniva lasciato,
ora con gli occhi di Fabio, i miei.
Una
prima piccola e fugace conferma positiva all'aver cambiato occhi con
cui vedere l'ho avuta da un “mi piace” sfuggevole, subito tolto
da parte di un conoscente in comune, circa un mio commento “La
sensazione di aver incontrato la persona sbagliata al momento
sbagliato emerge”. Avrà compreso dei possibili rischi a cui si
sarebbe esposto ed avrebbe compromesso il rapporto con Lei; ha
fatto un immediato dietro- front.
Bene,
ora comincio a guardare quello che c'è stato con occhi disillusi,
quasi cattivi, perchè alla fin fine quello che deve uscirsene dalla
merda sono Io. Non c'è nessuno che viene a darti una mano. Pardon,
qualche coglione del club aiutiamo il prossimo c'è, tra i suoi
iscritti risulta il mio nome, ma del nome di Lei neanche l'ombra.
AVE
ATQUE VALE ed ora sono “cazzi acidi” tuoi.
Il
materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.
venerdì 6 dicembre 2013
Dove sei ...
Mentre sembra che il mio mondo stia crollando su di me
tu adesso dove sei?
Mentre io continuo a
dire
no vedi che ormai
non c'è,
mi chiedo dove sei.
Mentre vedo le mie
mani muoversi nel buio su di lei,
mentre ballo con il
tuo fantasma dimmi dove sei!
Il
materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.
venerdì 29 novembre 2013
Stasera guardo ...
Dentro il buco nero . |
Serata solo in casa,
la dedico a me. Non davanti alla TV o uscendo, decido di mettere su
della buona musica da Youtube. Vado in cantina e tiro fuori la
bottiglia di vino con il suo contenuto più nero che c'è. Cerco il
tirabusciò che divenne mio dopo una serata spesa in una pub nella
marina corta di Lipari e mi ha accompagnato per tanti bei momenti,
non ultimo i fatti di Agosto. Scelgo di inforcare la mia Kikka e di
scattare foto di particolari che tirino fuori e focalizzino le idee
che si sono sedimentate dentro. Il resto è un”plop” suonato da
un tappo di sughero che esce fuori dal collo di bottiglia ed un
contenuto mesciuto in un calice di vetro, anche questo compagno di
tanti bei momenti.
Il profumo di vino
mi prende le narici e voglio imprimerlo ben bene in mente. Ho voglia
di lanciare un bel sasso nel buco che porto dentro. Ho voglia di
ridestare l'acqua putrida che si è sedimentata e sentire cosa ne
esce fuori. Ho voglia di prendere la piccozza della ragione ed andare
a tirare fuori quella mia parte indifesa e macilenta che in questi
ultimi mesi è stata presa a calci.
Ho voglia di stare
con me e basta, assaporando la mia libertà.
giovedì 28 novembre 2013
domenica 24 novembre 2013
Puttana ...
Di partito . |
Ennesima riunione
del cazzo dei Giovani del partito protrattasi oltre al dovuto. Voglia
di andare a casa non ne ho. Da un paio di giorni non vedo più
bazzicare per la sede la tipa con i capelli biondi, per
ora sarà sazia. Nemmeno la tipa tutte forme e voluttuosa, gli farà
ancora male.
Stasera ho voglia di
sentire profumo di donna ed in questo circolo del Nord se ne trova
più di qualcheduna. Non come nella mia isola, dove le ragazze per
bene non si attardano a far politica e tornano tutte a casa.
Una mi
colpisce, dalla bellezza androginica, snella e slanciata. Un paio di cosce slanciate la fanno sembrare ancor più bella, le ho notate
dall'inizio della serata. Compensano i seni appena percettibili e
ben nascosti dalla camicia bianca dai colletti e polsini
bene in vista.
Lei dal canto suo ha
notato i miei lunghi capelli neri, tagliati alla Napoletana. Lisci,
dritti, lucenti e scolpiti da un morbido gel. Mentre li accarezzo la Tipa si agita nella sedia.
Al prossimo giro di
dibattito provo a toccarmi il labbro inferiore con il pollice, mio punto forte, vediamo come reagisce.
Il discorso è
caduto nuovamente sul comportamento politico dei magistrati contro il
nostro leader, il dibattito si è incuneato in un vicolo ceco. La
Tipa torna a guardarmi. Scorrono le dita sul labbro prima di
prendere prepotentemente la parola ed alzarmi per discutere la mia
opinione. La Tipa accavalla le cosce che scorrono sotto la minigonna,
assieme alle sue mani. Sembra eccitata.
Propongo e decidiamo
di proseguire la riunione al bar, qualche aperitivo accompagnerà le
nostre idee e le bevande alleggeriranno l'arsura delle gole, è una
serata che parliamo. Discutiamo e dibattiamo, ma a differenza di Giù,
qui la gente è motivata e partecipa, gli obiettivi si progettano e
si raggiungono. Come mi mancano le riunioni affumicate, dove si parla
e basta, senza raggiungere alcun obiettivo se non nel cuore della
notte.
Spostati al Bar,
noto la Tipa si siede nei miei pressi. Colgo l'occasione per
sfanculizzare Massimo da un'altra parte e con la scusa del posacenere
vicino a Lei, mi ci siedo vicino.
Iniziano a girare
gli aperitivi e le bevande. Tra un sorso e l'altro fumiamo una
sigaretta con la Tipa. La faccio accendere al mio Zip in acciaio e la
fiamma gli illumina il volto; gli sparo gli occhi neri come le
canne della lupara su una preda. Ricambia lo sguardo sfrontato con uno sensuale da gatta selvatica,
facendo scorrere le mani sulle cosce.
La discussione viene
calamitata da Armando, il solito idealista che tira fuori l'ennesima
tesi filosofica – politica. Tutti si rivolgono a Lui, è il
preludio del termine della serata. Mentre tutti, la tipa compresa,
sono rivolti ad Armandino, la mia mano aperta, calda e decisa affonda
sotto il tavolo nell'interno cosce della Tipa. Impassibile le
allarga, prendendosi e gustandosi in pieno la palpata, volto
inespressivo, ma la muscolatura delle gambe è tutto un contrarsi e
riscaldarsi. Scorro fino all'interno ed un inferno di calore avvolge
la mia mano. La tocco e sento umido.
Armando ha finito la
sua Filippica incentrandola sull'anima del movimento ed il suo
contributo che potrebbe esser arricchito da una visione giovanile del
problema. Ritiro la mano da quell'alcova presso cui mi prometto di
ritornarci in serata stessa. Prendo Massimino di punta e gli dico che
la riunione è chiusa, abbiamo abbondantemente affrontato le
questioni all'ordine del giorno e noi che siamo lavoratori e domani
non andiamo a scioperare, ma a lavorare sodo, possiamo pure
tornarcene a casa.
Non ho voglia di
perdere tempo in conti e contro conti, tra non molto ci saranno le
votazioni per il nuovo Presidente della sede locale giovanile. Offro
Io il giro, mi servirà anche per far presa sulla Tipa. Non me la
faccio scappare, la seguo con gli occhi. Ordino il conto al tavolo e
saldo.
Si alzano dal tavolo
dietro di me, la Tipa ha gradito e mi sta accanto. Volgiamo verso
l'entrata del locale, dove liquido i colleghi di partito e resto solo
con lei. Gli dico semplicemente di andare da me, lei accetta e prima
che i suoi tacchi rimbombino sul selciato, mi sussurra ad un
orecchio:
- Era una sera che
volevo tu mi toccassi le cosce. Impazzivo nel vederti.
Le nostre ombre
l'una vicina all'altra, si allungano sulle pietre arrotondate e la
strada verso l'auto è nostra. Eccone un'altra dentro al partito che
non mi farà rimpiangere da dove vengo.
Spero che quel
pederasta di mio Fratello abbia finito con il suo amichetto nella
casa in campagna. Mi darebbe fastidio incrociarlo lì. Si sa, le
eccessive spezie mal si abbinano alla carne ed Io questa Puttana di
partito me la voglio fottere ben – bene stasera. E perchè no anche domani?
Vediamo quanto dura. Di sicuro impazzirà per i miei pettorali.
Ogni riferimento a persone, luoghi, fatti politici, perosonaggi, nomi o cose è puramente casuale.
sabato 23 novembre 2013
Fallimento .
Parola tagliente come un rasoio . |
Se sei stata una
persona a me cara, ti sconsiglio di leggere il seguente post.
Potresti farti dell'inutile dolore interiore. Se ancora stai
leggendo, vuol dire che hai preso la tua decisione. Buona fortuna, è
una scelta tua.
Il telefono è caldo
al contatto con il padiglione auricolare, inizio ad accusare il
freddo della sera per restare sul balcone per parlare al cellulare in
un posto appartato .
La cornetta mi
riporta la lagnanza dell'altrui situazione: precaria, un lavoro di
merda, nessuno compra le tele, un mutuo sulle spalle, le bollette
succhiano quel poco guadagnato, un buco di casa dove non poter
crescere una propria famiglia, le storie passate che ti hanno
svuotata come un guscio di lumaca, l'aborto, il vuoto che cerchi di
colmare con vino e fumo.
Finito il primo giro
di walzer, ricominci a piroettare come una folle brandendo il bisturi
della ragione. Acuto, preciso tagliente e dolorosissimo, lo brandisci
contro tutto e tutti, pazza e folle di giustizia su questa faccia
della terra.
Provi a convincermi
ad usarlo, ma Io a questo gioco ho smesso di parteciparvi da anni, da
quando Katia mi ha ricostruito.
Brandisci questa
lama ed affondi fendenti verso Luca, Adelfio, Salvo, Carmelo e chi
cazzo vuoi Te. Sindacati, politici di merda, giro di persone
importanti che non ti cagano, famiglia che ti ha azzoppato la
crescita perchè dovevi andare a lavorare e non potevi studiare.
Bimba forsennata che
ti scagli brandendo questo bisturi e molli fendenti. Li schivo uno ad
uno e ti dico di fermarti. Continui, continui a dar colpi su colpi.
Ogni colpo va a fondo e pezzi di sangue e carne saltano, volano,
imbrattandoti capelli, volto e vestiti. Come pescatore durante la
mattanza di tonni, sei lercia di sangue e brandelli di carne. Lercia,
con un lungo fiatone ti fermi dopo il tuo operato contro “Loro”.
Il sangue ed i pezzi
di carne sono i tuoi, i fendenti del bisturi della ragione li hai
rivolti verso te massacrandoti, per l'ennesima volta. Non ne vuoi
sapere di fermarti. Hai sete di sangue, ma non hai capito e non vuoi
capire che la prima persona che devi proteggere è te stessa, ma la
parola “fallimento” non la vuoi lasciar perdere. Continui a
brandirla. Io non posso far nulla.
giovedì 21 novembre 2013
Quella che non sei
L'autostrada
A18 scorreva sotto la Ford, direzione: Roccalumera. La radio vomita
canzoni commerciali, una fotocopia dell'altra. La ricerca cade su
un'emittente locale, di quelle che hanno ancora il coraggio di
mandare in onda, alle 8 di mattina, un pezzo di musica rock italiana
invecchiato di 18 anni: Ligabue - Quella Che Non Sei.
Le
note fanno scorrere la voce, la canzone prende corpo e forma. Le
lacrime senza senso si placano sul volto e un raggio di sole squarcia
la bruna che mi avvolge da giorni. Pezzi sparsi ovunque, si
ricompongono intorno ad un particolare del tuo passato condiviso con
me.
Tu
seduta sul treno, direzione Milano, scuola del fumetto. Cuffie alle
orecchie e riserbo massimo per non esser disturbata, per gustarti
l'album “Buon Compleanno Elwis” ed un buon libro. Le note
scorrevano nelle orecchie di una diciassettenne ansiosa e vogliosa di
crescere, impostare e modellare la propria vita sulle rime di “Quella
che non sei”. Già immagino l'allora piacere dell'attesa tra lo
sbolognare l'ennesimo rompino ed il tempo che ti separava
dall'ascoltare questo brano, oltre alla voglia di buttarti nella vita
per esser “Quella che non sei”.
Fregata
..
Riparto
da questo frammento per capirti e finalmente uscirmene da questo
labirinto del Minotauro dove ci siamo entrati e lì mi hai
abbandonato.
Dimenticavo:
Non ho obblighi verso alcuna persona di dover spiegare o dare
delucidazioni circa i miei post o idee. Non ti hanno obbligato/a a
legger ciò che scrivo.
AVE
ATQUE VALE
Il
materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.
domenica 17 novembre 2013
Post sulla paternità .
Ci giro intorno come corvi ad un albero spogliato . |
E' un po di tempo che giro intorno al post “Paternità”. Lo apro, guardo la foto che vi ho personalmente scattato e scelto, sembrerebbe quella corretta, ma mi si chiude il pensiero.
E' come se una parte sia stata presa a calci, violentata, calpestata, colpita, maciullata, stuprata, impoverita. Appena viene toccata, o mi ci avvicino, si ritrae, si chiude su se stessa e si rinchiude a guscio. Come se avesse bisogno di proteggersi.
Oggi, a posteriori, maledico il momento in cui l'ho messa in gioco nella storia passata, sembrava il momento giusto e la persona giusta. Volevo dei figli da quella persona, oltre farmi una famiglia, oggi ho semplicemente un dolore interiore che mi ammazza.
Oggi, a posteriori, maledico il momento in cui l'ho messa in gioco nella storia passata, sembrava il momento giusto e la persona giusta. Volevo dei figli da quella persona, oltre farmi una famiglia, oggi ho semplicemente un dolore interiore che mi ammazza.
L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.
Ho puntato ...
Ed ho perso . |
Il sentimento della paternità.
La voglia di far spazio nella propria vita per una persona.
I progetti sul futuro.
La voglia di farmi una famiglia.
La speranza sul domani.
La fiducia nella persona accanto.
La voglia di scopare.
Etc. Etc.
Mi sono alzato dal tavolo da gioco che ero esausto, stanco, scoglionato, sfinito e sfiduciato. E quanto bordello per una giocata! :-D
L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.
venerdì 15 novembre 2013
Pensare al buono della mia vita .
E ricordarselo . |
Erano le 22 passate, quando su Facebook l'occhio mi cade su una foto condivisa da Rossella: Una pila di buste sopra il letto testimoni di uno scambio epistolare tra amici. Mi soffermo un attimo a pensare, riflettere e far spazio dentro di me. Affondo tra i ricordi, la memoria va ad una sera di fine estate, quando due ragazzini appena 14enni si scambiarono su 2 foglietti di block-notes i rispettivi indirizzi, assieme alla promessa di scriversi.
Quello fu l'inizio di uno scambio epistolare durato quasi 10 anni, tra un ragazzo Italiano ed una ragazza Francese che si scrissero in Inglese. Lui Fabio, lei Anne, fecero scorrere litri di inchiostro su pagine di fogli ora a righe, ora a quadri, ora non so proprio in che formato, ora su postcard.
Ricordo la gioia dell'attesa della risposta, l'euforia nel intravedere una busta tra le grate della cassetta delle lettere. Quanto ero orgoglioso di estrarre dalla mia tasca il mazzo di chiavi e poter aprire Io, con la mia copia delle chiavi, la cassetta.
Salire di fretta la rampa delle scale, valutando se la busta era più piena del solito oppure se era magra. Aprire il portone di casa, correre nel corridoio fino alla stanza, aprire il comodino ed estrarvi dal secondo cassetto il tagliacarte regalatomi da Natalina e Pietro per la comunione.
La punta scorreva sulla piega superiore della busta, il caratteristico suono onomatopeico “riiiip” della carta tagliata correttamente mi annunciava che la lettera era “fresca”, le dita tremanti afferravano il contenuto e gli occhi avidi leggevano quelle righe in Inglese scritte con una calligrafia minuta e precisa.
Ricordo la precisione con cui mi segnavo i punti di cui poi volevo rispondere e dire la mia, oltre al cipiglio espresso se non mi si rispondeva.
Oggi queste lettere fanno la nanna in una scatola di latta. Custodiscono un ragazzo ed una ragazza che si sono addormentati per sempre. Ogni tanto apro il coperchio per fargli prendere un po d'aria e quell'estate di sentimenti per un momento mi riscalda l'animo.
Proprio ora che tante vanno cose storte.
Una cosa mi è chiara, chi vuol soffrire lo faccia, pianga per esser stata causa dei propri mali, tiri fuori le lacrime per quella persona che non è riuscita a trattenere nella propria vita, faccia suonare una nota mai musicata da un carillon regalatole, ma Io ho voglia di vivere. Ho voglia di continuare a vivere, di costruirmi una mia vita, un mio presente, sperare per il meglio, che questo periodo di “merda” cessi, per dei figli, una famiglia mia, un “buco” mio, voglio innamorarmi, fare l'amore, amare e sentirmi amato, voglio però prima curare le mie ferite, sentire il vento in faccia ed il sole che mi penetra nell'animo, “non voglio più scappare da me stesso”, perchè alla fin fine da te non puoi scappare.
Buona fortuna a te che leggi. Sii prudente dalle deduzioni, potrebbero farti più male di quanto ti sia già fatto leggendo le mie righe.
AVE ATQUE VALE e Buona fortuna.
Quello fu l'inizio di uno scambio epistolare durato quasi 10 anni, tra un ragazzo Italiano ed una ragazza Francese che si scrissero in Inglese. Lui Fabio, lei Anne, fecero scorrere litri di inchiostro su pagine di fogli ora a righe, ora a quadri, ora non so proprio in che formato, ora su postcard.
Ricordo la gioia dell'attesa della risposta, l'euforia nel intravedere una busta tra le grate della cassetta delle lettere. Quanto ero orgoglioso di estrarre dalla mia tasca il mazzo di chiavi e poter aprire Io, con la mia copia delle chiavi, la cassetta.
Salire di fretta la rampa delle scale, valutando se la busta era più piena del solito oppure se era magra. Aprire il portone di casa, correre nel corridoio fino alla stanza, aprire il comodino ed estrarvi dal secondo cassetto il tagliacarte regalatomi da Natalina e Pietro per la comunione.
La punta scorreva sulla piega superiore della busta, il caratteristico suono onomatopeico “riiiip” della carta tagliata correttamente mi annunciava che la lettera era “fresca”, le dita tremanti afferravano il contenuto e gli occhi avidi leggevano quelle righe in Inglese scritte con una calligrafia minuta e precisa.
Ricordo la precisione con cui mi segnavo i punti di cui poi volevo rispondere e dire la mia, oltre al cipiglio espresso se non mi si rispondeva.
Oggi queste lettere fanno la nanna in una scatola di latta. Custodiscono un ragazzo ed una ragazza che si sono addormentati per sempre. Ogni tanto apro il coperchio per fargli prendere un po d'aria e quell'estate di sentimenti per un momento mi riscalda l'animo.
Proprio ora che tante vanno cose storte.
Una cosa mi è chiara, chi vuol soffrire lo faccia, pianga per esser stata causa dei propri mali, tiri fuori le lacrime per quella persona che non è riuscita a trattenere nella propria vita, faccia suonare una nota mai musicata da un carillon regalatole, ma Io ho voglia di vivere. Ho voglia di continuare a vivere, di costruirmi una mia vita, un mio presente, sperare per il meglio, che questo periodo di “merda” cessi, per dei figli, una famiglia mia, un “buco” mio, voglio innamorarmi, fare l'amore, amare e sentirmi amato, voglio però prima curare le mie ferite, sentire il vento in faccia ed il sole che mi penetra nell'animo, “non voglio più scappare da me stesso”, perchè alla fin fine da te non puoi scappare.
Buona fortuna a te che leggi. Sii prudente dalle deduzioni, potrebbero farti più male di quanto ti sia già fatto leggendo le mie righe.
AVE ATQUE VALE e Buona fortuna.
martedì 12 novembre 2013
Ultime bottiglie di vino .
Invecchiate da oltre 15 anni. |
Un giorno difficile, mentre fuori impazzisce l'estate, bussa alla porta una viandante, è subito intesa. E' estate, c'è bisogno di dimenticare, di vivere, di far festa. Risate, bei pensieri, vita che scorre, felicità, voglia di fare, costruire, esserci e noi. Il contadino sente che è giunto il momento per stappare quelle bottiglie messe a riposo per tanti anni. Saprà che avranno un sapore genuino. Va nel profondo della cantina, prende le ultime bottiglie e stappatele, le offre al conviviale.
Chi è dall'altra parte, buona bevitrice, capisce la qualità del vino, invecchiato sapientemente ma nonostante tutto ancora vivace e forte. Ha bevuto troppo in questi ultimi anni e vino di pessima qualità, avvelenato e fatto non per forza con l'uva. Assapora dal bicchiere e presa dall'estasi si tracanna la prima bottiglia, la seconda, la terza e così via. Se ne riempie la pancia fino a colmare le fratture che porta appresso e sentirsi finalmente piena come non mai prima d'ora. Si rifocilla, ricompone e poi se ne va via, scomparendo a poco a poco.
Le bottiglie sono finite ed ora la cantina è vuota, capita, ma vendemmierò nuovamente ed altre e più buone bottiglie la riempiranno.
Un grazie a Catia, per avermi insegnato ad assaporare il vino.
sabato 9 novembre 2013
venerdì 8 novembre 2013
lunedì 4 novembre 2013
Teoria dei piccoli ...Passi .Passi .
Passi |
Ultimamente le problematiche mi sembrano difficili da affrontare tutte d' un fiato. Inutile nascondermi, non ce la faccio. Piuttosto che rimandarle, in quanto rimandare = non fare, preferisco spezzare i problemi in piccoli sotto-problemi uniti da un filo logico/temporale.
Il tempo si allunga nel risolverli/realizzarli, ma riuscendo a vederne la soluzione nel tempo che scorre, riesco a mettere a fuoco e fare un passo dopo l'altro, intravedendo il percorso da seguire.
Il punto è non perdere la bussola e/o il filo logico nelle cose, se no è un ritornare sempre sul punto di partenza ed impazzire lentamente. Vedi per esempio la manutenzione del Blog, pezzi se ne stanno andando come foto, video e slide. Non prendersela troppo, programmare la ristrutturazione del sito ad aree/scaffali, in modo da partire da un punto, fare dei piccoli passi che ti permettono di andare avanti su quel percorso e prima o dopo riuscire a “tappare” le crepe che si sono create.
Spero di continuare su questa strada, passo dopo passo, perchè se no davvero impazzisco nel fare le cose tutte di un fiato e di continuo.
Ci provo, poi si racconterà ;-)
Il tempo si allunga nel risolverli/realizzarli, ma riuscendo a vederne la soluzione nel tempo che scorre, riesco a mettere a fuoco e fare un passo dopo l'altro, intravedendo il percorso da seguire.
Il punto è non perdere la bussola e/o il filo logico nelle cose, se no è un ritornare sempre sul punto di partenza ed impazzire lentamente. Vedi per esempio la manutenzione del Blog, pezzi se ne stanno andando come foto, video e slide. Non prendersela troppo, programmare la ristrutturazione del sito ad aree/scaffali, in modo da partire da un punto, fare dei piccoli passi che ti permettono di andare avanti su quel percorso e prima o dopo riuscire a “tappare” le crepe che si sono create.
Spero di continuare su questa strada, passo dopo passo, perchè se no davvero impazzisco nel fare le cose tutte di un fiato e di continuo.
Ci provo, poi si racconterà ;-)
Ps. Link ad un sito interessante, trattante l'argomento.
L'immagine appartiene al rispettivo proprietario.
domenica 3 novembre 2013
Ricomincio da ...
L'isola di Melee . |
In questi ultimi mesi ho navigato per acque che sembravano quiete, ricche di vita e propositive. Invece erano si limpide, ma morte e piene di pescecani. Gente ha continuato a leggere e ri – leggere i miei post in maniera ossessiva, come a voler raschiare risposte dalle pietre. Mi sono auto - censurato un bel po su molti argomenti, fino a che non ce l'ho fatta più ed ho chiamato i miei amici per avere un po di conforto.
L'infermiera mai vista, il pescatore appassionato, il milazzese intelligente ma emigrato, tanto per citarne alcuni, ad ognuno di loro ho raccontato il safari dentro la mia testa ed ognuno mi ha rimandato un importante pezzo di me.
Lo scrivere in privato mi ha permesso successivamente di rassettare le idee, il camminare mi è servito a non pensarvi e dargli un filo logico. Un lavorio mentale lungo, pesante e difficile, che ha impegnato momenti, giorni, settimane, mesi.
I pensieri interrotti raccoltisi nella mente, a poco a poco hanno iniziato a dipanarsi, snocciolarsi e scollarsi gli uni dagli altri. Idee per post si sono fatte strada, forti di concetti limati ed immagini pronte a supportarle.
Un'idea tra le tante si era fatta strada nella mente, visto il gran casino che aleggiava intorno a me: chiudere il Blog, andarmene via in un altro lido o addirittura smettere di scrivere. Idea malsana che dopo un po ho ricacciato via e messo da parte.
L'isola di Melee è stato approdo sicuro per un bel periodo della mia vita. Tra i suoi scaffali sono riuscito a trovare il filo logico di tante mie situazioni difficili, mi ha permesso di scoprire e scoprirmi, per ora voglia di chiuderlo non ne ho.
Ma rivolgo un invito a chi costantemente veleggia verso questi lidi in cerca di risposte: stai attento, ciò che scrivo potrebbe farti male, non fino a se stesso, ma perchè nel leggerlo potresti inavvertitamente credere di cogliere parti di te stesso e quindi poterti far del male. Pertanto, avvisato il lettore di turno, mi sento sollevato da qualunque responsabilità per fatti, pensieri, eventi o quant'altro personali e soggettivi, qui frutto della mia produzione letteraria e che con le vite personali altrui hanno poco a che farci.
Non sono il Virgilio di turno che accompagna te o sventurato Dante per i gironi infernali per farti uscire dall'Inferno. Sono solo una persona che ha deciso di tirar fuori le proprie idee e di scriverle, senza voler insegnare o accusare nessuno, o peggio ancora dire cosa fare. A riprova, mi permetto di dire di fare una cosa: se l'animo è di trovarvi risposte personali, allora vattene, non è posto per Te.
L'infermiera mai vista, il pescatore appassionato, il milazzese intelligente ma emigrato, tanto per citarne alcuni, ad ognuno di loro ho raccontato il safari dentro la mia testa ed ognuno mi ha rimandato un importante pezzo di me.
Lo scrivere in privato mi ha permesso successivamente di rassettare le idee, il camminare mi è servito a non pensarvi e dargli un filo logico. Un lavorio mentale lungo, pesante e difficile, che ha impegnato momenti, giorni, settimane, mesi.
I pensieri interrotti raccoltisi nella mente, a poco a poco hanno iniziato a dipanarsi, snocciolarsi e scollarsi gli uni dagli altri. Idee per post si sono fatte strada, forti di concetti limati ed immagini pronte a supportarle.
Un'idea tra le tante si era fatta strada nella mente, visto il gran casino che aleggiava intorno a me: chiudere il Blog, andarmene via in un altro lido o addirittura smettere di scrivere. Idea malsana che dopo un po ho ricacciato via e messo da parte.
L'isola di Melee è stato approdo sicuro per un bel periodo della mia vita. Tra i suoi scaffali sono riuscito a trovare il filo logico di tante mie situazioni difficili, mi ha permesso di scoprire e scoprirmi, per ora voglia di chiuderlo non ne ho.
Ma rivolgo un invito a chi costantemente veleggia verso questi lidi in cerca di risposte: stai attento, ciò che scrivo potrebbe farti male, non fino a se stesso, ma perchè nel leggerlo potresti inavvertitamente credere di cogliere parti di te stesso e quindi poterti far del male. Pertanto, avvisato il lettore di turno, mi sento sollevato da qualunque responsabilità per fatti, pensieri, eventi o quant'altro personali e soggettivi, qui frutto della mia produzione letteraria e che con le vite personali altrui hanno poco a che farci.
Non sono il Virgilio di turno che accompagna te o sventurato Dante per i gironi infernali per farti uscire dall'Inferno. Sono solo una persona che ha deciso di tirar fuori le proprie idee e di scriverle, senza voler insegnare o accusare nessuno, o peggio ancora dire cosa fare. A riprova, mi permetto di dire di fare una cosa: se l'animo è di trovarvi risposte personali, allora vattene, non è posto per Te.
sabato 2 novembre 2013
Di coccio .
Era una mattina di settembre, riuscii a rintracciare nuovamente un compagno di classe del Liceo, Tano, e decidemmo di prendere un caffè.
Il luogo prescelto fu il Bar Nadir. Seduti ai tavolini sotto al gazebo iniziammo a riallacciare fila interrotte da anni. Parlammo di amicizie, conoscenze, progetti e toccammo l'argomento donne. Tano in quell'occasione mostro' una certa maturità.
Parlavamo della donna come di un vaso di creta, fintanto che la creta e' fresca riesci a modellarla a tuo piacimento, passato del tempo, eventi spiacevoli o difficili, la creta si cuoce e la donna matura diventa un vaso di coccio, duro, rigido, cotto, non più malleabile, duttile ed adattabile alle esigenze o necessità.
Per cui un vaso una volta che si e' cotto, non lo si può più modellare. Anzi rischi di romperlo e trovarti cocci nelle mani.
Capita ...
Il luogo prescelto fu il Bar Nadir. Seduti ai tavolini sotto al gazebo iniziammo a riallacciare fila interrotte da anni. Parlammo di amicizie, conoscenze, progetti e toccammo l'argomento donne. Tano in quell'occasione mostro' una certa maturità.
Parlavamo della donna come di un vaso di creta, fintanto che la creta e' fresca riesci a modellarla a tuo piacimento, passato del tempo, eventi spiacevoli o difficili, la creta si cuoce e la donna matura diventa un vaso di coccio, duro, rigido, cotto, non più malleabile, duttile ed adattabile alle esigenze o necessità.
Per cui un vaso una volta che si e' cotto, non lo si può più modellare. Anzi rischi di romperlo e trovarti cocci nelle mani.
Capita ...
giovedì 31 ottobre 2013
mercoledì 30 ottobre 2013
La falena e la candela .
Radiodervish .
Ti veste soltanto la luce
mi dici parole d'amore
conosciute mai
Lontano da qui
Ricordo dell'unica falena
che non tornerà.
Astratta fontana di luce
sognata un lunghissimo istante
Forse porterai
Lontano da qui
Ricordo dell'unica falena
che m'amava già.
Sapere che il TUtto è Uno
Sentire che l'Uno è il Tutto
Tra di noi c'è solo l'Io
Che mi tiene lontano da te. .
Il
materiale audio e video appartengono ai rispettivi proprietari.
giovedì 26 settembre 2013
Pensieri interrotti .
Quindi i pensieri interrotti, quelli soffocati, quelli abbandonati, non vengono non intesi da me che li formulo, ma girano inesorabilmente nella testa che è una ed un <> non esiste né sortisce l'effetto sperato.
“Ti amo comunque”, Rossana Brambilla, pag. 63
“Ti amo comunque”, Rossana Brambilla, pag. 63
Preparato per torrone siciliano . |
Cosa sono i pensieri interrotti? Sono idee, concetti che nascono dal profondo dell'inconscio, cercano strada verso la coscienza, per essere analizzati, considerati, presi in disparte e formulati, ma trovano la porta sbarrata, chiusa. Allora si spezzano, rompono la loro integrità anatomica e restano in testa. Iniziano a girare per la testa, in attesa che il loro turno per entrare in coscienza arrivi.
I pensieri potremmo paragonarli a delle mandorle tostate, i pensieri interrotti a delle mandorle rotte che finiscono nel calderone della testa e lì iniziano a girarvi, di più, sempre di più, spinti o meglio rigirati da stati d'animo o mentali rigidi che come un possente mestolo di legno li gira e rigira nella pentola fino a frantumarli ulteriormente. Pensieri che vengono legati tra loro da una matassa appiccicosa che è uno stato mentale alterato, che lega come una colla i vari pezzetti di pensieri che continuano a girare e girare all'interno del calderone, come “cotta” per il torrone.
Nel torrone della festa Siciliano giunti a cottura il preparato/cotta viene versato e lavorato; qui se non si sta attenti ci si trova la testa ingombrata, invischiata ed otturata.
Spero che non capiti.
I pensieri potremmo paragonarli a delle mandorle tostate, i pensieri interrotti a delle mandorle rotte che finiscono nel calderone della testa e lì iniziano a girarvi, di più, sempre di più, spinti o meglio rigirati da stati d'animo o mentali rigidi che come un possente mestolo di legno li gira e rigira nella pentola fino a frantumarli ulteriormente. Pensieri che vengono legati tra loro da una matassa appiccicosa che è uno stato mentale alterato, che lega come una colla i vari pezzetti di pensieri che continuano a girare e girare all'interno del calderone, come “cotta” per il torrone.
Nel torrone della festa Siciliano giunti a cottura il preparato/cotta viene versato e lavorato; qui se non si sta attenti ci si trova la testa ingombrata, invischiata ed otturata.
Spero che non capiti.
martedì 17 settembre 2013
Sugo con i galletti..
Perso per un Adolescente di 37 anni. |
Mattinata impegnata, pulisci stanza ed annesso balcone, stendi la lavatrice e fanne partire un'altra, sistema e manutenziona l'attrezzatura per funghi, metti sul fuoco un sugo con i galletti ed aspetta che termini la cottura .Raggiunta la consistenza, spengo il fuoco e tra me e me mi dico: Oggi gran pranzo.
Esco in bici in quella che considero l'ora d'oro, riuscendo a sbrigare biblioteca comunale, orologiaio, meccanico bici ed infine posta. Non mi sembra neanche vero.
Torno a casa, a tavola oggi si va alle 13. Prendo la discesa del condominio, giro ed appena nel campo visivo entra il garage dei miei, mi si gela il sangue. L'auto dell'Adolescente è parcheggiata davanti. Penso tra me e me, si evolve, ha lasciato lo spazio per far entrare le bici nel box, non esser pessimista Fà.
Poso il velocipede e calo la serranda. Salgo le scale, ma prima di impegnare il portone condominiale allungo l'orecchio per sentire le eventuali urla provenire dalla cucina prospiciente la corte; come dire il campanello d'allarme che ti avvisa se in casa qualcuno è particolarmente incazzato e quindi meglio andarsene. Silenzio, già mi pregusto la pasta con il sugo dei funghi.
Entro in cucina, saluto tutti e mi siedo al desco. Appena metto il formaggio sulla pasta e constato con gioia che sono tagliatelle, inforco il cucchiaio e mi arriva una ventata di urla piene di rabbia da parte dell'Adolescente al capotavola; l'argomento è una questione condominiale riguardante una casa che non è neanche di sua proprietà. Il pater familias ormai chiuso nel suo autunno annuisce con consuetudine e la mater cerca di tirare il discorso su altre argomentazioni, quali leccornie appena comprate.
Provo a innestarmi sul discorso materno ed ignorare il resto, ma mi arrivano nuove salve di urla con rabbia sempre per un comportamento da imporre alla compagna circa la questione condominiale.
Palle piene.
Mi alzo e vado nella stanza, chiudo la porta, accendo la radio e mi metto a scrivere.
2 palle le cose che si ripetono oltre la normale .
Esco in bici in quella che considero l'ora d'oro, riuscendo a sbrigare biblioteca comunale, orologiaio, meccanico bici ed infine posta. Non mi sembra neanche vero.
Torno a casa, a tavola oggi si va alle 13. Prendo la discesa del condominio, giro ed appena nel campo visivo entra il garage dei miei, mi si gela il sangue. L'auto dell'Adolescente è parcheggiata davanti. Penso tra me e me, si evolve, ha lasciato lo spazio per far entrare le bici nel box, non esser pessimista Fà.
Poso il velocipede e calo la serranda. Salgo le scale, ma prima di impegnare il portone condominiale allungo l'orecchio per sentire le eventuali urla provenire dalla cucina prospiciente la corte; come dire il campanello d'allarme che ti avvisa se in casa qualcuno è particolarmente incazzato e quindi meglio andarsene. Silenzio, già mi pregusto la pasta con il sugo dei funghi.
Entro in cucina, saluto tutti e mi siedo al desco. Appena metto il formaggio sulla pasta e constato con gioia che sono tagliatelle, inforco il cucchiaio e mi arriva una ventata di urla piene di rabbia da parte dell'Adolescente al capotavola; l'argomento è una questione condominiale riguardante una casa che non è neanche di sua proprietà. Il pater familias ormai chiuso nel suo autunno annuisce con consuetudine e la mater cerca di tirare il discorso su altre argomentazioni, quali leccornie appena comprate.
Provo a innestarmi sul discorso materno ed ignorare il resto, ma mi arrivano nuove salve di urla con rabbia sempre per un comportamento da imporre alla compagna circa la questione condominiale.
Palle piene.
Mi alzo e vado nella stanza, chiudo la porta, accendo la radio e mi metto a scrivere.
2 palle le cose che si ripetono oltre la normale .
venerdì 30 agosto 2013
Alù non c'è più..
La prima volta in vita mia che riesco a chiudere una storia importante in maniera civile e costruttiva. Le cose nascono e per farle nascere ci vuole energia, le cose finiscono e ce ne vuole altra per accompagnarle verso la loro fine ed avviarle per altre strade.
Grazie Alù, anche in questo sei stata una signora, come sempre :_-)
lunedì 12 agosto 2013
Prostrato .
Stamane, alzatomi dal letto, mi prende un senso generale di indebolimento. Iersera prima di andar a letto le idee che mi balzavano in testa sul cosa dovevo fare, sulle possibili cose da dover fare, obiettivi da raggiungere, idee da sviluppare, pensieri da scrivere, eruzione di idee da fermare sulla carta per poi fare in momenti come questo in cui scrivo, hanno lasciato il passo alla sensazione di fiacca.
E' come sentirmi privo di energia fisica. Fintantoché è lei non mi scombussolo più del dovuto, un buon sonno mi ridesta, ma quello che mi abbatte è lo svuotamento di energia psichica, un generale ronzio mentale, idee offuscate, ragionamenti lenti ed un mal di testa che Io ben conosco da Meloni in fronte mi accompagna.
PS. Come una penna che abbia terminato l'inchiostro ;-)
E' come sentirmi privo di energia fisica. Fintantoché è lei non mi scombussolo più del dovuto, un buon sonno mi ridesta, ma quello che mi abbatte è lo svuotamento di energia psichica, un generale ronzio mentale, idee offuscate, ragionamenti lenti ed un mal di testa che Io ben conosco da Meloni in fronte mi accompagna.
PS. Come una penna che abbia terminato l'inchiostro ;-)
giovedì 8 agosto 2013
Pezzi di isola..
Chiusi . |
Apre i battenti un nuovo scaffale dell'isola, il cui intento è raccogliervi pezzi di isola che o non si sono sviluppati. Un po per velocizzare l'indice degli argomenti, un po per trovare un minimo comun denominatore ad alcune cose che non sono andate in porto.
Buona fortuna e che da questi pezzi nasca del nuovo :-)
Nascondi, nascondi .
Ma poi vien fuori . |
Era il 31 di Agosto di 2 anni orsono e scrivevo:
Ultimamente ho una impressione poco definita, di tipo negativa e difficile da descrivere. Sarà la stanchezza dell'Agosto passato a lavorare, sarà che le cose viste in lontananza hanno altri connotati, il fatto è che sta uscendo fuori una situazione poco chiara e pruriginosa.
Pruriginosa perché è come un fastidio che si presenta e ri-presenta, si cela solo dopo grattamenti, la poca chiarezza sta nella scarsa esposizione dei fatti da parte di chi è il diretto interessato.
Praticamente è da più di 2 mesi che non faccio l'amore, una volta perché ci sono le altre in casa, un'altra volta perché c'è la tensione dell'arrivo degli altri, una volta dell'arrivo dei miei, un'altra ci si è scordati (in)volontariamente il lubrificante, un'altra perché sono troppo infoiato ( dopo 1 mese che non ne vedo ), un'altra perché non sono dolce, etc. . In pratica non la vedo da un pezzo.
A questa situazione si aggiunge una riduzione delle possibilità di parlare, oltre ad una non ben chiara situazione di salute che sembra assumere i connotati sempre più cupi del cercare una malattia di cui si è affetti, piuttosto che capire il generale malessere. Siamo partiti con delle tachicardie, su cui ci si fissa e ci si concentra in modo tale da poter arrivare a vaneggiare possibili morte per cardiopatie, per passare a sospetti micro-noduli tiroidei non visionabili all'ecografia. Scansione eseguita ben due volte, una in struttura pubblica che non andava bene perché non rassicurava e la seconda in struttura privata, dove però pagando ci si è rassicurati del nulla che si aveva. Morale della favola ci sono da un po di cose montate a rogne da pelare .
Nonostante tutto come un crasto mi devo sentire le paturnie ad SMS su un post pubblicato di cui chi ha letto non ha capito una beneamata “minchia”, snervanti e prolungate per una giornata intera ma d'altronde che vuoi: Qualcuno la giornata se la deve passare no? Il Post viene letto e riletto fino ad impararlo a memoria, non ci si capisce molto e ti si perseguita ad SMS, giusto, no? Non finisce qua..
C'è da pulire il frigo della casa a Palermo, pieno di vermi. Perché devo andare io con lei a pulirlo, se no casca il mondo, si deve chiamare l'ufficio di igiene pubblica, ci si deve andare a mettere a culo a ponte per 4 mongole di merda con cui condivide la casa, ma se ne subiscono le angherie e non è in grado a 29 anni di mandarle a fare in culo e farle rigare dritte.
E no cari miei, troppo facile ragionare per inculare il prossimo che ti incula, porgi l'altra guancia è la cosa ragionevole da fare. Andiamo bene andiamo.
Infatti alla fin fine è uscito fuori.
Ultimamente ho una impressione poco definita, di tipo negativa e difficile da descrivere. Sarà la stanchezza dell'Agosto passato a lavorare, sarà che le cose viste in lontananza hanno altri connotati, il fatto è che sta uscendo fuori una situazione poco chiara e pruriginosa.
Pruriginosa perché è come un fastidio che si presenta e ri-presenta, si cela solo dopo grattamenti, la poca chiarezza sta nella scarsa esposizione dei fatti da parte di chi è il diretto interessato.
Praticamente è da più di 2 mesi che non faccio l'amore, una volta perché ci sono le altre in casa, un'altra volta perché c'è la tensione dell'arrivo degli altri, una volta dell'arrivo dei miei, un'altra ci si è scordati (in)volontariamente il lubrificante, un'altra perché sono troppo infoiato ( dopo 1 mese che non ne vedo ), un'altra perché non sono dolce, etc. . In pratica non la vedo da un pezzo.
A questa situazione si aggiunge una riduzione delle possibilità di parlare, oltre ad una non ben chiara situazione di salute che sembra assumere i connotati sempre più cupi del cercare una malattia di cui si è affetti, piuttosto che capire il generale malessere. Siamo partiti con delle tachicardie, su cui ci si fissa e ci si concentra in modo tale da poter arrivare a vaneggiare possibili morte per cardiopatie, per passare a sospetti micro-noduli tiroidei non visionabili all'ecografia. Scansione eseguita ben due volte, una in struttura pubblica che non andava bene perché non rassicurava e la seconda in struttura privata, dove però pagando ci si è rassicurati del nulla che si aveva. Morale della favola ci sono da un po di cose montate a rogne da pelare .
Nonostante tutto come un crasto mi devo sentire le paturnie ad SMS su un post pubblicato di cui chi ha letto non ha capito una beneamata “minchia”, snervanti e prolungate per una giornata intera ma d'altronde che vuoi: Qualcuno la giornata se la deve passare no? Il Post viene letto e riletto fino ad impararlo a memoria, non ci si capisce molto e ti si perseguita ad SMS, giusto, no? Non finisce qua..
C'è da pulire il frigo della casa a Palermo, pieno di vermi. Perché devo andare io con lei a pulirlo, se no casca il mondo, si deve chiamare l'ufficio di igiene pubblica, ci si deve andare a mettere a culo a ponte per 4 mongole di merda con cui condivide la casa, ma se ne subiscono le angherie e non è in grado a 29 anni di mandarle a fare in culo e farle rigare dritte.
E no cari miei, troppo facile ragionare per inculare il prossimo che ti incula, porgi l'altra guancia è la cosa ragionevole da fare. Andiamo bene andiamo.
Infatti alla fin fine è uscito fuori.
martedì 6 agosto 2013
Logo “Badooso” .
L'accostamento dei colori primari non è male . |
Nata l'idea per “celebrare” la mia iscrizione al social network, eccovi il prodotto del mio adattamento. I colori sono bellini, mi piacciono gli accostamenti, sopratutto tra primari e secondari, cosa c'è dentro a Badoo non proprio, un “pochino” strano. Ci sarà modo di parlarne in un altro post.
Ciao – ciao.
Ciao – ciao.
Punto della situazione .
Intasato . |
Da un po di tempo sono intasato, le cose da fare si accumulano, i pensieri si affollano nella mente e rallentano, la voglia di fare se ne va a farsi benedire, assieme alla pazienza ed alla concentrazione. Per quanto riguarda il blog ho post di 3 anni arretrati da pubblicare, fermi lì come carte che aspettano di trovare un posto, un'intercapedine dove sopirsi ed addormentarsi.
Ho iniziato a metterci mano, ma il lavoro da fare resta. Per ora dedico 30 – 45 min quasi ogni giorno, di prima mattina o nella tarda mattinata, che poi alla fin fine è un ragionare/dedicare del tempo a me. Scrivi, correggi, salva, scegli la foto; alla fine il blog risulta un libro dinamico di vita .
Forse mi ha trattenuto le continue discussioni con la mia ragazza al riguardo sul blog, ha l'ossessione ( assieme ad altre persone ), di leggerlo e ri-leggerlo in lungo ed in largo, come se fosse il diario Segreto personale. Ritorno a dirlo: Quello che c'è scritto si può pure domandarlo, solo che a volte la risposta che si ha non corrisponde all'idea che ci si è fatti leggendo. Si chiama libertà di espressione, o forse la gente dovrebbe farsi meno intensamente i fatti degli altri.
L'argomento mi sta un po a cuore, dato che negli ultimi mesi ci sono tornato più volte a discuterne e a parlarne. Ma si sa, fintantoché non si esaurisce l'argomento, se ne parla, parla, parla. E di cose da scriverne ne ho sul blog..
Ho iniziato a metterci mano, ma il lavoro da fare resta. Per ora dedico 30 – 45 min quasi ogni giorno, di prima mattina o nella tarda mattinata, che poi alla fin fine è un ragionare/dedicare del tempo a me. Scrivi, correggi, salva, scegli la foto; alla fine il blog risulta un libro dinamico di vita .
Forse mi ha trattenuto le continue discussioni con la mia ragazza al riguardo sul blog, ha l'ossessione ( assieme ad altre persone ), di leggerlo e ri-leggerlo in lungo ed in largo, come se fosse il diario Segreto personale. Ritorno a dirlo: Quello che c'è scritto si può pure domandarlo, solo che a volte la risposta che si ha non corrisponde all'idea che ci si è fatti leggendo. Si chiama libertà di espressione, o forse la gente dovrebbe farsi meno intensamente i fatti degli altri.
L'argomento mi sta un po a cuore, dato che negli ultimi mesi ci sono tornato più volte a discuterne e a parlarne. Ma si sa, fintantoché non si esaurisce l'argomento, se ne parla, parla, parla. E di cose da scriverne ne ho sul blog..
AVE ATQUE VALE
venerdì 2 agosto 2013
Post n° 1'000 .
Era il 30 novembre
del 2009 e festeggiavo la scrittura del post n° 800. Oggi festeggio
il primo post a 4 cifre del blog, un bel traguardo ed un
bell'impegno.
I 200 post che
separano le due date sono stati stirati ed allungati, vuoi
perché la massa di post già pubblicati da gestire è diventata
notevole, vuoi la caduta dei server di slide dove ho perso
vari scatti, i video avevano i link rotti su Youtube, foto esterne scomparse, ed una serie di complicanze per cui ho cominciato ad
accusare un certo affaticamento nel postare, dovuto da una parte al
dover riparare i post, dall'altra nello scrivere per via di
vari argomenti che si accavallavano. Non riuscivo e difficilmente ora riesco a trovare le
parole e la forma con cui esprimermi.
Il blog l'ho abbandonato a se stesso, nel bene e nel male, dato che poi le idee mi si sono sedimentate in testa e quel poco di attenzione che ho, da esse viene occupata.
Mettiamoci pure l'esperienza lavorativa passata, con il pescecane, durante la quale mi sono trovato a dover mediare situazioni assurde lavorative che mettevano a dura prova le mie capacità di ragionamento. Vuoi certe abitudini di chi mi sta accanto di passare, ri-passare e ri-ri-passare a setaccio il blog invece di venire a parlare direttamente con me; quest'ultima pratica da una parte mi da particolar fastidio, dall'altra mi toglie la serenità di scrivere e pubblicare, dato che già mi immagino la reazione acida/moralista alla lettura di determinati argomenti.
Il blog l'ho abbandonato a se stesso, nel bene e nel male, dato che poi le idee mi si sono sedimentate in testa e quel poco di attenzione che ho, da esse viene occupata.
Mettiamoci pure l'esperienza lavorativa passata, con il pescecane, durante la quale mi sono trovato a dover mediare situazioni assurde lavorative che mettevano a dura prova le mie capacità di ragionamento. Vuoi certe abitudini di chi mi sta accanto di passare, ri-passare e ri-ri-passare a setaccio il blog invece di venire a parlare direttamente con me; quest'ultima pratica da una parte mi da particolar fastidio, dall'altra mi toglie la serenità di scrivere e pubblicare, dato che già mi immagino la reazione acida/moralista alla lettura di determinati argomenti.
Che dire?
Procediamo con la navigazione e non mi discosto dal Blog. Se lo
riterrò necessario traslitterò gli argomenti verso altri lidi o se
no ne parlerò con il diretto interessato. Di certo a questa
componente non rinuncio.
Rema ...
Sogno .
Scorcio di un pezzo di Montagnetta che non ci sarà più. |
Era il 03 Marzo del 2011 e scrivevo:
Stanotte ho sognato si esser nella montagnetta, riunione di famiglia. Ho avuto un attacco feroce di rabbia, dove il germanico aveva il suo solito modo di fare nel vincere e convincere Angela. Mi sono alzato dal tavolo ed ho denunciato il suo modo di fare. Ora non ricordo molto, la rimozione si è portata pezzi di memoria.
Stanotte ho sognato si esser nella montagnetta, riunione di famiglia. Ho avuto un attacco feroce di rabbia, dove il germanico aveva il suo solito modo di fare nel vincere e convincere Angela. Mi sono alzato dal tavolo ed ho denunciato il suo modo di fare. Ora non ricordo molto, la rimozione si è portata pezzi di memoria.
mercoledì 31 luglio 2013
Avviso di Salute .
Venerdì 12 luglio mi sveglio sul lato Jonico del Peloro con un formicolio all'indice della mano sinistra, assieme a del dolore al collo, dal medesimo lato. Passano le ore della mattinata e l'intorpidimento si estende al braccio, alle restanti dita ed alla metà del volto, oltre alla bocca ed alla lingua che mi sembrano anestetizzate come quando andai dall'odontoiatra per l'estrazione.
Convinto da Ale e dalla zia Barbara, vado al 118, dove dopo un accurata visita neurologica il medico mi chiede: ma sei ansioso? Non eccessivamente, gli rispondo.
Parte un neurolettico per lingua e dopo 20 minuti di osservazione noto che l'addormentamento si riduce di intensità. Ci salutiamo e mi invita a proseguire l'indagine.
Torno a Milazzo e fino a Lunedì mattina prendo una bustina di antinfiammatorio a pasto, la situazione non migliora, anzi, inizio ad avere problemi a parlare. All'inizio di settimana vado dal medico di famiglia per prendere l'orario di ricevimento; per puro caso lo incrocio. Gli spiego la situazione e senza proferir parola mi dice: Prenditi 2 compresse di bentalan e ci vediamo nel pomeriggio, evita spifferi e colpi di vento, riguardati.
Al pomeriggio superata una lunga trafila, mi rivedo con il Dottore. Gli spiego la situazione, tra un telefono che squilla, la segretaria che entra, la stampa delle ricette, il cellulare che suona, il citofono che chiama, la stampante di rete che sputa fogli e vengono firmati e timbrati. Mi spara iniezioni per una settimana, farmaci per il dolore e vitamine per il nervo. Una stretta di mano ed un arrivederci a fine settimana.
Con le ricette in mano mi dirigo verso la farmacia, più intorpidito che convinto. Faccio il punto della situazione e mi dico tra me e me, mentre una pedalata tira l'altra sul rocchetto della bici: Il corso di informatica che non è finito dal punto di vista amministrativo ma in pratica non abbiamo altro da fare. I certificati firmati non ci sono stati dati. La situazione lavorativa difficile, dal punto di vista Associativo con un occhio rido ( vedi l'associazione Il Promontorio ), dall'altro piango con l'AVIS Comunale di Milazzo ( vedi il bordello che c'è ma sarà oggetto di un post o meglio di una serie di post ). Quest'ultima situazione particolarmente mi ha affossato, per la falsa cortesia con cui sono stato trattato per anni, finchè ho fatto il lavoro andava bene ed il calcio nel culo ricevuto quando c'era da poter puntare su di me e si è preferito quel perfetto animale che ora siede sul “trono presidenziale”.
Sarà..
Convinto da Ale e dalla zia Barbara, vado al 118, dove dopo un accurata visita neurologica il medico mi chiede: ma sei ansioso? Non eccessivamente, gli rispondo.
Parte un neurolettico per lingua e dopo 20 minuti di osservazione noto che l'addormentamento si riduce di intensità. Ci salutiamo e mi invita a proseguire l'indagine.
Torno a Milazzo e fino a Lunedì mattina prendo una bustina di antinfiammatorio a pasto, la situazione non migliora, anzi, inizio ad avere problemi a parlare. All'inizio di settimana vado dal medico di famiglia per prendere l'orario di ricevimento; per puro caso lo incrocio. Gli spiego la situazione e senza proferir parola mi dice: Prenditi 2 compresse di bentalan e ci vediamo nel pomeriggio, evita spifferi e colpi di vento, riguardati.
Al pomeriggio superata una lunga trafila, mi rivedo con il Dottore. Gli spiego la situazione, tra un telefono che squilla, la segretaria che entra, la stampa delle ricette, il cellulare che suona, il citofono che chiama, la stampante di rete che sputa fogli e vengono firmati e timbrati. Mi spara iniezioni per una settimana, farmaci per il dolore e vitamine per il nervo. Una stretta di mano ed un arrivederci a fine settimana.
Con le ricette in mano mi dirigo verso la farmacia, più intorpidito che convinto. Faccio il punto della situazione e mi dico tra me e me, mentre una pedalata tira l'altra sul rocchetto della bici: Il corso di informatica che non è finito dal punto di vista amministrativo ma in pratica non abbiamo altro da fare. I certificati firmati non ci sono stati dati. La situazione lavorativa difficile, dal punto di vista Associativo con un occhio rido ( vedi l'associazione Il Promontorio ), dall'altro piango con l'AVIS Comunale di Milazzo ( vedi il bordello che c'è ma sarà oggetto di un post o meglio di una serie di post ). Quest'ultima situazione particolarmente mi ha affossato, per la falsa cortesia con cui sono stato trattato per anni, finchè ho fatto il lavoro andava bene ed il calcio nel culo ricevuto quando c'era da poter puntare su di me e si è preferito quel perfetto animale che ora siede sul “trono presidenziale”.
Sarà..
Le due fami si son fuse .
La fame di forchetta e la fame di lenzuolo si sono fuse, creando una sensazione finale di appetito scomposto e vorace .
Quando mi siedo a tavola apro la bocca ed ingurgito quello che c'è sul tavolo, non curandomi di come esso sia di gusto, di aspetto o la sensazione che mi da quando lo mangio, tanto meno mi interesso della conviviale accanto. Saranno stati i quasi 3 anni di lavoro dal pescecane che mi hanno portato a sedermi a tavola e sgraffignare alla prima occasione ciò che ho a tiro, metterlo in una bocca da riempire all'inverosimile e mangiarmelo come i ruminanti, oppure saranno le ripetute problematiche dal gel per condire ed agevolare od alle portate canoniche di cui potersi cibare.
Saranno stati i periodici no, forse la perdita di attrattiva verso l'altra parte del talamo, forse il troppo scatolame aperto e consumato, forse le troppe volte che sono andato al fast food o al ristorante, il fatto è che neanche ci penso su. Sono stanco di avere pensieri e/o discutere quando mi siedo sul talamo.
Voracità e stanchezza, hanno cucito una sensazione di fame dai connotati nuovi. Sarà che dopo l'ultima parestesia al volto parte del gusto della bocca se ne è andato a farsi benedire ed è come se ingerissi cartone in bocca. Ma il cartone non sazia, non ne sento il sapore, le virgole e gli angoli del piacere, il gusto pieno delle rotondità, l'aspro del fresco, il dolce del sensuale, il rotondo del formaggio, il fragrante del pane , ho come i sensi anestetizzati e la cosa mi butta giù, molto. Non riuscendo a percepire la sensazione di sazio ed appagato che mi aspetto dal consumare.
Già scriverne è un passo avanti, vedrò di approfondire queste sensazioni che mi mancano.
Quando mi siedo a tavola apro la bocca ed ingurgito quello che c'è sul tavolo, non curandomi di come esso sia di gusto, di aspetto o la sensazione che mi da quando lo mangio, tanto meno mi interesso della conviviale accanto. Saranno stati i quasi 3 anni di lavoro dal pescecane che mi hanno portato a sedermi a tavola e sgraffignare alla prima occasione ciò che ho a tiro, metterlo in una bocca da riempire all'inverosimile e mangiarmelo come i ruminanti, oppure saranno le ripetute problematiche dal gel per condire ed agevolare od alle portate canoniche di cui potersi cibare.
Saranno stati i periodici no, forse la perdita di attrattiva verso l'altra parte del talamo, forse il troppo scatolame aperto e consumato, forse le troppe volte che sono andato al fast food o al ristorante, il fatto è che neanche ci penso su. Sono stanco di avere pensieri e/o discutere quando mi siedo sul talamo.
Voracità e stanchezza, hanno cucito una sensazione di fame dai connotati nuovi. Sarà che dopo l'ultima parestesia al volto parte del gusto della bocca se ne è andato a farsi benedire ed è come se ingerissi cartone in bocca. Ma il cartone non sazia, non ne sento il sapore, le virgole e gli angoli del piacere, il gusto pieno delle rotondità, l'aspro del fresco, il dolce del sensuale, il rotondo del formaggio, il fragrante del pane , ho come i sensi anestetizzati e la cosa mi butta giù, molto. Non riuscendo a percepire la sensazione di sazio ed appagato che mi aspetto dal consumare.
Già scriverne è un passo avanti, vedrò di approfondire queste sensazioni che mi mancano.
martedì 30 luglio 2013
Setting .
Aggiungi didascalia |
Rileggendo i 2 post:
- Ed ora..
Mi
sono reso conto che l'esperienza maturata a Pagliara o gli do un
senso, al di fuori di 2 lunghissimi post, inconcludenti, oppure
resterà una discarica dentro la mia testa di fatti ed eventi che
credo alla fin fine possano tediare solo l'ascoltatore ed il lettore.
In
virtù dell'ottica costruttiva e l'impronta positiva che ho voluto
dare a questo blog, apro ad hoc uno scaffale dove riprendere
l'argomento e tirar fuori il meglio di quella esperienza, anche dal
punto di vista organizzativo, un domani magari per altri nuovi lavori
e quindi impostare un'ottica di elaborazione dell'ambiente prima
ostile e poi via – via favorevole al singolo, nel proprio ambiente
lavorativo.
Ave
atque vale.
Costipato .
Mente un po ingolfata . |
Mentre scrivo sono le 8.51 del 20 Settembre 2012, guardo i post che ho in arretrato per il blog e mi accorgo che c'è roba che aspetta di esser conclusa dall'anno scorso, addirittura dai primi di Gennaio. Roba che attende da 1 anno e 8 mesi di esser scritta o comunque di esser svuotata dalla mia testa.
Principalmente argomentazioni sulla famiglia e come elaborarla, lavoro dato che il 2011 è stato un anno nero, affetti, speranze, problemi che attendono di esser affrontati e poter esser tirati fuori, punti di vista che si susseguono in post iniziati e non finiti ma che ciclicamente si ripresentano.
Sono un po costipato, avrei bisogno di scrivere di più.
Principalmente argomentazioni sulla famiglia e come elaborarla, lavoro dato che il 2011 è stato un anno nero, affetti, speranze, problemi che attendono di esser affrontati e poter esser tirati fuori, punti di vista che si susseguono in post iniziati e non finiti ma che ciclicamente si ripresentano.
Sono un po costipato, avrei bisogno di scrivere di più.
lunedì 29 luglio 2013
Macchie indelebili nella mente.
Che la imbrattano . |
Capita di vedere una persona, di vivere un momento, di scorgere una foto, di sentir parlare, di vedere un filmato o un film, sentire una frase, un discorso, della musica e le immagini, i suoni fluiscono nel pensiero come miele. Si fanno strada scorrendo ed attaccandosi alle trame del pensiero.
Aderiscono alle fila della mente, vi fanno presa come macchia indelebile al sottile ed articolato intreccio della memoria, vi si poggiano, aderiscono, vi si saldano e non se ne vanno più, o meglio difficilmente se ne vanno. Ci vuole del tempo affinché sbiadiscano, perdano intensità e dolore.
Restano lì, si ripetono, si ripropongono, quando meno te lo aspetti, quando la coscienza abbassa il tono, si assottiglia e sei pronto a sprofondare nelle braccia di morfeo, in quei momenti, le macchie ostinate degli eventi umani riprendono vita, con una forza via via più flebile ma che c'è.
Ci vuole del tempo per farle sbiadire, ci vuole del nuovo per non dargli retta, servono altri luoghi affinché il meccanismo del ricordarle non venga attivato e le macchie riprendano vigore, c'è bisogno di parlarne con qualcuno e c'è bisogno di ascolto per poter provare a smacchiarle.
Aderiscono alle fila della mente, vi fanno presa come macchia indelebile al sottile ed articolato intreccio della memoria, vi si poggiano, aderiscono, vi si saldano e non se ne vanno più, o meglio difficilmente se ne vanno. Ci vuole del tempo affinché sbiadiscano, perdano intensità e dolore.
Restano lì, si ripetono, si ripropongono, quando meno te lo aspetti, quando la coscienza abbassa il tono, si assottiglia e sei pronto a sprofondare nelle braccia di morfeo, in quei momenti, le macchie ostinate degli eventi umani riprendono vita, con una forza via via più flebile ma che c'è.
Ci vuole del tempo per farle sbiadire, ci vuole del nuovo per non dargli retta, servono altri luoghi affinché il meccanismo del ricordarle non venga attivato e le macchie riprendano vigore, c'è bisogno di parlarne con qualcuno e c'è bisogno di ascolto per poter provare a smacchiarle.
Lacrime .
Per svuotare... |
Quando si è troppo felici o si è troppo tristi, scatta il meccanismo di protezione delle lacrime. Per il troppo ridere si piange, sensazione piacevole che ogni tanto capita di provare, e per il troppo dispiacere si piange. Il punto qual'è? Attivare un meccanismo di compensazione per cui si fronteggiano gli eccessi imposti dalle situazioni esterne, cercando di svuotare il troppo pieno che si è venuto a creare dentro di noi.
Finchè si riesce a svuotare e a donare quella meravigliosa sensazione di svuotamento dopo una risata a piangere o un pianto liberatorio, siamo in regola, va bene. Ma quando piangiamo, piangiamo e continuiamo a piangere, la sensazione di svuotamento non sopraggiunge (magari per tristezza), lì c'è qualcosa che non quadra.
L'ho provata questa sensazione, ritrovandomi a piangere per giornate intere senza concluderci nulla.
Che culo.. .
Finchè si riesce a svuotare e a donare quella meravigliosa sensazione di svuotamento dopo una risata a piangere o un pianto liberatorio, siamo in regola, va bene. Ma quando piangiamo, piangiamo e continuiamo a piangere, la sensazione di svuotamento non sopraggiunge (magari per tristezza), lì c'è qualcosa che non quadra.
L'ho provata questa sensazione, ritrovandomi a piangere per giornate intere senza concluderci nulla.
Che culo.. .
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